Elena Basile è una ex ambasciatrice italiana in Belgio e Svezia, che è andata in pensione il primo giugno dell’anno scorso. Attualmente, ha intrapreso una carriera come “scrittrice di narrativa e commentatrice di politica internazionale,” come riportato nella sua breve biografia online.
Basile non è una new entry nel mondo dell’informazione. Nel luglio scorso, era finita sotto i riflettori dopo aver ammesso di essere l’autrice di articoli firmati con lo pseudonimo “Ipazia” sul Fatto Quotidiano, articoli che alcuni hanno considerato filorussi.
Questa rivelazione ha suscitato reazioni critiche. Marco Taradash, ex deputato e curatore della rassegna stampa di Radio Radicale, ha scritto: “L’ex ambasciatrice dell’Italia in Svezia e in Belgio ci illustra il perfetto lavorio dei servizi russi sui nostri diplomatici all’estero.” Anche il giornalista David Carretta ha twittato in modo critico, chiedendosi sull’atteggiamento della Farnesina e dei servizi segreti italiani.
Recentemente, Basile è tornata sotto i riflettori partecipando a diverse trasmissioni televisive, tra cui “Otto e mezzo” condotta da Lilli Gruber su La7. Durante questi interventi, ha espresso opinioni non in linea con gli altri invitati.
Nonostante le critiche, Basile ha continuato a esporre le sue opinioni. Ha affermato di non essere “filo-palestinese contro i filo-israeliani,” ma ha sostenuto la necessità di comprendere le radici storiche di eventi come l’emergere di Hamas. Inoltre, ha proposto la mediazione con attori considerati problematici come Putin e Hamas.
In realtà Basile sul tema Israele ha detto cose storicamente vere, a cominciare dalle risoluzioni delle Nazioni Unite su Israele e Palestina che non sono mai state rispettate frustrando le legittime aspirazioni palestinesi ad avere una patria.
Oltre a ciò è evidente che Hamas è cresciuta e si è affermata come effetto della totale chiusura da parte di Israele a qualsiasi ipotesi di pace giusta che ha reso Abu Mazen e l’Anp poco credibile agli occhi di molti palestinesi e rafforzato gli islamisti e la loro strategia di attacco militare o con modalità terroriste.
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