Così l'Egitto recluta ragazzini dodicenni per combattere l'Isis nel Sinai
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Così l'Egitto recluta ragazzini dodicenni per combattere l'Isis nel Sinai

La guerra egiziana contro l’Isis attiva nella penisola del Sinai, prosegue con tutti i mezzi, anche l’arruolamento da parte dell’esercito egiziano o delle milizie sue alleate, di bambini dai dodici anni in su.

Così l'Egitto recluta ragazzini dodicenni per combattere l'Isis nel Sinai
L'Isis nel Sinai
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

9 Agosto 2023 - 14.40


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Poco citata dai grande media, la guerra egiziana contro Wilayat Sinai, l’ala dell’Isis attiva nella penisola del Sinai, prosegue da anni soprattutto nel nord del Sinai, con tutti i mezzi, anche l’arruolamento da parte dell’esercito egiziano o delle milizie sue alleate, di bambini dai dodici anni in su.

Questi bambini svolgono compiti di supporto logistico, portando da mangiare ai miliziani o ai soldati impegnati ai posti di blocco o in pattugliamenti, forniscono informazioni riservate che vengono incaricati di raccogliere e riferire, a volte combattono. E’ il caso di un bimbo del villaggio di Bir Abid, la cui identità non è stata indicata per motivi di sicurezza, che dopo aver svolto per due anni servizi di logistica è stato autorizzato dallo zio ad andare a combattere.

Ma c’è anche il caso di Jaseer al Batin, dodicenne che secondo i suoi familiari è stato reclutato dall’esercito e anni dopo ucciso in combattimento dall’Isis. Ai suoi funerali, il cui filmato è stato reso disponibile su Facebook, i capi tribali della zona che hanno costituito una milizia filo-governativa lo hanno elogiato, definendolo un “martire”. 

Destino analogo è toccato a un sedicenne assoldato in cambio di cibo e qualche litro di benzina per i suoi parenti: lui doveva portare da mangiare ai soldati con la macchina dei suoi, è morto per l’esplosione di un ordigno nascosto nell’automobile che usava per svolgere il suo “lavoro”. In alcuni casi risulta che i bambini venivano e probabilmente vengono convinti ad arruolarsi in cambio della tessera della Sinai Fighters Association, che assicurerebbe potere e impunità. Che la verità sia più ampia e più grave di quanto così si possa immaginare lo si percepisce apprendendo che nel nord del Sinai 59 scuole sono state demolite e 37 trasformate in basi militari, interi villaggi sono stati svuotati della loro popolazione deportata altrove. 

Tutto questo merge da un accurato report di SFHR, Sinai Foundation for Human Rights, che colloca l’inizio di questo reclutamento di bambini del Sinai nel 2012. L’organizzazione ricorda che per la legge internazionale i governi sono obbligati a non arruolare minori di 15 anni, pena il commettere un crimine di guerra. Per questo chiedono l’intervento della Corte Penale Internazionale, competente al riguardo, a disposizione mettono tutto il materiale di documentazione testimonianze raccolto in un mesi di lavoro. I governi statunitense ed europei che sostengono militarmente l’Egitto, secondo SFHR, dovrebbero considerare immediatamente le azioni indispensabili nei confronti dell’Egitto,  non essere ritenuti complici di questo crimine di guerra.

La notizia, pubblicata subito dopo la pubblicazione del report dall’autorevole sito di informazione sul Medio Oriente  Middle East Eye, va inquadrata in quanto spiegato da Human Rights Watch: il conflitto nel Sinai tra il 2013 e il 2020 ha determinato il trasferimento di 100mila persone  e la demolizione di 12530 edifici. Ovvio che 6mila Ettori di terra coltivata non lo siano più. 

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