No ai falchi, sì alla ragionevolezza: «Non si capisce a quale titolo Rasmussen dica quello che dice, oggi è un privato cittadino, certo non parla a nome della Nato. Forse è un tentativo di mettere pressione ai Paesi più riluttanti sull’adesione di Kiev alla Nato. Rasmussen sembra voler dire: se non prometterete una reale prospettiva di adesione, qualche membro della Nato sarà tentato di intervenire direttamente».
Così l’ex commissario Ue e presidente dell’Istituto Affari internazionali Ferdinando Nelli Feroci, al Messaggero.
«C’è una guerra – aggiunge – E non mi risulta una modifica della linea concordata in sede Nato: va bene tutta l’assistenza del caso, ma nessun coinvolgimento diretto. Le posizioni dei membri dell’Alleanza sono tuttora molto distanti, c’è convergenza sulla prospettiva di adesione all’Ue in un futuro che non sappiamo quanto lontano, ma non alla Nato. È interessante la tesi di Kissinger per cui, tutto considerato, l’Ucraina nella Nato sarebbe più rassicurante anche per la Russia, perché Kiev dovrebbe sempre sottostare ai vincoli di appartenenza a un’alleanza militare. Resta che non ci sono le condizioni per prometterla neanche in qualche futuro».
Sulla diga distrutta «è più ragionevole immaginare responsabilità russe, in base al `cui prodest´. L’alluvione che ne è conseguita ha reso impraticabile una bella porzione di fronte in cui si sarebbe potuto sviluppare il contrattacco».
Comunque, ritiene, «è molto poco verosimile che l’Ucraina sia in grado di recuperare tutti i territori occupati dalla Russia. Sul medio termine la sproporzione delle forze in campo è ancora a favore di Mosca, ma è importante che Kiev ne recuperi una parte consistente e si ritrovi in una posizione migliore di oggi al tavolo dei negoziati».
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