Il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, è sbarcato oggi in Africa per un tour di tre giorni che toccherà il Kenya, poi l’Uganda e infine lo Zimbabwe. Il continente africano, come dimostra questa visita, è diventato il terreno “ideale” per le diplomazie dell’Est del mondo che cercano di contrastare l’Occidente e ridefinire la geopolitica globale.
Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, si è verificata un’accelerazione diplomatica senza precedenti nel continente africano. La lotta tra Occidente e Oriente si è trasferita, anche se non solo, in Africa, con tutti i paesi che cercano di ottenere il sostegno dei paesi africani. Tutto ciò viene condito dalla retorica anticoloniale, come sottolineato da Raisi: “Alcuni paesi hanno una visione colonialista dell’Africa, ma la nostra visione verso questo continente si basa sulla dignità umana e sulla sinergia”, ha dichiarato prima di lasciare Teheran.
Raisi è accompagnato da una delegazione di uomini d’affari, e l’obiettivo del presidente iraniano è aprire nuovi canali commerciali e sviluppare relazioni diplomatiche che consentano di aumentare le esportazioni non petrolifere verso l’Africa. Questo tour riflette il desiderio dichiarato di Teheran di ampliare i suoi partner politici ed economici, cercando anche di aggirare le sanzioni occidentali imposte a causa del suo programma nucleare.
Dopo undici anni, quindi, un presidente iraniano torna in Africa per avviare un “nuovo inizio”, come spiegato dal portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani. I paesi visitati sono “molto ansiosi”, secondo Kanani, di sviluppare le loro relazioni con l’Iran.
Inoltre, secondo Teheran, questo avvicinamento si basa anche su “una visione comune”. Non a caso, la scorsa settimana l’Iran è entrato a far parte dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), una struttura regionale fondata nel 2001 di cui Cina e Russia sono membri fondatori.
Per comprendere questa nuova e quasi inedita offensiva diplomatica, è necessario considerare la grave crisi economica che sta attraversando l’Iran. Il viaggio di Raisi si inserisce nella ricerca di nuove soluzioni alle numerose sfide che Teheran deve affrontare. La visita in Africa è parte di un quadro più ampio delineato da Raisi durante l’incontro con il ministro degli Esteri algerino, Ahmed Attaf, dove ha espresso la volontà di sviluppare relazioni politiche ed economiche con l’Algeria e con i tre paesi visitati. Il tour africano si inserisce anche nel contesto delle visite effettuate da Raisi in Indonesia e nei tre “paesi amici” dell’America Latina, ovvero Venezuela, Nicaragua e Cuba. Durante questi viaggi, Raisi ha ribadito l’avversione dell’Iran alle “potenze imperialiste”, con gli Stati Uniti come principale bersaglio. Ha anche sottolineato l’importanza di spezzare l’egemonia del dollaro sull’economia mondiale, un tema di grande interesse per i paesi africani e per i membri del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), che discuteranno di questa questione durante il loro prossimo vertice in Sudafrica a agosto.
Oggi Raisi è arrivato in Kenya, dove ha incontrato il suo omologo William Ruto a Nairobi. Nel pomeriggio si sposterà in Uganda e domani in Zimbabwe. Dopo l’incontro con Ruto, Raisi ha dichiarato che la visita rappresenta “un punto di svolta nelle relazioni tra i due paesi”, aggiungendo che le discussioni hanno rispecchiato la “determinazione” di entrambi i paesi ad espandere la loro cooperazione economica, commerciale, politica e culturale. Ruto ha descritto l’Iran come “un partner strategico essenziale per il Kenya” e ha annunciato la firma di cinque memorandum d’intesa in vari settori, tra cui la tecnologia, la promozione degli investimenti e la pesca. L’Iran ha anche annunciato l’intenzione di creare una fabbrica nella città portuale di Mombasa per produrre un veicolo di fabbricazione iraniana chiamato Kifaru, che in lingua kiswahili significa rinoceronte.
In definitiva, l’Iran sta intensificando la sua diplomazia in Africa al fine di contrastare l’Occidente e sviluppare nuove relazioni economiche e politiche, cercando contemporaneamente di superare le sfide economiche e le sanzioni che affliggono il paese.