Parole di pace. Parole disperate in un momento così difficile sia in Palestina che in tante altre parti del mondo.
Nel suo messaggio Urbi et Orbi, il Papa ha commemorato gli ostaggi di Gaza, pianto per i civili uccisi in Palestina e ha lanciato un appello significativo. ‘Nel mio cuore, persiste il dolore per le vittime dell’orrendo attacco del 7 ottobre scorso e rinnovo con urgenza l’appello per la liberazione di coloro che sono ancora trattenuti come ostaggi’, ha dichiarato. Ha inoltre aggiunto: ‘Imploro che cessino le operazioni militari, evitando il tragico costo di vite civili innocenti, e si provveda alla disperata situazione umanitaria aprendo le porte agli aiuti’.
“Non si continui ad alimentare violenza e odio, ma si avvii a soluzione la questione palestinese, attraverso un dialogo sincero e perseverante tra le parti, sostenuto da una forte volontà politica e dall’appoggio della comunità internazionale”, ribadisce il Pontefice. “Fratelli e sorelle, preghiamo per la pace in Israele e Palestina”.
“Dire sì al Principe della pace significa dire ‘no’ alla guerra, a ogni guerra, alla logica stessa della guerra, viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse. Ma per dire ‘no’ alla guerra bisogna dire ‘no’ alle armi. Perché se l’uomo, il cui cuore è instabile e ferito, si trova strumenti di morte tra le mani, prima o poi li userà. E come si può parlare di pace se aumentano la produzione, la vendita e il commercio delle armi?”.
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