di Gianluca Santilli
Il CeSPI, il Centro Studi di politica Internazionale, nato come pensatoio delle relazioni internazionali del PCI e ora autorevole ed affermato think tank specializzato in politica estera ha fatto uscire da pochi giorni, edita da Donzelli una pubblicazione dal titolo: “La Governance Globale, Appunti per il XXI secolo” a cura di Giorgio Benigni.
Oltre 20 contributi che si inseriscono nel dibattito contemporaneo sul multilateralismo e sulla sua crisi, caratterizzati da una pluralità di approcci disciplinari che quindi spaziano dal diritto alla storia, dalla geografia politica all’economia. Idea centrale del libro è indagare con indipendenza e spirito di ricerca le ragioni profonde della crisi che sta vivendo l’ordine delle relazioni internazionali nato dalla fine della Seconda Guerra mondiale e consolidatosi poi con la fine della Guerra Fredda.
Una crisi che se vede nella guerra tra Russia e Ucraina la sua manifestazione più evidente non si può comprendere se ci si riferisce esclusivamente a questa. Nel libro si trovano ad esempio analisi sul Mediterraneo, sulla Lega Araba, sull’Organizzazione per l’Unità Africana e sull’America Latina che restituiscono il quadro di una lunga serie di tentativi di implementare organismi multilaterali in quelle diverse regioni del mondo, cui tuttavia non è seguita alcuna vera strutturazione in tal senso. Il quadro che emerge dunque, visto che in politica estera come in politica interna, il vuoto non esiste, è quello di un mondo che sta abbandonando la grammatica multilaterale mentre si viene affermando con sempre maggiore assertività una logica multipolare: quella delle sfere d’influenza e della politica di potenza.
Un’idea delle relazioni internazionali per certi versi ottocentesca. Solo che allora erano un pugno di stati europei a spartirsi il mondo, in un futuro non sappiamo quanto lontano ci potrebbe essere il rischio che siano le potenze mondiali a spartirsi l’Europa. Ma perché questo non avvenga c’è bisogno di acquisire delle consapevolezze, di far maturare come società civile italiana ed europea una diversa e più adulta cultura delle responsabilità. I contributi su Usa, Russia Cina ed Europa, che occupano la prima parte del volume, quella a carattere maggiormente teorico dottrinario, restituiscono proprio questa urgenza. Non ci può essere nessun approccio deterministico al multilateralismo.
La pace e la prosperità delle nazioni non sono l’esaudirsi di un desiderio ma la conseguenza di scelte politiche consapevoli. Il multilateralismo senza realismo diventa velleitario, il realismo senza una ispirazione multilaterale diventa cinico, nichilista, pura giustificazione di pura semplice e brutale politica di potenza. Altri contributi riguardano la governance della salute, della moneta, dell’ambiente, delle risorse energetiche e di quelle tecnologiche. Anche in questo caso se si coglie l’interdipendenza come realtà effettiva del mondo contemporaneo questo non vuol dire che interdipendenza coincida deterministicamente con equilibrio: l’equilibrio è sempre frutto di una iniziativa politica.
Se questa manca, l’organismo apparentemente multilaterale non potrà far altro che rappresentare la capacità egemonica e d’indirizzo del paese dominante. Insomma un libro che squarcia il velo su una serie di luoghi comuni che si sono consolidati in questi anni ma lo fa con stile, competenza e garbo, senza lanciare anatemi ma chiamando tutti a un sussulto di consapevolezza.
Chiudiamo con le parole dell’introduzione di Benigni che ben illustrano il senso della pubblicazione: “ci dirigiamo verso una terra incognita incerta e più insicura. Il senso di questa ricerca collettiva è fornire elementi utili di orientamento e insieme ipotizzare, rispondendo a un’urgenza etica ed intellettuale, un percorso di riforme possibili per assicurare prosperità, pace e stabilità al mondo del XXI secolo”.