Trasformare le elezioni del 2024 in un referendum su aborto e democrazia, ossia sui rischi che si correrebbe con Donald Trump alla presidenza. È la strategia che stanno valutando i dem e la Casa Bianca, dopo la vittoria del partito nel Super Tuesday, trainata dal voto sull’aborto, e il terzo dibattito tv tra i cinque rivali del tycoon, che non sembra poter cambiare la traiettoria della sua corsa solitaria verso la nomination repubblicana: resta in palio solo il secondo posto, che si contendono l’ex ambasciatrice all’Onu Nikki Haley, in ascesa nei sondaggi, e il governatore della Florida Ron DeSantis, che perde terreno.
«Quando si candida un presidente in carica – spiega il politologo Bill Schneider – le elezioni diventano sempre un referendum su di lui e i suoi risultati. In questo caso però abbiamo di fatto due `incumbent´ in corsa, perché Trump è uscito dalla Casa Bianca meno di quattro anni fa e sostiene di essere ancora il presidente legittimo invocando le elezioni truccate. Il voto quindi verrà deciso da quale dei due `incumbent´ diventerà l’oggetto del referendum. Se sarà su Biden, l’inflazione, le guerre e in generale i suoi risultati, è assai probabile che vinca Trump, vista l’impopolarità di Joe. Se invece i democratici riusciranno a trasformarlo in un referendum su Donald, il suo carattere, i suoi problemi giudiziari, la minaccia che rappresenta per il futuro della nostra democrazia e delle nostre libertà, allora Biden avrà la possibilità di ripetere la strategia e il successo del 2020».
Il marito della vicepresidente Kamala Harris, il second gentleman Doug Emhoff, ha battezzato il percorso dei Democratici verso la vittoria nel 2024 come «Dobbs e democrazia»: un riferimento alla sentenza `Dobbs v Jackson´ – con cui la maggioranza conservatrice della Corte suprema, cementata da Trump, ha cancellato dopo 50 anni il diritto costituzionale di abortire – e ai diritti civili che sarebbero in gioco con una seconda presidenza Trump. Il tycoon, che valuta come vice anche l’ex anchor Fox Tucker Carlson, non fa mistero di voler vendicarsi delle inchieste e degli impeachment a suo carico. Il suo entourage, come ha rivelato il Washington Post, sta mettendo a punto piani per usare il governo federale come una clava contro critici e oppositori, invocando addirittura l’Insurrection Act nel primo giorno del suo mandato per schierare i militari contro le manifestazioni civili. L’indagine di impeachment lanciata dai repubblicani alla Camera contro la famiglia Biden sarebbe solo un assaggio.
Ecco quindi l’idea di mobilitare nel 2024 l’elettorato dem e quello indipendente mettendo nell’urna anche referendum per proteggere il diritto d’aborto, come quello che ha trionfato in Ohio e precedentemente in altri sette stati. La corsa contro il tempo è soprattutto in stati battleground come Arizona, Nevada, Florida, Nebraska e South Dakota. I dem sarebbero agevolati anche dal fatto che i repubblicani faticano a trovare un messaggio comune vincente su questo tema, come mostrano le divisioni emerse nell’ultimo duello tv.
Il verdetto del Super Tuesday lascia sperare Biden che il 2024 finisca come il 2022, e che alla fine lui vada meglio di quanto prevedono certi sondaggi, come quelli che lo danno dietro a Trump negli stati battleground: «non penso di essere indietro. È perché voi non leggete tutti i sondaggi. In otto su dieci lo batto in quegli stati. Voi leggete solo quelli della Cnn e del New York Times. Controllate. Controllate». Volato in Illinois per corteggiare i voti cruciali di sindacati e operai dell’auto dopo il successo di uno sciopero storico, il presidente non sembra proprio pensare al ritiro: diventerebbe un’anatra zoppa per un anno con due guerre in corso, mentre in alcuni stati si sono già chiusi o si stanno chiudendo i termini per i candidati last minute. Nel dibattito tv lo sfidante repubblicano Vivek Ramaswamy gli ha lanciato comunque una provocazione: «si faccia da parte e i democratici ci dicano chi è il vero candidato, se Michelle Obama o Gavin Newsom».