L’autocrate di Tunisi, il presidente xenofobo, sbatte i pugni sul tavolo e ricatta l’Europa. dateci i soldi, tanti, senza porre condizioni. Erdogan ha fatto scuola.
Memorandum naufragato
L’accordo tra l’Europa e il presidente Saied è di fatto saltato. Prevedeva aiuti economici in cambio di un contenimento del flusso di migranti verso le coste italiane ed era stato fortemente sponsorizzato dalla premier Meloni. L’accordo – si legge su Repubblica – sta collassando sulla parte economica. Sui fondi che l’Ue ha promesso al presidente tunisino Saied. Risorse che in parte sono ancora ferme a Bruxelles e in parte sono rifiutate proprio dal Paese africano. Risultato: la collaborazione nella lotta alla migrazione clandestina è a dir poco sospesa.
L’intesa firmata a luglio dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dalla presidente del consiglio, Giorgia Meloni, dal premier olandeseRutte, infatti, si basa su alcuni capisaldi che puntano a stabilizzare i conti tunisini e promuovere le riforme La questione, quindi, – prosegue Repubblica – è propria questa. Nei contatti intercorsi nelle ultime ore tra la Commissione e il governo di Saied, i rappresentanti tunisini hanno di fatto congelato l’intesa. Perché? Per due motivi. Il primo riguarda lo stanziamento di 150 milioni di euro volto a stabilizzare il bilancio del Paese africano. Una erogazione senza condizioni. Che però ancora non è stata effettuata.
L’esborso, hanno spiegato a Palazzo Berlaymont, “tocca il budget annuale 2023 della Commissione” e “la procedura per la sua approvazione è soggetta al Coreper”, ovvero al comitato che riunisce i Rappresentanti dei 27. E il Coreper non ha ancora dato il via libera. Poi c’è una seconda tranche che ammonta a circa 200 milioni. Una liquidità condizionata alla presentazione di progetti. Infrastrutture, mezzi per la Guardia Costiera, formazione. Ma in questo caso è l’esecutivo tunisino ad aver comunicato agli interlocutori di Bruxelles che questa formula non può funzionare. Sostanzialmente Tunisi chiede di ottenere queste risorse senza condizionalità e facendole entrare direttamente nel Bilancio nazionale.
“I servizi giuridici del Consiglio – annota Linkiesta – hanno contestato il mancato rispetto delle procedure in quanto il Memorandum con la Tunisia è stato firmato senza l’autorizzazione degli Stati membri. «Avevamo informato i governi», ha replicato la portavoce dell’esecutivo Ue, Dana Spinant, «e ottenuto un sostegno politico del Consiglio europeo. Siamo sicuri di aver rispettato le procedure».
I Ventisette erano stati effettivamente informati delle trattative con Tunisi, ma non sono mai stati chiamati a esprimersi sul testo del Memorandum, finito sui tavoli del Coreper (l’organo che riunisce gli ambasciatori degli Stati membri) soltanto il 19 luglio, vale a dire tre giorni dopo la firma.
C’è un precedente che non depone a favore della tesi sostenuta da von der Leyen: nel 2013 il Consiglio aveva portato la Commissione davanti alla Corte di Giustizia in seguito all’adozione di un Memorandum d’intesa con la Svizzera, firmato senza l’autorizzazione dei governi. E i giudici avevano dato ragione al Consiglio.
Ma c’è anche un altro problema che riguarda i 900 milioni che il Fondo monetario internazionale deve garantire alla Tunisia, legati a un programma di riforme annesso di cui per ora non si vede l’ombra”.
Porte in faccia
La scorsa settimana il governo tunisino, come avevano riferito fonti dell’Eurocamera, aveva negato l’ingresso nel Paese ad una delegazione di deputati della commissione Affari esteri del Parlamento europeo che avrebbe dovuto incontrare membri della società civile, sindacati, ed esponenti dell’opposizione politica al presidente Kais Saied. La missione, che rientra nell’ambito di quelle che ciclicamente la commissione Afet effettua all’estero, aveva l’obiettivo di “comprendere la situazione politica attuale del Paese, sostenere un dialogo nazionale inclusivo, e valutare il memorandum d’intesa firmato dall’Ue dalla Tunisia”.
Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, aveva parlato di “sorpresa e rammarico”, i socialdemocratici tedeschi di “scandalo”.
Oggi lo stesso presidente Saied, ricevendo il capo del governo Ahmed Hachani, i ministri dell’Interno Kamel Feki e della Giustizia, Leila Jaffel, ha voluto lanciare un duro messaggio in relazione a questo rifiuto: “Alcuni canali stranieri stanno cercando di dare notizie sbagliate mentre dovrebbero prestare attenzione alla loro situazione e coloro che parlano di libertà di stampa e di espressione dovrebbero informare noi sulla situazione nel loro paese”, ha detto il presidente tunisino in un video pubblicato dalla presidenza, chiedendo “per favore di smetterla di intromettersi negli affari interni perché la Tunisia non interviene nei loro affari”. Saied ha chiesto anche di “smetterla con queste delegazioni che vorrebbero ispezionarci, come se fossimo ancora colonizzati o sotto protettorato. Invieremo loro, se lo vorranno, delegazioni per realizzare operazioni simili in tutti questi paesi. Come se loro fossero i padroni e noi gli schiavi. Vengono dall’estero per vedere le nostre situazioni, ma anche noi possiamo fare lo stesso, è il principio del giusto trattamento”, ha detto.
Poi, circa la questione migranti e citando un canale televisivo straniero (però mai nominato), Saied ha ribadito con fermezza: “Fate sapere a tutti che le nostre forze militari e di sicurezza lavorano sul campo e non aspettano la copertura dei media stranieri che forniscono informazioni false, come se avessero preso il posto dello Stato tunisino. Come questa inchiesta pubblicata da un canale televisivo. Le nostre forze sono sul campo e chi vuole assumere qualche informazione farebbe meglio a interessarsi delle proprie informazioni e della propria situazione. Che facciano prova di obiettività e ci forniscano la realtà delle situazioni nei loro Paesi, invece di lanciare a noi accuse e sostituirsi al pubblico ministero. Che cessino le loro interferenze”, ha aggiunto.
Espulsioni forzate
Intanto, come rileva il Post, “Le autorità tunisine hanno fatto sapere di aver cacciato circa 500 migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana dalla città di Sfax. Quello di Sfax è il principale porto da cui partono le imbarcazioni dei migranti diretti verso l’Europa. I migranti sarebbero stati scortati in piccoli gruppi verso «località rurali e altre città», secondo il portavoce di una Ong sentito da Afp Da sabato le autorità tunisine stanno compiendo molte azioni contro i migranti nel paese: sono state arrestate 200 persone, che avrebbero cercato di organizzare un viaggio clandestino verso l’Italia.
In passato i migranti espulsi da Sfax erano stati abbandonati nelle zone desertiche al confine fra la Tunisia e la Libia, ma non ci sono stime né dati ufficiali per dire con più precisione quanti siano stati i migranti coinvolti. Dall’inizio di luglio la Tunisia conduce massicce campagne per arrestare e trasferire forzatamente i migranti dalla città di Sfax ai paesi vicini, abbandonandoli nel deserto senza acqua né cibo”.
Perplessità ignorate
Alcuni Stati membri dell’Ue hanno espresso “incomprensione” per la scelta della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di stringere un patto sulle migrazioni con la Tunisia.
Queste osservazioni sono state espresse all’Alto rappresentate per la Politica Estera Josep Borrell sia a voce sia per iscritto, spiega lui stesso inuna lettera datata 7 settembre e visionata dal Guardian.
“Come sai… a luglio, diversi Stati membri hanno espresso la loro incomprensione riguardo all’azione unilaterale della Commissione per la conclusione di questo [memorandum] e le loro preoccupazioni riguardo ad alcuni dei suoi contenuti“, ha scritto Borrell in una lettera a Olivér Várhelyi, il commissario europeo per le Politiche di Vicinato. “Dopo la riunione del Consiglio Affari Esteri del 20 luglio – insiste Borrell – alcuni Stati membri ti hanno comunicato queste preoccupazioni con procedura scritta”.
Il patto, firmato a luglio con la Tunisia dalla Von der Leyen, dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e dal primo ministro olandese, Mark Rutte, mira ad arginare la migrazione verso l’Europa dalla Tunisia, una delle rotte più battute per i trafficanti di esseri umani, dopo che la Libia era diventata troppo pericolosa anche per le bande criminali organizzate, rimarca il quotidiano britannico.
Borrell ricorda al collega che i ministri degli Affari Esteri hanno “osservato chela Commissione non ha seguito le fasi corrette della procedura di adozione”, non ha cioè portato il testo all’approvazione preventiva dei governi di tutti i Ventisette, e che quindi il memorandum d’intesa non può essere “considerato un modello valido per accordi futuri”.
In quella che il Guardian definisce “una bordata contro Meloni e Rutte”, Borrell ha scritto che “la partecipazione ai negoziati e alla cerimonia di firma di un numero limitato di capi di governo dell’Ue non compensa l’equilibrio istituzionale tra il Consiglio e la Commissione”.
I dubbi del Mediatore europeo
Di grande interesse è il report a firma Jorge Liboreiro e Vincenzo Genovese, per Euronews: “Il Mediatore europeo ha chiesto alla Commissione chiarimenti sul controverso accordo Ue-Tunisia firmato a luglio, soprattutto per le possibili violazioni dei diritti umani
L’organismo di controllo, guidato dall’irlandese Emily O’Reilly, vuole che la Commissione europea spieghi quali garanzie siano state introdotte nell’accordo per garantire che le autorità tunisine rispettino i diritti fondamentali nelle loro operazioni di contenimento dei flussi migratori irregolari.
La Commissione ha tempo fino al 13 dicembre per spiegare se ha effettuato una “valutazione d’impatto” prima di concludere l’accordo a nome di tutti gli Stati dell’Ue[…] In una lettera resa pubblica il 15 settembre, il Mediatore europeo chiede “se la Commissione abbia definito i criteri per sospendere i finanziamenti in caso di mancato rispetto dei diritti umani”, osservando che “sono state sollevate preoccupazioni riguardo all’accordo.[..]. L’accordo Ue-Tunisia ha stanziato più di 700 milioni di euro per aiutare in Paese nordafricano a stabilizzare la sua economia, gestire la migrazione e promuovere le energie rinnovabili, con 900 milioni di euro di assistenza macrofinanziaria, vincolati però a una serie di riforme prescritte dal Fondo monetario internazionale. Al momento, comunque, la Tunisia non ha ricevuto nemmeno un euro del denaro promesso.
Abusi documentati contro i migranti
Secondo molte organizzazioni della società civile, la Tunisia ha ripetutamente commesso violazioni dei diritti umani e orchestrato la deportazione forzata di persone migranti provenienti da Paesi subsahariani, alcuni dei quali sono stati trovati abbandonati nel deserto vicino al confine con la Libia.
Poco dopo la firma dell’accordo, Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto che illustrava “abusi documentati” commessi dalle forze dell’ordine tunisine nei confronti dei subsahariani. Tra questi, “pestaggi, uso eccessivo della forza, tortura, arresti e detenzioni arbitrarie, espulsioni collettive, azioni pericolose in mare, sgomberi forzati e furti di denaro e oggetti personali”.
La Commissione europea, da parte sua, ha sempre difeso l’accordo, chiamato Memorandum of Understanding, sostenendo la necessità di una partnershippiù stretta con un Paese che rappresenta la porta d’ingresso per migliaia di migranti diretti in Europa.
La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen loha anzi definito, nel suo discorso sullo stato dell’Unione, un modello per accordi simili con i Paesi vicini.
“Abbiamo firmato un partenariato con la Tunisia che porta vantaggi reciproci al di là della migrazione: dall’energia all’istruzione, dalle competenze alla sicurezza e ora vogliamo lavorare su accordi simili con altri Paesi”.
Nello specifico, ilmemorandumcontiene una dotazione finanziaria di 105 milioni di euro per combattere il traffico di esseri umani, rafforzare la gestione delle frontiere e accelerare il rimpatrio dei richiedenti asilo la cui domanda è stata respinta.
Il denaro dovrebbe essere fornito alle autorità tunisine sotto forma di imbarcazioni per la ricerca e il salvataggio, jeep, radar e droni, e alle organizzazioni internazionali che lavorano sul campo, come l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).
I 105 milioni di euro promessi dovranno tuttavia essere incanalati in uno strumento giuridico prima che inizino gli esborsi, ha dichiarato un portavoce della Commissione europea e gli Stati membri saranno consultati durante tutto il processo.
“Collaboreremo con il Mediatore e risponderemo a tempo debito. In linea di massima (…) tutti i contratti dell’Ue hanno ovviamente clausole standardsui diritti umani”.
Alti funzionari dell’Unione avevano affermato in precedenza che i pagamenti non sarebbero stati legati ad alcun obiettivo numerico di riammissione annuale o di riduzione degli arrivi, e che alla Tunisia non sarebbe stato chiesto di ospitare sul proprio territorio cittadini non tunisini a cui è stato negato l’asilo nell’Ue”.
Puntualizzazioni, prese di distanze postume, silenzi imbarazzati, soprattutto da Palazzo Chigi, patetici tentativi di non far naufragare quel tanto decantato, dal duo Meloni@von der Leyen, memorandum. Il memorandum della vergogna. Ma l’autocrate di Tunisi pensa di poter alzare il prezzo del lavoro sporco che dovrebbe fare, e in parte già sta facendo, per conto nostro. Più soldi, miliardi non milioni, e nessuna rottura di scatole quanto al rispetto dei diritti umani. Prendere o lasciare. Senza vincoli di alcun genere. Cosa ne pensa, presidente Meloni?