Siria: sotto le macerie della guerra infinita sepolti anche i diritti umani
Top

Siria: sotto le macerie della guerra infinita sepolti anche i diritti umani

Siria, sotto le macerie di guerra e terremoto restano sepolti anche i diritti umani, civili, sociali. A darne conto è Amnesty International nel Rapporto 2022-2023 sullo stato dei diritti umani nel mondo.

Siria: sotto le macerie della guerra infinita sepolti anche i diritti umani
Preroll

globalist Modifica articolo

13 Aprile 2023 - 12.32


ATF

Siria, sotto le macerie di guerra e terremoto restano sepolti anche i diritti umani, civili, sociali. A darne conto è Amnesty International nel Rapporto 2022-2023 sullo stato dei diritti umani nel mondo.

Contesto generale

Nonostante una fase di relativa diminuzione delle ostilità, è proseguito il conflitto armato in Siria, mentre la situazione socioeconomica è peggiorata. Le parti coinvolte nel conflitto hanno continuato a commettere nell’impunità palesi violazioni dei diritti umani, gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e crimini di diritto internazionale, compresi crimini di guerra. Le truppe governative, i gruppi armati d’opposizione e i loro alleati hanno compiuto attacchi illegali contro la popolazione civile e infrastrutture civili, come stazioni di pompaggio dell’acqua e campi per sfollati, attraverso bombardamenti aerei e lanci d’artiglieria nel nord della Siria. Le autorità di governo, l’Esercito nazionale siriano (Syrian National Army – Sna) e l’Amministrazione autonoma della Siria del nord-est (Amministrazione autonoma) hanno sottoposto i civili a detenzioni arbitrarie, rapimenti e sparizioni forzate. Il presidente al-Assad ha promulgato la prima legge siriana contro la tortura, che tuttavia non affrontava il tema dell’impunità né prevedeva forme di indennizzo per le vittime e le loro famiglie, e ha ratificato una nuova legge sui reati informatici che criminalizzava la pubblicazione online di contenuti critici verso le autorità o la costituzione. Il gruppo armato d’opposizione Hay’at Tahrir al-Sham e l’Amministrazione autonoma hanno continuato a limitare la libertà d’espressione e riunione. Il governo ha continuato a impedire ai residenti e alle persone sfollate internamente nel nord-ovest della Siria di godere dei loro diritti economici e sociali, ostacolando tra l’altro gli aiuti diretti alle persone sfollate nel campo al-Rukban, vicino al confine con la Giordania.

A febbraio, a Sweida, una città a maggioranza drusa del sud-ovest della Siria, centinaia di persone hanno protestato contro il progressivo deterioramento delle condizioni di vita. Per tutto l’anno, gli insegnanti del nord-ovest della Siria, un’area controllata da Hay’at Tahrir al-Sham, hanno protestato per chiedere l’adeguamento degli stipendi e una retribuzione per coloro che da tempo insegnavano come volontari.

A febbraio, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons – Opcw) ha affermato che “esistevano fondati motivi” per ritenere che il governo siriano avesse condotto nel 2016 un attacco al cloro su Kafer Zita, una città del governatorato di Hama. Il 30 marzo, la Russia ha posto il veto a una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sponsorizzata dagli Usa, che avrebbe consentito agli ispettori dell’Opcw di accertare le responsabilità degli attacchi con armi chimiche compiuti in Siria.

Ad aprile, il World Food Programme ha calcolato che il 55 per cento della popolazione siriana versava in condizioni di insicurezza alimentare. Le condizioni economiche e sociali erano deteriorate in tutto il paese e le persone individuate come bisognose di assistenza umanitaria per cibo, acqua e servizi igienici, salute, istruzione e alloggio erano ormai arrivate a 14,1 milioni.

Il 10 maggio, l’Ue e altri donatori internazionali hanno impegnato soltanto 6,7 dei 10,5 miliardi di dollari Usa necessari per sostenere tutti i 14,1 milioni di persone bisognose di aiuti.

Il 27 luglio, l’Amministrazione autonoma ha affermato di avere trovato una fossa comune contenente almeno 29 cadaveri di persone presumibilmente uccise dallo Stato islamico, quando il gruppo armato controllava l’area.

Il 10 settembre, il ministero della Salute ha dichiarato l’insorgenza di un focolaio di colera in sei governatorati, tra cui Aleppo e Deir ez-Zor.

A ottobre, un’inchiesta dell’Associated Press ha fatto emergere una serie di accuse di malversazione e corruzione contro la rappresentante dell’Oms in Siria. Sulla base di prove ottenute, la rappresentante “aveva avuto comportamenti illeciti, fatto pressione sul personale dell’Oms per firmare contratti con politici di alto rango del governo siriano e sperperato sistematicamente i fondi dell’Oms e dei donatori”. L’Oms ha affermato di avere avviato un’inchiesta interna.

Israele ha proseguito i suoi raid aerei diretti contro le truppe governative siriane, obiettivi iraniani e di Hezbollah in Siria. La sua occupazione delle alture del Golan a giugno è arrivata al 55° anno.

Attacchi illegali

Le parti belligeranti e i loro alleati hanno continuato a effettuare attacchi aerei e di terra illeciti contro i civili e infrastrutture civili nella Siria settentrionale, uccidendo e ferendo decine di civili.

Governo siriano e la Russia sua alleata

Il governo siriano, sostenuto dalle forze armate russe, ha lanciato attacchi indiscriminati e attacchi deliberati contro infrastrutture idrauliche, campi per sfollati, allevamenti avicoli e aree residenziali nel nord-ovest della Siria. Il 6 novembre, ha lanciato una serie di attacchi d’artiglieria su una foresta vicino ai campi per sfollati allestiti nell’area di Kafr Jallis, nel nord-ovest, provocando quattro vittime tra gli sfollati, tra cui tre bambini e una donna, e ferendo più di 70 civili.

Secondo la Commissione internazionale indipendente sulla Repubblica araba di Siria (Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite), il governo siriano e la Russia hanno lanciato molteplici raid aerei e attacchi di terra su civili e obiettivi civili nel nord-est del paese. Il 2 gennaio, un raid aereo contro la stazione di pompaggio dell’acqua di Arashani, che rifornisce la città di Idlib, ha ferito un civile e lasciato temporaneamente senz’acqua almeno 300.000 persone. Il 3 gennaio e il 12 maggio, raid aerei lanciati contro due allevamenti avicoli nel governatorato di Idlib hanno ferito una donna e suo figlio di otto anni, nel primo attacco, e un uomo, nel secondo. Il rapporto della Commissione aggiungeva anche che esistevano “ragionevoli motivi” per ritenere che le forze filogovernative avessero “intenzionalmente preso di mira obiettivi indispensabili alla sopravvivenza della popolazione”.

Gruppi armati d’opposizione siriani e la Turchia loro alleata

I gruppi armati d’opposizione siriani e la Turchia loro alleata hanno effettuato attacchi indiscriminati, compresi raid aerei con droni e attacchi di terra, colpendo aree residenziali, una scuola e un campo per sfollati nella Siria settentrionale.

Il 24 febbraio, un drone delle forze armate turche lanciato contro un obiettivo militare si è schiantato vicino a un autobus civile, sulla strada che collega Amuda a Qamishli, due città nel nordest della Siria. Nell’attacco sono rimasti feriti almeno quattro civili, di cui tre donne e un uomo.

La Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite ha rilevato il probabile utilizzo di mitragliatrici pesanti all’interno delle aree occupate dalle truppe turche e controllate dall’Sna, in un attacco contro una scuola in un villaggio dell’area di Afrin, una città nella Siria settentrionale, in cui sono rimasti feriti 11 bambini di età compresa tra i sei e i 12 anni.

 Detenzione arbitraria e sparizioni forzate

Governo siriano

Il governo siriano ha continuato a sottoporre decine di migliaia di persone, inclusi giornalisti, difensori dei diritti umani, avvocati e attivisti politici, a sparizione forzata, molti anche da più di 10 anni.

A febbraio e aprile, le autorità hanno parzialmente fatto luce sulla sorte di 1.056 persone sottoposte a sparizione forzata dall’inizio del conflitto, aggiornando la documentazione del registro civile ed emettendo dei certificati di morte. Questi stabilivano la data del decesso, ma non fornivano particolari sulle circostanze in cui queste persone erano morte. Le autorità non hanno restituito i corpi dei deceduti alle loro famiglie.

Il 30 aprile, il presidente al-Assad ha emanato il decreto legislativo n. 7 che ha concesso un’amnistia generale per i reati di “terrorismo”, ad accezione di quelli che avevano provocato dei morti. Le autorità non hanno precisato il numero dei detenuti che hanno beneficiato del provvedimento, ma organizzazioni locali hanno calcolato almeno 150 rilasci.

Amministrazione autonoma

L’Amministrazione autonoma ha continuato a trattenere illegalmente circa 17.000 donne e 37.000 minori siriani, iracheni e di altre nazionalità, nei campi di al-Hol e al-Roj, in condizioni squallide e senza accesso alle procedure dovute. Il 7 febbraio, l’asayish, il corpo di polizia dell’Amministrazione autonoma, ha aperto il fuoco nel campo di al-Hol, uccidendo almeno un bambino e ferendo tre donne e tre bambini1.

Il 20 gennaio, centinaia di minori trattenuti nella prigione di Ghwairan, un centro di detenzione per adulti di Hassake, sono rimasti intrappolati per 10 giorni all’interno della struttura, con accesso limitato a cibo e assistenza medica, durante uno scontro a fuoco tra le truppe militari dell’Amministrazione autonoma, le Forze democratiche siriane (Syrian Democratic Forces – Sdf) e lo Stato islamico. I minori continuavano a essere trattenuti nelle strutture di detenzione in pessime condizioni, in violazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia.

Esercito nazionale siriano sostenuto dalla Turchia

A luglio, Hevdesti-Synergy, un’associazione a favore delle vittime della Siria settentrionale, ha riportato l’arresto di 79 persone da parte dell’Sna e dei gruppi armati affiliati nelle aree occupate dalla Turchia di Afrin, Ras al-Ayn e Tall Abyad, per la loro presunta affiliazione con l’Amministrazione autonoma, per aver tentato di varcare irregolarmente il confine con la Turchia, per estorsione o per la loro origine curda. Tredici sono state rilasciate, mentre la sorte e localizzazione delle altre sono rimaste sconosciute.

Ad agosto, Siriani per la verità e la giustizia, un’organizzazione siriana, ha denunciato l’arresto di 311 persone ad Afrin, una città a maggioranza curda della Siria settentrionale, durante i primi sei mesi dell’anno, per motivi riconducibili alla loro appartenenza etnica o a scopo di riscatto. Di queste, 282 sono state rilasciate.

Secondo la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite, l’Sna ha trattenuto in incommunicadodetenuti per periodi dai tre mesi ai tre anni, proibito ogni contatto con un avvocato e minacciato o arrestato i familiari che avevano cercato di fare luce sulla sorte o localizzazione dei loro congiunti, o permesso loro di avere un contatto solo in cambio di tangenti.

 Tortura e altro maltrattamento

Il 30 marzo, il presidente al-Assad ha promulgato la prima legge siriana contro la tortura, (legge n. 16/2022), che tuttavia non affrontava l’impunità garantita ai militari e agli agenti della sicurezza, né prevedeva indennizzi per le vittime di tortura del passato o misure di protezione per testimoni o sopravvissuti a episodi di tortura, né precisava se i sopravvissuti a tortura o, se deceduti, le loro famiglie, avrebbero ricevuto una compensazione2.

Secondo la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite, le autorità del governo siriano hanno continuato a torturare e altrimenti maltrattare i detenuti attraverso varie tecniche come “scosse elettriche, bruciature di parti del corpo e l’essere infilati dentro a uno pneumatico d’auto (dulab) e sospesi da terra per uno o entrambi gli arti per periodi prolungati (shabeh), pratica cui spesso si accompagnavano dure percosse inflitte con vari strumenti, come bastoni e cavi”.

Libertà d’espressione, riunione e associazione

Governo siriano

Ad aprile, in seguito alle crescenti critiche verso le politiche socioeconomiche del governo, è stata approvata una nuova legislazione sui reati informatici che ha stabilito aspre condanne e sanzioni amministrative contro chiunque criticasse online le autorità o la costituzione. Gli artt. 24 e 25 criminalizzavano la “calunnia elettronica”, intesa come condivisione tra due persone, anche attraverso comunicazioni private, di informazioni calunniose o umilianti nei confronti di altri individui, che comportava ammende ancora più pesanti o anche il carcere se il trasgressore era un dipendente pubblico. Gli artt. 27, 28 e 29 prevedevano pene dai tre ai 15 anni di carcere per la pubblicazione online di un contenuto che “mira o invita a cambiare illegalmente la costituzione”, “nuoce al prestigio dello stato” e “indebolisce la posizione finanziaria dello stato”.

A giugno, il ministro dell’Interno ha comunicato l’arresto di 11 individui ai sensi della legge sui reati informatici per diffusione di “informazioni false” su Facebook.

Hay’at Tahrir al-Sham

Hay’at Tahrir al-Sham ha continuato a reprimere la libertà d’espressione, sottoponendo giornalisti, attivisti o chiunque criticasse la sua autorità a detenzione arbitraria, senza accesso a un avvocato o ai familiari.

Organizzazioni locali hanno riferito ad Amnesty International che il gruppo ha limitato alcune delle attività delle organizzazioni umanitarie o costretto loro a venire a patti con il gruppo armato, il che ha spinto i donatori a revocare temporaneamente o bloccare le loro sovvenzioni.

Amministrazione autonoma

A gennaio, le Sdf hanno aperto il fuoco su persone che protestavano contro il deterioramento delle condizioni economiche e la mancanza di accesso ai servizi essenziali nel governatorato di Raqqa. Almeno 50 persone sono rimaste ferite.

Il 5 febbraio, l’Amministrazione autonoma ha sospeso la licenza di Rudaw Media Network, un portale d’informazione con base nella Regione del Kurdistan iracheno, nel nord-est della Siria, accusandolo di diffondere informazioni fuorvianti e di incitare all’odio. 

Native

Articoli correlati