Gaza, l'umanità è morta sotto le macerie dell’Ospedale di Al Ahly
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Gaza, l'umanità è morta sotto le macerie dell’Ospedale di Al Ahly

Bombardare un ospedale è un crimine di guerra. Disumano che vengano colpite strutture già in notevole affanno per mancanza di elettricità e acqua pulita

Gaza, l'umanità è morta sotto le macerie dell’Ospedale di Al Ahly
Feriti a Gaza
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

18 Ottobre 2023 - 14.44


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L’umanità è morta a Gaza. Sepolta sotto le macerie dell’Ospedale di Al Ahly.

“Bombardare un ospedale è un crimine di guerra. Disumano che vengano colpite strutture già in notevole affanno per mancanza di elettricità e acqua pulita – afferma Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia.

 Rischio colera alle porte

Nella quasi totale mancanza di servizi idrici, Gaza vive in queste ore una crisi sanitaria senza precedenti che rischia di provocare un’epidemia di malattie infettive mortali, come il colera. I cinque impianti di trattamento delle acque reflue di Gaza e la maggior parte delle 65 stazioni di pompaggio non funzionano più. Acque quindi inquinate vengono ora scaricate in mare mentre, in alcune aree, i rifiuti solidi si accumulano nelle strade. 

 Solo 3 litri d’acqua al giorno per persona a Gaza, l’Oms ne raccomanda tra i 50 e i 100

L’acqua pulita si è praticamente esaurita e moltissimi ormai attingono a fonti sporche per approvvigionarsi. Se l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda 50-100 litri d’acqua al giorno per soddisfare le esigenze sanitarie di base, il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite per l’acqua e i servizi igienico-sanitari, di cui Oxfam fa parte, denuncia oggi che a Gaza sono disponibili solo tre litri d’acqua al giorno per persona. 

 Stando alle testimonianze degli operatori di Oxfam, il costo dell’acqua è quintuplicato in questi giorni, e i proprietari di piccoli impianti di desalinizzazione o di purificazione sono i maggiori fornitori di acqua per migliaia di persone in condizione di assoluta emergenza.

 Vie sicure per far entrare aiuti, ora

“A Gaza non c’è elettricità, non c’è cibo e ora non c’è acqua. Terreno fertile per il colera e altre malattie infettive – ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – La situazione per i civili è durissima e i nostri colleghi dal campo ci raccontano che in alcuni casi ci sono fino a 70 persone stipate in una sola stanza. Gli aiuti umanitari devono poter entrare a Gaza adesso”. 

 Oxfam sta provvedendo a inviare fondi che serviranno per acquistare kit igienico-sanitari con sapone, assorbenti e dentifricio, o fornire denaro per il cibo a migliaia di persone ora costrette in rifugi temporanei, come moschee, scuole e ospedali.

“Siamo al punto che le ostetriche danno la loro assistenza per telefono, perché non ci sono requisiti minimi di sicurezza per assistere in presenza. Aspettiamo che si aprano vie sicure per poter intervenire appena possibile – ha detto il portavoce di Palestine Medical Relief Society, partner di Oxfam che preferisce rimanere anonimo -. In questa situazione c’è un disperato bisogno di aiuti: le persone non vengono uccise solo dai missili, ma anche dalle malattie causate dalle condizioni igieniche, dalla mancanza di cibo e acqua. A Gaza si è costretti a usare acqua sporca, a lottare per procurarsi cibo e ad affrontare una grave carenza di forniture mediche essenziali. Le persone muoiono ogni giorno e le condizioni di vita sono indicibili. Nonostante queste terribili circostanze, rimane un raggio di speranza e la determinazione a fornire soccorso alla popolazione di Gaza”

“Nessuna risposta umanitaria significativa potrà esserci senza la cessazione delle violenze. – ha aggiunto Pezzati-  È necessario un cessate il fuoco ora, il rilascio immediato e incondizionato di tutti coloro che sono tenuti prigionieri dai gruppi armati a Gaza e l’apertura dei valichi di frontiera per gli aiuti”. 

1,8 milioni di persone a Gaza sono ora in condizioni di insicurezza alimentare, l’assenza di energia elettrica impedisce la produzione di pane o la conservazione degli alimenti. Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite ha dovuto ridurre l’assistenza del 60%. Tutte le attività di pesca e agricoltura sono state interrotte.

 Oxfam chiede con urgenza un accesso sicuro per portare aiuti umanitari a Gaza, garantendo una distribuzione coordinata e diretta soprattutto ai più bisognosi. 

 “La popolazione civile non può essere bersaglio di questo indicibile massacro – conclude Pezzati –  Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco. La comunità internazionale deve affrontare le cause profonde del conflitto in corso, ovvero l’occupazione e il blocco.”

L’operatrice di Oxfam nella Striscia di Gaza Najlia Shawa racconta la vita degli sfollati, e le difficoltà ad accedere alle necessità di base: il cibo, l’acqua e i servizi igienici. Una situazione aggravata dalla mancanza di energia che rende problematiche le comunicazioni anche nella stessa Striscia.”La situazione sta peggiorando. Il 70% o l’80% è dei miei amici è completamente disconnesso. Non abbiamo informazioni su ciò che accade. E per raggiungere qualcuno al telefono ci vogliono ore”

Orrore all’Ospedale di Al Ahly. 

Così un comunicato di Aoi, l’Associazione delle Organizzazioni Italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, che rappresenta più di 500 Ong: “Apprendiamo con orrore del bombardamento dell’Ospedale di Al Ahly, una delle principali strutture di Gaza..

Si parla di almeno 500 vittime. All’interno c’erano pazienti, medici, paramedici e, nelle immediate vicinanze, migliaia di sfollati in cerca di rifugio.

Come qualsiasi parte in conflitto, Israele è obbligata al rispetto del diritto internazionale umanitario, a partire dai principi di distinzione, proporzionalità e precauzione, che impongono ai belligeranti di dirigere la propria violenza militare esclusivamente contro obiettivi militari e combattenti nemici, facendo tutto quanto è in proprio potere per limitare le perdite fra i civili e la distruzione di beni.

Israele ha inoltre nei confronti della popolazione di Gaza anche una serie di obblighi aggiuntivi, al cui rispetto è tenuta in qualità di potenza occupante di quel territorio, quali quelli di assicurare l’approvvigionamento di beni di prima necessità come cibo e forniture mediche, di garantire il funzionamento degli ospedali, se del caso consentendo e facilitando l’ingresso di aiuti umanitari, come stabilito dalla IV Convenzione di Ginevra e dal I Protocollo Aggiuntivo.

Ci appelliamo quindi alle Nazioni Unite affinché:

– Inviino immediatamente una missione urgente composta dal Segretario Generale, il Rappresentante Speciale del Segretario Generale per i bambini e i conflitti armati e tutti i/le Special Rapporteurs competenti (inclusi la Relatrice Speciale per i Diritti Umani nei Territori Occupati, la Relatrice Speciale per l’antiterrorismo, la Relatrice Speciale sul diritto di ognuno al godimento del più alto livello possibile di salute fisica e mentale e il Relatore speciale sulle esecuzioni extragiudiziali sommarie o arbitrarie)

– Che la missione sia finalizzata all’immediato cessate il fuoco, alla revoca del blocco cui Gaza è sottoposta dal 2007 e all’immediata fornitura di aiuti e soccorso.

Dobbiamo fermare il massacro di civili innocenti”.

La denuncia dell’Unicef 

Dichiara il Direttore generale dell’Unicef Catherine Russell: “Sono inorridita dalla notizia della morte e del ferimento di bambini e donne in seguito all’attacco di ieri sera all’ospedale Al Ahli nella Striscia di Gaza. Mentre i dettagli stanno ancora emergendo e i corpi vengono ancora contati, le immagini dal campo sono devastanti.

Quanto successo sottolinea l’impatto mortale che la guerra in corso sta avendo sui bambini e sulle famiglie. In soli 11 giorni, centinaia di bambini hanno tragicamente perso la vita – senza contare le morti di oggi – e altre migliaia sono rimaste ferite, oltre a più di 300.000 bambini sfollati dalle loro case.

Gli attacchi ai civili e alle infrastrutture civili, come gli ospedali, sono inaccettabili e devono cessare subito. L’Unicef rinnova il suo appello urgente per un’immediata cessazione delle ostilità, garantendo la protezione dei bambini dalle violenze e facilitando l’accesso sicuro e tempestivo degli aiuti umanitari ai bambini che ne hanno bisogno. 

Ogni bambino, ovunque, merita la pace”.

Il dramma negli ospedali della Striscia

 Man mano che passano le ore intanto cresce l’emergenza negli ospedali del nord della Striscia di Gaza: le strutture sanitarie sono sovraccariche e si stanno esaurendo i farmaci e gli antidolorifici. I feriti urlano dal dolore, mentre chi avrebbe bisogno di cure non riesce a raggiungere gli ospedali per il rischio dei bombardamenti. Lo riferiscono i membri del team di Medici Senza Frontiere (Msf) che sono rimasti nel nord della Striscia, continuando per quanto possibile a curare i feriti. L’accesso all’acqua è estremamente difficile, nel nord così come nel sud della Striscia. Anche nei precari campi profughi di fortuna, l’accesso all’acqua e al cibo è estremamente limitato e i bombardamenti continuano. “La situazione a Gaza è molto difficile. “Oggi abbiamo cercato per 2 ore l’acqua potabile, che non è più disponibile”, racconta il dottore Mohammed Abu Mughaiseeb, vicecoordinatore medico di Msf a Gaza la sera del 15 ottobre “Manca l’elettricità e nemmeno l’acqua normale viene più pompata. Abbiamo ancora alcune scorte di cibo. Gli ospedali funzionano a malapena. La maggior parte del personale medico ha lasciato l’ospedale ed è andato via con le proprie famiglie perché questo non è più un luogo sicuro. Le scorte di medicinali si stanno esaurendo, anche nelle farmacie private. È molto pericoloso. Bombardano tutto il giorno, non ci sono corridoi umanitari. Oggi sono riuscito a mettermi in contatto con alcuni ospedali, in particolare con il reparto ustionati dell’ospedale di Al Shifa. Ci sono solo un chirurgo e un anestesista ma mancano gli infermieri, soprattutto in questo reparto. Non sappiamo cosa succederà domani e dove saremo”.

Testimonianze dall’inferno in terra

“Nessuna parola al mondo può descrivere la situazione in cui ci troviamo. Ci sono 15mila rifugiati palestinesi qui. Hanno lasciato le loro case senza cibo né acqua. Ci sono diabetici, bambini, perfino disabili, neonati. Il nostro centro non riesce ad accogliere un numero così grande di persone né in termini di provviste, di servizi sanitari, acqua o elettricità. Ci taglieranno la corrente tra poco e non saremo in grado di assistere tutti”. È la testimonianza da Gaza, inviata a ilFattoQuotidino.it, della coordinatrice di uno dei rifugi dell’Unrwa, Rawya Halas. L’Unrwa è l’agenzia dell’Onu per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi. “Non sappiamo come andare incontro ai loro bisogni. Per favore salvate Gaza, vi supplico, salvate Gaza, sta morendo. Ci sono bambini, anziani e adulti a cui io non riesco a dare assistenza. Abbiamo bisogno di insulina”.

In mezzo al caos di Gaza, un infermiere palestinese, Khaled Abu Ghali,ha condiviso una testimonianza importante sulla situazione disperata che sta vivendo la popolazione locale e il sistema sanitario di Gaza. Attualmente impegnato come volontario con la Palestine Red Crescent Society, un’organizzazione palestinese riconosciuta a livello internazionale che fornisce assistenza medica, sociale e umanitaria, Khaled ha descritto una situazione che sta portando la struttura sanitaria di Gaza sull’orlo del collasso.

Ospedali al collasso

Non solo la popolazione di Gaza deve affrontare bombe, la carenza di cibo e di acqua, ma anche una crisi devastante del sistema sanitario, che potrebbe portare a ulteriori perdite di vite umane nei prossimi giorni. La centrale elettrica di Gaza è stata costretta a chiudere a causa della carenza di carburante, e gli ospedali funzionano attualmente a basso voltaggio. C’è addirittura il rischio che presto possano rimanere completamente senza energia. Nel frattempo, il carburante scarseggia anche per i mezzi di soccorso, che potrebbero non avere più la benzina necessaria per soccorrere i feriti nelle zone colpite dai bombardamenti.

Pazienti a rischio

Il collasso del sistema sanitario avrebbe conseguenze devastanti sui feriti, che al momento sono già oltre 6.000. Ma c’è un ulteriore rischio: pazienti che sono già in cura negli ospedali potrebbero non ricevere più le terapie salvavita di cui necessitano. Khaled ha condiviso le preoccupazioni del Ministro per la Salute palestinese, che ha affermato che a causa della carenza di carburante, non sarà possibile garantire l’elettricità anche agli ospedali. Questo potrebbe mettere a rischio pazienti in dialisi, neonati prematuri, e pazienti in terapia intensiva. Si tratta di un crimine umanitario, come sottolinea Khaled.

Energie al limite

Le forze del personale sanitario di Gaza sono anch’esse prossime al limite. Dopo sei giorni di lavoro ininterrotto per assistere i feriti, infermieri, medici e soccorritori sono esausti. Nel frattempo, il numero dei morti continua a salire, con i frigoriferi mortuari che non riescono a far fronte all’alto numero di vittime. Gaza non ha mai sperimentato una situazione così drammatica.

Sacrificio di operatori sanitari

Nel contesto di questo conflitto, va ricordato  il sacrificio di tanti operatori sanitari. Tra i quali  quattro operatori sanitari della Mezza Luna Rossa Palestinese, Hatem Awad, Khalil Al-Sharif, Yisry Al-Masri e Ahmed Dahman. Hanno perso la vita mentre erano impegnati a fornire assistenza medica alle persone in situazioni di emergenza. Sono stati vittime di un attacco indiscriminato che ha colpito un’ambulanza chiaramente identificata come veicolo medico. Questo tragico evento è una testimonianza della difficoltà e del pericolo che gli operatori umanitari affrontano mentre cercano di aiutare coloro che soffrono in mezzo al conflitto.

L’umanità è morta a Gaza.

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