Putin come Stalin e il continuo richiamo alla “Santa Russia“. A un anno e più dall’inizio dell’invasione su vasta scala delle truppe russe in Ucraina, la guerra ha profondamente cambiato non solo quanti vi prendono parte, ma l’intera società.
In questi mesi, il sistema (ri)educativo e propagandistico messo in campo dal Cremlino ha puntato soprattutto ai più giovani, addirittura ai più piccoli, modificando rapidamente i percorsi e i programmi scolastici.
Nelle scuole russe – come mostrano tanti filmati – i bambini salgono sul palco non per recitare quello che si pensa consono alla loro età, bensì per leggere poesie di nuovo conio e per interpretare canzoni a sostegno della guerra.
Come un bambino, in tuta militare, alle prese con l’elogio della guerra voluta da Putin. Nei testi di queste “opere”, Putin è alla pari di Stalin e la “Santa Russia” è contrapposta all’Occidente, un mondo disegnato come una sorta di Sodoma e Gomorra, una realtà nemica attraversata da “parate gay” e popolata da “globalisti, liberali e nazisti”.