Iran, il boia non molla
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Iran, il boia non molla

L’Iran rischia quest’anno di peggiorare il drammatico record di almeno 576 esecuzioni capitali nel 2022

Iran, il boia non molla
Esecuzioni in Iran
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22 Maggio 2023 - 19.05


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Iran, il boia non molla. Scrive Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia:

“L’Iran rischia quest’anno di peggiorare il drammatico record di almeno 576 esecuzioni capitali nel 2022. Mentre state leggendo questo post, le impiccagioni nel 2023 sono state oltre 260. Molti dei prigionieri messi a morte appartenevano alla minoranza emarginata dei baluci. Nel progressivo disinteresse delle cancellerie occidentali e dei mezzi d’informazione, oltre che per reati di droga e per omicidio la magistratura iraniana sta accelerando anche le esecuzioni degli oppositori politici: gli ultimi tre prigionieri impiccati erano  “colpevoli” solo di aver preso parte alle proteste contro il governo. All’inizio dell’anno erano state impiccate altre due persone che avevano preso parte alle manifestazioni iniziate lo scorso settembre dopo la morte di Mahsa Jina Amini. Il 6 maggio è stato impiccato il cittadino svedese-iraniano Habib Chaab. Era stato rapito da agenti dell’intelligence di Teheran nel 2020 durante una sua visita in Turchia. Era stato accusato di terrorismo e condannato a morte dopo essere stato torturato e costretto a confessare i suoi presunti crimini. Questa esecuzione ha accresciuto le preoccupazioni per le sorti di un altro cittadino iraniano con passaporto svedese, Ahmadreza Djalali, condannato a morte ormai sette anni fa e giunto più volte a un passo dall’esecuzione. L’8 maggio 2023 sono stati impiccati Youssef Mehrad e Sadrollah Fazelizareper i “reati” di apostasia, promozione dell’ateismo, offesa al profeta dell’Islam e offesa alle figure sacre dell’Islam, solo per aver espressione le loro opinioni sui social media. Nei giorni scorsi sono state confermate le condanne a morte di altri prigionieri politici che sono dunque a rischio imminente di esecuzione: Ali Mojadam, Moein Khanfari, Mohammad Reza Moghadam, Salem Mousavi, Adnan Ghobeishavi, Habib Deris (appartenenti a un’altra minoranza oppressa, quella araba), Adnan Mousavi, Mojahed Koor Koor e Salem Alboshokeh. 

Il 24 maggio, a Roma, il collettivo romano “Donna Vita Libertà” ha indetto una manifestazione di protesta davanti all’ambasciata della Repubblica Islamica. L’appuntamento è alle 17 in via Nomentana 361”.

Il regime regola ancora i conti

 Così Avvenire: “Il regime regola i conti. Nel silenzio internazionale e a mesi dalle proteste che hanno fatto traballare il regno degli ayatollagh a Teheran. Tre uomini condannati a morte in Iran per il loro coinvolgimento nella morte di funzionari delle forze dell’ordine durante le proteste scatenate dalla morte di Mahsa Amini lo scorso anno nel Paese sono stati messi a morte oggi, lo annuncia la magistratura.
Majid Kazemi, Saleh Mirhashemi e Saeed Yaghoubi erano stati condannati per “moharebeh” (“guerra contro Dio”) e possesso di armi durante una manifestazione nella città centrale di Isfahan, ha riferito l’agenzia di stampa Mizan Online. Arrestati lo scorso novembre, i tre uomini sono stati condannati a morte per impiccagione a gennaio. Sono stati inoltre riconosciuti colpevoli di essere membri di “gruppi illegali con l’intenzione di minare la sicurezza del Paese e di collusione per crimini contro la sicurezza interna”, ha aggiunto Mizan.
«Secondo le prove e le dichiarazioni degli imputati, il fuoco di queste tre persone ha portato al martirio di tre membri delle forze di sicurezza», ha aggiunto Mizan Online.
L’Iran è stato scosso da un movimento di protesta dopo la morte, il 16 settembre 2022, di Mahsa Amini, una donna curda iraniana di 22 anni, tre giorni dopo essere stata arrestata dalla polizia morale per aver violato il rigido codice di abbigliamento che impone alle donne di indossare il velo”

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La decisione è stata condannata dal portavoce per gli Affari esteri e la politica di sicurezza dell’Ue Peter Stano: “L’Unione europea condanna queste esecuzioni con la massima fermezza”, si legge in una nota, “e invita ancora una volta le autorità iraniane a porre immediatamente fine alla pratica fortemente condannabile di imporre ed eseguire condanne a morte nei confronti dei manifestanti. L’Ue esorta le autorità iraniane ad astenersi dall’applicare la pena di morte e dall’eseguire future esecuzioni e a perseguire una politica coerente volta all’abolizione totale della pena di morte. È inoltre imperativo che le autorità iraniane difendano il diritto al giusto processo delle persone accusate e garantiscano che coloro che sono sottoposti a qualsiasi forma di detenzione o reclusione non siano soggetti ad alcuna forma di maltrattamento”. E ancora: “L’Ue esorta le autorità iraniane a rispettare i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale, compreso il patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, di cui l’Iran è parte. I diritti fondamentali, compresi i diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica, devono essere rispettati in ogni circostanza. L’Ue ribadisce la sua ferma opposizione di principio all’uso della pena capitale in ogni momento e in ogni circostanza. La pena di morte è una pena crudele e disumana, che non funge da deterrente al crimine e rappresenta un’inaccettabile negazione della dignità e dell’integrità umana. Inoltre, è una punizione definitiva che rende irreversibili eventuali errori giudiziari”.

L’inferno iraniano

Amnesty International ha denunciato che le forze di sicurezza e dell’intelligence iraniane hanno commesso tremendi atti di tortura – tra cui pestaggi, frustate, scariche elettriche, stupri e altre forme di violenza sessuale – nei confronti di minorenni persino di 12 anni coinvolti nelle proteste in corso dalla morte in custodia, sei mesi fa, di Mahsa (Zina) Amini.

Le ricerche dell’organizzazione per i diritti umani puntano il dito sulle Guardie rivoluzionarie, i paramilitari basiji, i reparti di pubblica sicurezza della polizia e altri servizi dell’intelligence. L’obiettivo è quello di punire, umiliare ed estorcere “confessioni” forzate alle ragazze e ai ragazzi arrestati.

“Gli agenti dello stato iraniano sottraggono i minorenni alle loro famiglie e li sottopongono a inenarrabili crudeltà. È terribile usare questi poteri in un modo così criminale contro persone impaurite e vulnerabili, infliggendo loro gravi punizioni, procurando angoscia a loro e alle famiglie e lasciandoli coi segni di gravi violenze fisiche e mentali”, ha dichiarato Diana Eltahawy, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

“Le autorità iraniane devono immediatamente scarcerare tutti i minorenni arrestati solo per aver preso parte alle proteste pacifiche. In assenza di qualsiasi prospettiva di un’indagine interna, efficace e imparziale, su queste torture, chiediamo a tutti gli stati di esercitare la giurisdizione universale nei confronti di funzionari iraniani, compresi quelli in posizione di comando o di responsabilità, ragionevolmente sospettati di aver commesso crimini di diritto internazionale nei confronti dei giovani manifestanti”, ha aggiunto Eltahawy.

Da quando ha avviato le sue indagini sulla brutale repressione delle proteste, Amnesty International ha documentato dettagliatamente sette casi di minorenni vittime di violazioni dei diritti umani. L’organizzazione ha ottenuto testimonianze dalle vittime e dai loro familiari, così come resoconti di diffuse torture contro i minorenni da 19 testimoni oculari (17 persone detenute insieme a minorenni e due avvocati).

Le vittime e le testimonianze oculari provengono dalle province di tutto l’Iran, tra cui Azerbaigian orientale, Golestan. Kermanshah, Khorasan-e Razavi, Khuzestan, Lorestan, Mazandaran, Sistan e Balucistan, Teheran e Zanjan.

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Per proteggere le vittime e i loro familiari dalle rappresaglie, è stato omesso ogni riferimento a nomi, età e province in cui è avvenuto l’arresto.

Arresti di massa di minorenni 

Le autorità iraniane hanno ammesso di aver effettuato oltre 22.000 arresti in relazione alle proteste. Sebbene non abbiano fornito informazioni su quanti fossero i minorenni, gli organi d’informazione statali hanno riferito che questi ultimi erano una porzione significativa delle persone arrestate. Sulla base delle testimonianze di decine di detenuti di ogni parte dell’Iran che hanno assistito a decine di arresti nei loro confronti e considerato il fatto che questi erano in prima fila nelle proteste, Amnesty International ritiene che i minorenni arrestati possano essere stati migliaia.

Dopo l’arresto i minorenni, come gli adulti, sono stati portati – spesso bendati – nei centri di detenzione gestiti dalle Guardie rivoluzionarie, dal ministero dell’Intelligence, dai reparti di pubblica sicurezza della polizia, dalla polizia investigativa o dai paramilitari basiji. Dopo giorni o settimane di detenzione senza contatti col mondo esterno o di sparizione forzata, sono stati trasferiti in centri di detenzione ufficiali.

Altri arresti sono stati operati da agenti in borghese, in strada o nel corso delle proteste. Gli arrestati sono stati portati in centri di detenzione non ufficiali, come ad esempio magazzini, e torturati prima di essere abbandonati in località remote. Questi sequestri di persona sono avvenuti in assenza di qualsiasi procedura ufficiale all’unico scopo di punire, intimidire e scoraggiare i minorenni dal prendere parte alle proteste.

Molti minorenni sono stati detenuti insieme agli adulti, in violazione degli standard internazionali, e sottoposti allo stesso tipo di torture e maltrattamenti. Un ex detenuto adulto ha raccontato che un gruppo di basiji ha costretto alcuni ragazzi a stare a gambe aperte, in fila, di fianco ai prigionieri adulti colpendoli poi con le pistole elettriche nella zona dei genitali.

Numerosi minorenni arrestati negli ultimi sei mesi sarebbero stati scarcerati, spesso su cauzione, in attesa dello sviluppo delle indagini o rinviati a giudizio. Molti sono tornati in libertà dopo aver firmato “lettere di pentimento” e aver promesso di astenersi in futuro da attività politiche e di partecipare a raduni a favore del governo. Prima della scarcerazione, sono stati minacciati che, se si fossero lamentati del trattamento subito, sarebbero stati accusati di reati che prevedono la pena di morte o i loro familiari sarebbero stati arrestati.

In almeno due casi, nonostante la minaccia di rappresaglie, le famiglie delle vittime hanno presentato denunce alle autorità giudiziarie ma non è stata avviata alcuna indagine.

 Stupri e altre forme di violenza sessuale

Le ricerche di Amnesty International hanno inoltre rivelato che agenti dello stato iraniano hanno stuprato e sottoposto ad altre forme di violenza sessuale – tra cui scariche elettriche sugli organi genitali, palpeggiamenti e minacce di stupro – minorenni per fiaccare la loro resistenza, umiliarli, punirli e/o estorcere confessioni. Questa prassi è assai diffusa anche nei confronti dei detenuti adulti.

Le ragazze in carcere sono state oggetto di offese di natura sessuale e accusate di volersi mostrare in pubblico con il corpo nudo solo per aver manifestato in favore dei diritti delle donne e delle ragazze e aver sfidato l’obbligo di indossare il velo.

Una madre ha raccontato che suo figlio è stato stuprato con un tubo flessibile durante la sua sparizione forzata:

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“Mio figlio mi ha detto: ‘Mi hanno tenuto appeso fino al punto in cui sentivo che le braccia si stavano per spezzare. Mi hanno obbligato a dire quello che volevano dopo che mi avevano stuprato con un tubo flessibile. Mi hanno preso le mani e mi hanno obbligato a lasciare l’impronta digitale su dei fogli’”.

Pestaggi, frustate, scariche elettriche e altre forme di tortura

Le forze di sicurezza hanno picchiato regolarmente i minorenni: al momento dell’arresto, durante i trasferimenti e all’interno dei centri di detenzione. Inoltre, hanno fatto ricorso alle frustate, alle scariche elettriche, alle pistole a impulsi elettrici, alla tecnica del waterboarding (tenere la testa del detenuto nell’acqua) e li hanno obbligati a ingerire medicinali sconosciuti.

In un caso, diversi alunni sono stati portati via per aver scritto su un muro lo slogan “Donna, vita, libertà. Il familiare di uno di loro ha riferito ad Amnesty International che agenti in borghese hanno rapito i ragazzi, li hanno portati in un centro di detenzione non ufficiale, li hanno torturati e minacciati di stupro per poi scaricarli, ore dopo, in stato di semi-incoscienza in una zona periferica. Questo è il racconto del ragazzo al parente:

“Ci hanno sottoposto a scariche elettriche; uno mi ha colpito in faccia col calcio di una pistola, poi ho ricevuto scariche elettriche sulla schiena e mi hanno picchiato sui piedi e sulle mani coi manganelli. Ci hanno minacciato che se l’avessimo detto in giro ci avrebbero arrestati di nuovo, ci avrebbero fatto persino di peggio e avrebbero restituito i nostri corpi alle famiglie”.

Le vittime e i loro familiari hanno raccontato di altri casi in cui i minorenni arrestati sono stati soffocati, sospesi per le braccia o a sciarpe annodate al collo e costretti a compiere atti umilianti.

Questo è il racconto di uno di loro:

“Eravamo più di dieci. Ci hanno detto di fare il verso delle galline per mezz’ora, fino a quando ‘non avessimo fatto le uova’. Poi ci hanno fatto fare sollevamenti per un’ora. Ero l’unico piccolo di quel gruppo. In un altro centro di detenzione, hanno messo 30 di noi in una gabbia per cinque persone”.

Sono state segnalate anche torture psicologiche, come le minacce di morte, per mettere paura ai minorenni e obbligarli a “confessioni” forzate, in almeno due casi trasmesse in televisione.

La madre di una ragazza arrestata dalle Guardie rivoluzionarie ha raccontato ad Amnesty International:

“L’hanno accusata di aver dato fuoco al velo, di aver insultato la Guida suprema e di voler rovesciare la Repubblica islamica. Le hanno detto che sarebbe stata condannata a morte e l’hanno minacciata di non dirlo a nessuno. L’hanno costretta a firmare dei documenti con le impronte digitali. Ora ha incubi tutte le notti e non esce più di casa. Non riesce neanche a leggere i libri di scuola”.

I minorenni arrestati sono inoltre stati tenuti in condizioni crudeli e inumane, all’interno di centri estremamente affollati con poche possibilità di andare al gabinetto o lavarsi, ricevere cibo sufficiente e bere acqua potabile. Sono stati esposti a temperature estreme e a lunghi periodi di tempo d’isolamento. Sono state negate loro cure mediche adeguate anche nel caso in cui avessero riportato ferite a seguito delle torture.

E’ l’inferno iraniano. E il mondo sta a guardare.

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