La guerra in Ucraina passa anche attraverso la guerra di propaganda. E il Cremlino manda avanti i suoi scherani.
«Medvedev dovrebbe bere meno vodka prima di andare su Telegram». Così il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, commenta l’invito espresso pubblicamente dal vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, Dmitry Medvedev, ad assassinare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
«Questo è tutto ciò che posso dire al riguardo», afferma, in un’intervista alla Bild. «Non credo valga la pena commentare», prosegue, osservando che Medvedev ricopre «un determinato ruolo nella modalità scelta per le comunicazioni strategiche della Russia».
«Se i russi potessero uccidere il presidente Zelensky» – fa poi notare il capo della diplomazia di Kiev – «ci proverebbero sicuramente». E osserva: «Prendiamo decisioni rapide ed intelligenti e siamo migliori di quanto molti si aspettassero».
Quanto ai rischi personali, Kuleba spiega di non considerarsi un obiettivo primario. Anche se «in alcuni luoghi, preferisco bere solo acqua in bottiglia che prima era sigillata».
Ad una domanda sul perché Putin non abbia mai attaccato un convoglio ferroviario dove si fossero imbarcati Zelensky o lo stesso Kuleba, il capo della diplomazia di Kiev, intervistato in treno dai giornalisti della Bild risponde: «Mi sono posto questa domanda un paio di volte, ma poi uno degli agenti della sicurezza con cui ho parlato mi ha detto: `Non devi preoccuparti, questo è il nostro lavoro´. Quindi ho detto `grazie´. In generale, l’intero sistema ferroviario in Ucraina ha funzionato durante la guerra. La nostra sicurezza deve essere buona e non è così facile attaccare un treno in movimento».