Gaza, la mattanza finale e un solo grido: "Fermateli!"
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Gaza, la mattanza finale e un solo grido: "Fermateli!"

Globalist lo grida assieme alle Ong che a Gaza sono impegnate da anni e che da anni denunciano la devastazione provocata da un assedio israeliano che dura da oltre 16 anni. 

Gaza, la mattanza finale e un solo grido: "Fermateli!"
Bombardamenti israeliani su Gaza
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

28 Ottobre 2023 - 20.11


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Verrà il tempo per articolate analisi geopolitiche. Per tornare sui nuovi equilibri mediorientali post guerra. Verrà il tempo. Oggi non lo è. Oggi, di fronte alla mattanza in atto nella Striscia di Gaza. E’ il tempo di alzare la voce, unire le forze, per affermare una sola cosa: FERMATELI!

Globalist lo grida assieme alle Ong che a Gaza sono impegnate da anni e che da anni denunciano la devastazione provocata da un assedio israeliano che dura da oltre 16 anni. 

Oxfam, Gaza isolata. Uccisi civili, crimini di guerra

“In questo momento l’intera Striscia di Gaza è senza internet né linea telefonica. C’è un totale black out mentre Israele sta bombardando la Striscia via aria e via mare, annunciando l’inizio di un’imponente invasione di terra”. Lo scrive la ong Oxfam in relazione alla situazione in Medio Oriente. “Si stanno consumando sotto i nostri occhi – aggiungono da Oxfam – quotidiane uccisioni indiscriminate di civili che sono un crimine di guerra. La popolazione di Gaza viene colpita senza avere alcuna possibilità di salvarsi. Nessuno potrà raccontarlo. Se non vogliamo essere complici, dobbiamo alzare la voce adesso e fermarli”, è l’appello della Ong.

Aoi alla comunità internazionale: fate cessare il  fuoco, bloccate l’invasione via terra.

Da alcune ore Gaza è senza collegamenti internet e telefonici. Anche grazie a questo black out totale, Israele può intensificare  i bombardamenti aerei sulla Striscia. Il Primo Ministro Netanyahu ha annunciato l’inizio dell’imponente invasione via terra preparata da settimane. 

Si sta consumando sotto i nostri occhi un massacro umanitario nel nome di una punizione collettiva che non colpisce selettivamente gli uomini di Hamas, responsabili della strage del 7 ottobre. L’emergenza umanitaria è divenuta uno scenario di morte. La vita della popolazione civile di Gaza viene messa in pericolo indiscriminatamente, senza alcuna speranza di salvezza. Non c’è più alcun modo di comunicare all’esterno quello che là sta avvenendo. Insieme agli abitanti della Striscia sono in pericolo giornalisti, operatori umanitari, funzionari delle Nazioni Unite. Milioni di vite umane, ospedali e scuole, strutture gestite dalle Agenzie umanitarie che ospitano sfollati, famiglie senza più casa: sono adesso tutti target  per bombe e armi della potenza israeliana occupante. Hamas risponde lanciando razzi verso Tel Aviv. L’escalation annunciata ha avuto così il suo drammatico inizio.

La comunità internazionale deve  fermare immediatamente i bombardamenti indiscriminati e l’invasione israeliana della striscia di gaza. serve subito l’imposizione di un cessate il fuoco garantito dalle nazioni unite. il tempo per la salvezza sta scadendo”.

E’ l’appello lanciato da l’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi), rappresentativa di oltre 500 Ong. 

Unicef: persi i contatti con i nostri colleghi di Gaza

Dichiarazione di Catherine Russell, Direttore generale dell’Unicef, l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia: “Abbiamo perso i contatti con i nostri colleghi di Gaza.  Sono estremamente preoccupata per la loro sicurezza e per un’altra notte di orrore indicibile per 1 milione di bambini a Gaza.  

Oms: “Ancora nessun contatto con nostro personale a Gaza”

“Non siamo ancora in contatto con il nostro personale e con le strutture sanitarie” nella Striscia di Gaza, “sono preoccupato per la loro sicurezza”. Lo ha affermato su Twitter il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, lanciando un appello “a tutti coloro che hanno il potere di fare pressione per un cessate il fuoco, di agire ora”. “Le notizie di intensi bombardamenti a Gaza sono estremamente angoscianti. In queste circostanze non è possibile evacuare i pazienti, né trovare un riparo sicuro. Il blackout rende impossibile anche alle ambulanze raggiungere i feriti”, ha aggiunto il direttore generale.

La denuncia di Save the Children

Di grande interesse è l’intervista a firma Ida Articaco per Fanpace.it a Jason Lee direttore di Save the Children per i Territori palestinesi occupati.

“A Gaza incombe una catastrofe umanitaria. In situazioni del genere sono sempre i civili a pagare sempre il prezzo più alto, soprattutto donne e bambini, che anche in questo caso sono stati uccisi, rapiti, privati delle proprie case, del cibo, dell’acqua potabile e dell’accesso alle cure mediche. Per questo chiediamo un cessate il fuoco immediato”.

A parlare è Jason Lee, direttore di Save the Children per i Territori palestinesi occupati, che a Fanpage.it ha spiegato la drammatica situazione in cui sono costretti a vivere i bambini della Striscia di Gaza in seguito ai raid israeliani dopo l’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre. In centinaia sono stati uccisi, altri sono fuggiti dalle proprie case insieme alle famiglie. Ci sono anche oltre cinquemila donne incinte che dovrebbero partorire il mese prossimo, anche se gli ospedali sono al collasso.

Quale è la situazione dei minori a Gaza? Che numeri avete?

“A Gaza incombe una catastrofe umanitaria. Più di 2.900 bambini sono stati uccisi nelle ultime 2 settimane e senza aiuti in grado di raggiungere le famiglie stanno rimanendo senza acqua e cibo

e hanno un accesso limitato a qualsiasi assistenza sanitaria. A Gaza sono stati tagliati tutti i bisogni primari di cui i minori hanno bisogno. Non c’è acqua pulita, per cui i bambini rischiano di morire per disidratazione. Molti di loro sono costretti a ricorrere a fonti d’acqua contaminate, rendendoli vulnerabili alle malattie, in particolare a quelle trasmesse dall’acqua. Non c’è elettricità o carburante, con gli ospedali incapaci di funzionare, mettendo a rischio migliaia di vite incluse quelle di circa 5.500 donne incinte che dovrebbero partorire il prossimo mese.

Cibo e anche medicinali stanno finendo velocemente. Negare ai bambini l’accesso ai beni essenziali salvavita è una violazione del diritto internazionale umanitario. In questo senso le infrastrutture civili devono essere tutelate nel corso del conflitto e i bambini devono poter accedere a cibo, acqua, assistenza sanitaria e altri beni essenziali. Sulla base delle limitate forniture di aiuti attualmente disponibili a Gaza, abbiamo iniziato a rispondere attraverso i nostri partner, distribuendo acqua e prodotti per l’igiene alle famiglie nei rifugi e nelle loro case. Si preparano inoltre a distribuire 3mila pacchi alimentari. Continueremo a rispondere in questo modo finché le scorte e le circostanze lo consentiranno. Ma è una goccia nell’oceano. È necessario un immediato quanto illimitato accesso per consentire la risposta su vasta scala alle situazioni critiche e ai crescenti bisogni di bambini e famiglie. Abbiamo forniture di aiuti e personale pronti al confine egiziano, ma hanno bisogno di un accesso sicuro e senza restrizioni”.

Conosciamo purtroppo la disastrosa situazione negli ospedali a Gaza. C’è qualche storia in particolare che l’ha colpita?

“Ospedali e scuole – luoghi di sicurezza e rifugi – sono stati attaccati.  L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha documentato 62 attacchi contro strutture sanitarie negli ultimi 17 giorni, compreso un terribile attacco a un ospedale di Gaza dove si trovavano migliaia di persone in attesa di ricevere cure mediche urgenti. L’attacco ha causato la morte di centinaia di persone, il 70% delle quali, secondo quanti riferito, erano donne, bambini e anziani. Secondo l’Ocha dell’Onu, il 60% delle strutture sanitarie di Gaza (7 ospedali e 21 centri sanitari di base) non sono più in grado di fornire servizi medici a causa dei danni subiti e della carenza di carburante. Anche 206 strutture educative sono state danneggiate nel conflitto, privando i bambini del diritto all’apprendimento”.

Cosa è che la preoccupa di più adesso?

“La drammatica escalation di violenza nei Territori palestinesi occupati e in Israele è profondamente allarmante per le conseguenze orrende sulla vita e sul benessere dei bambini. Il numero delle vittime, tra cui troppi bambini, continua a salire. Complessivamente 7.028 palestinesi sono stati uccisi a Gaza dall’inizio delle ostilità, di cui il 66% bambini e donne, secondo il Ministero della Salute di Gaza. Circa 1.600 persone, tra cui 900 bambini, sono stati dati per dispersi e potrebbero essere sotto le macerie.

Rapimenti, uccisioni e mutilazioni. E ancora, distruzione di case, ospedali e altre infrastrutture essenziali per il sostentamento dei bambini. Queste sono tutte gravi violazioni dei diritti dei bambini. Con il numero delle vittime in aumento, i bambini sono a rischio e terrorizzati. I bambini sono stati uccisi e feriti in ogni grande escalation, per non parlare della sofferenza mentale e degli impatti a lungo termine sulla loro salute: non ne sono mai usciti indenni.

Per questo Save the Children lancia un appello ai leader mondiali a usare la propria influenza per chiedere un cessate il fuoco immediato per evitare una ulteriore escalation che mette a rischio i bambini. Tutte le parti coinvolte fare del loro meglio per proteggere i bambini e rispettare il diritto internazionale umanitario. Gli aiuti devono essere consegnati senza ostacoli. I bambini e le loro famiglie devono poter cercare rifugio. Le parti in guerra devono aderire alla legge internazionale. L’assistenza umanitaria deve essere incrementata per soddisfare le richieste dei paesi in crisi. Gli aiuti salvavita non devono essere negati ai bambini. I bambini devono essere protetti”.

Secondo lei cosa può fare la comunità internazionale per i bambini di Gaza?

“Tutti gli attori devono compiere ogni sforzo possibile per proteggere la vita dei bambini durante i combattimenti. Civili e infrastrutture essenziali per la loro vita, come ospedali e scuole, devono essere risparmiati dalla violenza. Gli aiuti umanitari non devono essere negati ai bambini. Serve un cessate il fuoco immediato e fino ad allora ci deve essere una pausa umanitaria per consentire la consegna degli aiuti stessi alle famiglie. Al personale umanitario deve essere permesso di entrare a Gaza per valutare i bisogni, identificare i bambini vulnerabili e avviare la procedura di risposta umanitaria nella misura necessaria. Dal 21 ottobre 74 camion di aiuti umanitari sono entrati nella Striscia. Sebbene questo sia uno sviluppo positivo, è tristemente insufficiente per soddisfare i colossali bisogni della popolazione locale. L’Onu ha stimato che 100 camion di aiuti sono necessari quotidianamente per soddisfare gli attuali bisogni umanitari a Gaza”.

Cosa ci può dire sui bambini di Israele?

“Sono i civili a pagare sempre il prezzo più alto con migliaia di morti e feriti sia a Gaza che in Israele. Non è chiaro quanti bambini siano stati uccisi e feriti finora. In Israele ne sono almeno 28 confermati. Con la violenza in corso, e molte persone intrappolate sotto le macerie degli edifici distrutti, i numeri sono in aumento.

Save the Children è profondamente allarmata dalle notizie secondo cui bambini israeliani sono stati rapiti e presi in ostaggio da gruppi armati palestinesi a Gaza. In nessun caso i bambini possono essere trattati in modo crudele o dannoso. Per questo condanniamo con la massima fermezza tutti gli atti di violenza contro i bambini. Tutti i bambini tenuti in ostaggio devono essere rilasciati incondizionatamente e immediatamente”.

L’appello di Amnesty International

Amnesty International ha lanciato un appello urgente per chiedere un cessate il fuoco a entrambe le parti coinvolte nel conflitto in Israele e nei Territori palestinesi occupati, allo scopo di fermare e prevenire ulteriori uccisioni di civili e garantire l’accesso agli aiuti umanitari per le persone nella Striscia di Gaza, coinvolte in una catastrofe umanitaria senza precedenti.

“Nelle ultime due settimane e mezzo, abbiamo assistito a orrori inimmaginabili e su vasta scala in Israele e nei Territori palestinesi occupati. Più di due milioni di persone nella Striscia di Gaza stanno lottando per sopravvivere a una catastrofe umanitaria con un numero di vittime civili senza precedenti. Oltre 6546 persone sono state uccise a Gaza e almeno 1400 in Israele, mentre migliaia sono rimaste ferite. Più di 200 persone sono state prese in ostaggio da Hamas. Gravi violazioni del diritto umanitario internazionale, compresi crimini di guerra, da parte di tutte le parti in conflitto continuano senza sosta. Di fronte a una devastazione e sofferenza tali, la vita dei civili deve essere posta al centro”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

“È necessario agire urgentemente per proteggere i civili e prevenire un’ulteriore inimmaginabile livello di sofferenza umana. Sollecitiamo tutti i membri della comunità internazionale a unirsi per chiedere un cessate il fuoco immediato a tutte le parti coinvolte nel conflitto”, ha ribadito Callamard.

Amnesty International si unisce all’appello per un cessate il fuoco della Relatrice speciale per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal 1967, delle agenzie dell’Onu attive in Palestina e di numerosi esperti sui diritti umani, rappresentati da una vasta gamma di procedure speciali dell’Onu. Anche il Segretario generale delle Nazioni Unite e l’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite   si sono uniti a questa richiesta[…].

 “Di fronte all’aggravarsi di una catastrofe umanitaria senza precedenti a Gaza, un immediato cessate il fuoco di tutte le parti in conflitto è essenziale per consentire alle organizzazioni umanitarie di far arrivare sufficienti aiuti nella Striscia di Gaza, in modo sicuro e incondizionato. Il cessate il fuoco consentirebbe inoltre agli ospedali di ricevere i medicinali, l’acqua e le attrezzature salvavita di cui hanno disperatamente bisogno, nonché di riparare i reparti danneggiati”, ha aggiunto Callamard.

“Un cessate il fuoco immediato è anche il modo più efficace per proteggere i civili, poiché le parti in conflitto continuano a commettere gravi violazioni dei diritti umani. Preverrebbe l’aumento del bilancio delle vittime civili e garantirebbe una sicura liberazione degli ostaggi”, ha proseguito Callamard.

Amnesty International ha documentato prove di crimini di guerra commessi sia dalle forze armate israeliane che da Hamas e altri gruppi armati palestinesi. 

Il cessate il fuoco permetterebbe lo svolgimento di indagini indipendenti, da parte della Corte penale internazionale e della Commissione indipendente d’inchiesta sui Territori palestinesi occupati, sulle violazioni dei diritti umani e sui crimini di guerra commessi da tutte le parti coinvolte. La loro azione è fondamentale per porre fine all’impunità di lunga data per i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità, nonché per garantire giustizia e riparazione alle vittime.

Questi sono aspetti cruciali per prevenire il ripetersi di tali atrocità e per affrontare le cause profonde del conflitto, come il sistema di apartheid imposto da Israele a tutti i palestinesi.

Amnesty International ribadisce anche le sue richieste:

  • porre immediatamente fine agli attacchi illegali e rispettare il diritto internazionale assicurando l’adozione di tutte le fattibili precauzioni per ridurre al minimo le perdite civili e i danni agli obiettivi civili e astenendosi da attacchi diretti contro civili e obiettivi civili, così come da attacchi indiscriminati e sproporzionati;
  • a Israele, di consentire immediatamente l’accesso senza ostacoli agli aiuti umanitari destinati alla popolazione civile di Gaza e di porre fine al blocco illegale che dura da 16 anni, nonché di consentire accesso immediato alla Commissione indipendente d’Inchiesta sui Territori palestinesi occupati;
  • alla comunità internazionale, di imporre un embargo sulle armi a tutte le parti coinvolte nel conflitto, considerando che si stanno commettendo gravi crimini di diritto internazionale;
  • sempre alla comunità internazionale, si assicurare che le indagini in corso della Corte penale internazionale sulla situazione in Palestina ricevano pieno sostegno e le risorse necessarie;
  • ad Hamas e agli altri gruppi armati palestinesi, di rimettere in libertà gli ostaggi civili immediatamente e senza condizioni e, nel frattempo, di trattarli con umanità fornendo loro tutti gli aiuti e l’assistenza medica necessari;
  • a Israele, di scarcerare tutti i palestinesi che si trovano in detenzione arbitraria;
  • di esaminare le profonde cause del conflitto e lo smantellamento del sistema di apartheid imposto da Israele a tutti i palestinesi”.
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