Fame come arma? Sì. La Russia ha condotto diversi attacchi di droni contro i porti ucraini sul Danubio nel tentativo di fermare il commercio internazionale attraverso questi porti.
Lo ha scritto su Twitter l’intelligence britannica, sottolineando che i droni kamikaze russi hanno colpito obiettivi a una distanza di 200 metri dal confine rumeno, «suggerendo che la Russia ha sviluppato la sua propensione al rischio per condurre attacchi vicino al territorio della Nato».
Il ministero della Difesa di Londra ha aggiunto che la Russia sta scegliendo di utilizzare i droni in prossimità dei confini della Nato nella convinzione che abbiano meno probabilità di innescare un’escalation rispetto ai missili da crociera. Dal suo ritiro unilaterale dalla Black Sea Grain Initiative, la Russia ha preso di mira sistematicamente i porti, le infrastrutture agricole e le scorte di grano dell’Ucraina.
Le forze russe hanno lanciato droni kamikaze Shahed contro i porti ucraini di Izmail e Reni, sul Danubio, il 24 luglio, suscitando condanne da parte di Bucarest. Izmail è stata nuovamente presa di mira il 2 agosto in un attacco di droni che ha causato danni significativi alla sua infrastruttura, danneggiando o distruggendo un elevatore del grano, magazzini di cereali, edifici amministrativi, un container in uno dei terminali di carico e distruggendo oltre 40.000 tonnellate di grano.