In Europa va forte il gioco del “poliziotto buono” e del “poliziotto cattivo”. Con le parti che ruotano. Ma il risultato non cambia. La Fortezza Europa respinge i migranti, gli aventi diritto all’asilo.
L’insopportabile mantra
Sui migranti “l’unica cosa veramente in grado di aiutare è una soluzione europea”. A dichiararlo è stata Nancy Faeser, ministro dell’Interno tedesco, intervenendo ieri sera su Ard a Anne Will ad un dibattito sul tema. Faeser ha detto di considerare ‘non praticabile’ il tetto massimo di ingressi, come proposto dal governatore della Baviera Markus Soeder, che vuole limitare a 200mila il numero di chi entra nel paese ogni anno, e ricorda che in Europa infuria una guerra. “Gli ucraini sono compresi nei 200mila?”, ha chiesto ai suoi interlocutori nel corso del dibattito. “E’ vero però che dobbiamo limitare l’immigrazione”, ha dichiarato.
Sulla soluzione europea, Berlino rilancia quindi il messaggio attraverso le parole della ministra degli Esteri, intervistata da Deutschlandfunk. Lo sforzo assieme alla ministra dell’Interno Faeser – spiega Annalena Baerbock – è per questo motivo concentrato sul giungere in Europa “finalmente ad una normativa comune in materia di asilo e rifugiati”. Per Baerbock è necessario creare norme chiare alle frontiere esterne “perché le persone si distribuiscano alla fine in Europa in modo ordinato”.
“Si deve offrire protezione a chi è in pericolo in mare”, ha poi detto sul blocco navale proposto dalla premier Giorgia Meloni. “Non possiamo respingere le imbarcazioni quando sono in alto mare”, ha aggiunto, sottolineando però la necessità di fare il possibile tutti insieme “perché partano meno barche”.
Sull’emergenza migranti «non possiamo lasciare soli gli italiani»: lo ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron, in un’intervista di ieri sera a BfmTv. Ma ha aggiunto che «la maggior parte dei migranti di Lampedusa vengono dall’Africa subsahariana, da Paesi ai quali forniamo aiuti allo sviluppo. Dobbiamo dire loro “Vi aiutiamo, ma voi dovete aiutarci a smantellare le organizzazioni” dei passeur».
Macron si rivolge poi a Giorgia Meloni per proporre «di aumentare i fondi destinati ai Paesi di transito», a partire da Tunisia e Algeria. «Voglio esportare loro esperti e attrezzature per smantellare le reti di traffico di migranti», ha aggiunto. «Voglio proporre partenariati e risorse per impedire a queste persone di partire. E quando arrivano, dobbiamo avere una politica europea. Non possiamo avere una risposta franco-francese», ha poi sottolineato.
La presidente del Consiglio, in una nota diffusa, sempre nella serata di ieri, risponde: «Accolgo con grande interesse la proposta di collaborazione del presidente francese Emmanuel Macron in tema di contrasto all’immigrazione illegale». È evidente, dice, «che Italia, Francia e UE debbano agire insieme per sostenere gli Stati di origine dei migranti e per aiutare gli Stati di transito a smantellare le reti criminali di trafficanti di esseri umani». È «la direzione che il governo italiano ha già intrapreso – aggiunge e conclude – e che vuole perseguire insieme alle istituzioni europee e ai propri alleati europei».
Polemico, invece, il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che a «Dritto e Rovescio» su Retequattro,commenta così la proposta del presidente francese: «Stasera Macron, buono, accogliente e solidale, ha detto che la Francia non può ospitare tutta la miseria del mondo. Lo avessi detto io mi avrebbero aperto tre processi». Secondo Salvini: «Le frontiere italiane sono quelle europee quindi da francesi, tedeschi ed europei mi aspetto collaborazione, uomini e mezzi per proteggere i confini».
Parigi, dice il presidente francese, «deve fare la sua parte di europei e non lasciare gli italiani da soli. L’Italia ha preso la sua responsabilità dicendo che non vuole accogliere le navi, ha svolto in questo modo il suo ruolo di Paese di arrivo». Emmanuel Macron ha parlato di una «prima battaglia», per dire che c’è una seconda battaglia che «riguarda i Paesi di transito» come Tunisia e Algeria.
Ripercorrendo il viaggio a Marsiglia, Macron riprende il senso del messaggio del Papa: «Ha ragione a fare il suo appello contro l’indifferenza, ma «noi francesi facciamo la nostra parte, non possiamo accogliere tutta la miseria del mondo». E ricorda la frase sull’accoglienza di «tutta la miseria del mondo», citazione dell’ex primo ministro socialista Michel Rocard, che la pronunciò oltre 30 anni fa, sempre parlando dell’immigrazione.
A fianco delle Ong
Scrive Tommaso Coluzzi per Fanpage: ““Davanti al memoriale dei morti in mare, a Marsiglia, Papa Francesco ringrazia le Ong che salvano i migranti. Il Papa ha parlato direttamente alle organizzazioni che “vanno in mare”, attaccando coloro che “tante volte lo impediscono”. Si tratta di “gesti di odio travestiti da equilibrio”. E chissà che al governo italiano non siano fischiate le orecchie, dopo la battaglia per fermare l’apporto delle Ong nel Mediterraneo. Salvare le vite in mare “è un dovere”, ricorda il Papa. “Non possiamo rassegnarci a vedere esseri umani trattati come merce di scambio, imprigionati e torturati in modo atroce – continua il Pontefice – non possiamo più assistere ai drammi dei naufragi, dovuti a traffici odiosi e al fanatismo dell’indifferenza. Le persone che rischiano di annegare quando vengono abbandonate sulle onde devono essere soccorse. È un dovere di umanità, è un dovere di civiltà”.
“Troppe persone, in fuga da conflitti, povertà e calamità ambientali, trovano tra le onde del Mediterraneo il rifiuto definitivo alla loro ricerca di un futuro migliore – ricorda Papa Francesco – E così questo splendido mare è diventato un enorme cimitero, dove molti fratelli e sorelle sono privati persino del diritto di avere una tomba, e a venire seppellita è solo la dignità umana”. E aggiunge: “Davanti a noi si pone un bivio. Da una parte la fraternità, che feconda di bene la comunità umana; dall’altra l’indifferenza, che insanguina il Mediterraneo. Ci troviamo di fronte a un bivio di civiltà”.
“Non abituiamoci a considerare i naufragi come fatti di cronaca e i morti in mare come cifre – continua il Pontefice – no, sono nomi e cognomi, sono volti e storie, sono vite spezzate e sogni infranti”. E ricorda ancora: “Penso a tanti fratelli e sorelle annegati nella paura, insieme alle speranze che portavano nel cuore. Davanti a un simile dramma non servono parole, ma fatti. Prima ancora, però, serve umanità: silenzio, pianto, compassione e preghiera. Vi invito ora a un momento di silenzio in memoria di questi nostri fratelli e sorelle: lasciamoci toccare dalle loro tragedie”.
E le navi vanno
Scrive Giacomo Gambassi, inviato di Avvenire al seguito del viaggio di Papa Francesco a Marsiglia: “Risalperemo presto». Luca Casarini annuncia da Marsiglia che la nave “Mare Jonio” di Mediterranea Saving Humans tornerà a solcare il mare per soccorrere «i fratelli e le sorelle che sfidano le onde», come li definisce. Era stata bloccata perché ritenuta non idonea ai nuovi criteri stabiliti dall’Italia. Il volto “simbolo” della ong, invitato da papa Francesco al Sinodo dei vescovi di ottobre, si sente chiamato in causa dal monito del Pontefice.
Di fronte al monumento dei caduti nel Mediterraneo, Francesco ha ringraziato le organizzazioni che «vanno in mare per salvare i migranti» ma ha puntato il dito verso quelli che «tante volte lo impediscono perché alla nave manca qualcosa…». E la strigliata: «Sono gesti di odio». Alla fine della preghiera il Papa è stato abbracciato da Casarini che si è inginocchiato ai piedi della sua carrozzina. Perché lo storico leader del movimento “no global” è nella città francese per gli “Incontri del Mediterraneo” che hanno riunito centrotrenta fra vescovi e giovani per immaginare un “mare” della fraternità, mosaico di speranza. A volerlo qui il cardinale Jean-Marc Aveline che ha chiesto fossero presenti numerose sigle impegnate ad aiutare chi fugge da guerre, povertà, persecuzioni. ComeSos Méditerranée, cui il porporato ha affidato la stesura di un libro bianco sulle rotte “assassine” che portano in Europa. Una scelta legata anche alla Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che si celebra oggi.
«Vanno riviste le scellerate politiche europee che, invece di fermare i migranti com’è negli intenti di chi le concepisce, hanno aumentato i flussi. E hanno esposto a sempre maggiori rischi quanti desiderano arrivare fra noi», spiega Patrizia Giangrande, coordinatrice medica di Medici senza frontiere in Francia, alla guida della delegazione intervenuta alla chiusura dell’incontro con il Papa. «La militarizzazione e l’esternalizzazione delle frontiere sono operazioni inefficaci e per di più costose: mi riferisco agli accordi in particolare con la sponda nordafricana ma anche a quello fra Francia e Gran Bretagna per impedire gli spostamenti lungo la Manica – denuncia –. Se non si assicurano vie sicure e legali per avere una protezione internazionale, come ha chiesto il Papa, è giocoforza che si favoriscano i trafficanti di esseri umani. E non possiamo dimenticare le torture e le violenze che i migranti subiscono, come accade in Libia».
Lo racconta anche la foto che don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea, ha fatto arrivare al Papa. «È di Mujahid, morto a 21 anni in Libia. Voleva raggiungere l’Italia. È stato catturato dalla guardia costiera libica poco dopo la partenza e internato in un lager. Le torture lo hanno ridotto in fin di vita». La sua ultima immagine è arrivata all’ong dagli “amici invisibili”. Una storia che il sacerdote emiliano ha ripercorso durante gli Incontri del Mediterraneo dove è stato uno dei relatori nelle sessioni per i giovani. «C’è bisogno di condividere i dolori ma anche i semi di speranza – afferma don Mattia –. Uniti nel nome della dignità umana: credenti e non credenti. Come testimonia Mediterranea, associazione laica che la Chiesa sostiene». Sostegno dato sia dai vescovi che dal Papa, che più volte ha ricevuto equipaggi e profughi.
«Perché siamo mossi a fare tutto questo, talvolta sfidando leggi ingiuste? Dietro la nostra pratica c’è il paradigma di un amore materno, l’amore di una madre per il figlio. Noi soccorriamo i migranti in mare, loro ci salvano: la chiamerei una teologia del mare», dice Luca Casarini. C’è chi si domanda se a 56 anni sia un “convertito” dopo il profondo legame che ha instaurato con Francesco e vari vescovi, frutto delle operazioni fra le onde. «Ditelo pure. Nel mio bagaglio ho il G8 di Genova o dodici anni in una casa occupata – afferma –. Ho commesso errori, non ho mai smesso di pregare. Soprattutto quando sei in mare in mezzo a una tempesta, ti affidi a Dio. E quando salvi un migrante che sta per annegare, tocchi con mano come la morte sia già stata vinta». Dal 2018 la ong ha strappato al mare 2mila migranti. «Dovremmo gioire che in 100mila sono giunti vivi a Lampedusa. Invece certi politici soffiano sulle paure e alimentano la menzogna dell’invasione, ha ricordato il Papa. Prima provavo odio per loro; ora solo pietà: per di più dicono di difendere Dio».
Lotta nel fango a destra. Meloni e Salvini giocano a chi la spara più grossa contro la Germania sui migranti.
E’ l’illuminante titolo de il Foglio ad una puntuta analisi di Valerio Valentini: “La polemica scaturisce da una notizia che non lo è. Ma essendo in campagna elettorale, è la polemica a diventare la notizia. E dunque chi se ne importa se tutto nasce da una mistificazione, e chi se ne importa anche se perfino Matteo Piantedosi, che è il ministro dell’Interno e non un passante, dunque la presunta massima autorità in materia, dice che “a noi non risulta niente di nuovo”. Ci sono le europee, accidenti, e c’è di mezzo il più incendiario degli argomenti, e cioè i migranti: e vogliamo stare a guardare a questi dettagli? Di certo non hanno intenzione di farlo né Giorgia Meloni né Matteo Salvini, che nella gara quotidiana a chi si sbilancia più a destra, a chi la spara più grossa contro il nemico europeo di turno, ordinano l’offensiva: dàgli alla Germania. Con buona pace degli sforzi diplomatici di Sergio Mattarella, che solo poche ore prima era abbracciato all’omologo tedesco Frank-Walter Steinmeier.
I fatti, dunque. E i fatti sono ben poca cosa. Nel bilancio del governo federale tedesco, ed è notizia del novembre 2022, è stato previsto un finanziamento alle Ong che operano nel Mediterraneo: 2 milioni all’anno fino al 2026. Fondi stanziati ma ancora non erogati. Qualcuno tre giorni fa deve averlo detto a Salvini: “Capitano, ma perché non ripeschiamo questa vecchia agenzia e ci montiamo su un po’ di cagnara?”. Figurarsi: subito! Di lì, i cronisti fanno il loro mestiere e cercano di capire cosa ne è stato di quella manciata di milioni. “Mai spesi”, è la prima risposta che arriva dal ministero dell’Interno tedesco. “Ma siccome sono stati messi a bilancio, non escludiamo di procedere”, è la precisazione che arriva da Berlino nella tarda mattinata di venerdì. Dopodiché, a specifica domanda sulla gestione dei movimenti secondari, la ministra Nancy Faeser risponde: “Finché l’Italia non rispetta le riammissioni del sistema di Dublino, nemmeno noi accoglieremo altri rifugiati dall’Italia”.
Verrebbe da dire: vabbè. E “vabbè” è quello che si spererebbe dicessero soprattutto i collaboratori della presidente del Consiglio di fronte a un caso che non esiste, a un mezzo malinteso, prima di rimettersi a lavorare su cose più serie (e no, litigare col direttore del Museo egizio di Torino non rientra tra queste). E invece. Forse temendo la nuova intemerata di Salvini, forse pensando con terrore all’idea di farsi scavalcare in truculenza, a Palazzo Chigi, dove la regia della comunicazione da settembre è in mano al sottosegretario Giovanbattista Fazzolari (uno che, 24 settembre 2019: “I ministri del Pd sono benvoluti a Bruxelles perché di solito sono a libro paga dei governi di Francia e Germania, o di qualche burocrate europeo”; uno che, 28 giugno 2020, “non importa come votano gli italiani, per la Merkel non deve esserci un governo che difende gli interessi nazionali altrimenti niente soldi dall’Europa”), ecco insomma a Palazzo Chigi pensano bene di chiamare le agenzie: “Esprimiamo grande stupore per la notizia riportata dalle agenzie secondo la quale un portavoce del ministero degli Esteri tedesco avrebbe annunciato un imminente finanziamento a delle Ong per un progetto di assistenza di migranti sul territorio italiano e un progetto di ‘salvataggi’ in mare”. Che a uno viene da obiettare: ma siete a Palazzo Chigi, ma non potreste informarvi, prima di dire sciocchezze? “Imminente finanziamento”? Ma se è messo a bilancio da un anno. E però la cosa è ancora più surreale di così: perché in effetti da Palazzo Chigi hanno chiesto chiarimenti a Berlino per le vie brevi, e li hanno ottenuti. “Guardate, nessuna novità: è una notizia vecchia, una patacca”. “Ah, ok, grazie”. Mezz’ora dopo: ecco le agenzie dello sdegno: “Esprimiamo grande stupore”, eccetera.
Ce ne sarebbe abbastanza per voler espatriare. Ma non basta. Perché a quel punto Salvini, vedendosi insidiato sul suo stesso terreno, rilancia: “NOTIZIA GRAVISSIMA. La Germania paga le ong per trasferire clandestini nel nostro paese”. Daje. Ma ormai è una gara, la solita, a chi urla di più, a destra. E allora i responsabili della comunicazione di FdI impongono ai parlamentari della Fiamma di fare dichiarazioni. Dal Carroccio, pure. Salvini schiera Iezzi, Candiani, Matone, Furgiuele, Bizzotto. Meloni risponde con Foti, Calovini, Kelany. Atti concreti nella risoluzione del problema migratorio, intanto: nessuno. Ma vuoi mettere il divertimento.
(Durerà ancora nove mesi, questa roba. Sempre che nessuno, prima, da Palazzo Chigi o da Via Bellerio, decida di valicare il Brennero in armi)”.
Da condividere e rilanciare. Le cose, ahinoi, stanno così. Globalist lo ha denunciato in decine di articoli e continuerà a battere su questo tasto: la destra fa campagna elettorale, e regola i conti interni, sulla pelle dei più indifesi tra gli indifesi.