Domenica, durante una manifestazione sul clima ad Amsterdam, Greta Thunberg ha chiesto un “cessate il fuoco” in Medio Oriente e ha indossato una kefiah, un tradizionale copricapo palestinese.
La sua richiesta di un cessate il fuoco è stata interrotta da un manifestante che ha cercato di strapparle il microfono, sostenendo di essere venuto per una protesta ambientale e non per “il suo punto di vista politico”.
In Germania, dove la sicurezza di Israele è considerata una “ragione di Stato”, le posizioni di Thunberg hanno suscitato scalpore.
Volker Becker, presidente del Dig, un gruppo di amicizia tedesco-israeliano, ha dichiarato che “questo segna la fine di Greta Thunberg come attivista per il clima”.
L’ambasciata israeliana in Germania ha dichiarato che è “triste che Greta Thunberg stia usando la scena del clima per fini personali”.
Le critiche hanno anche riacceso le polemiche interne ai Fridays for Future, il movimento fondato da Thunberg.
La presidente della sezione tedesca dell’organizzazione, Luisa Neubauer, si è dissociata dalle affermazioni di alcuni attivisti che hanno denunciato il “genocidio” di Gaza e criticato “il sostegno occidentale e le macchine di disinformazione”.
Neubauer ha dichiarato di essere “delusa dal fatto che Greta Thunberg non abbia nulla di concreto da dire sulle vittime ebree del massacro del 7 ottobre”.
Thunberg ha risposto alle critiche affermando che “è chiaro che le realtà del mondo divergono quando si parla di Israele e Palestina. Ma questo non giustifica l’antisemitismo o la disinformazione”.
L’attivista ha aggiunto che “come movimento per la giustizia climatica, dobbiamo ascoltare le voci di chi è oppresso e di chi lotta per la libertà e la giustizia”.
Le posizioni di Thunberg sono destinate a continuare a suscitare polemiche, evidenziando le complessità del conflitto israelo-palestinese e la difficoltà di trovare una posizione di equilibrio tra le diverse parti in causa.