di Beatrice Sarzi Amade
Al di là del tumulto causato dalla risposta israeliana al pogrom del 7 ottobre, questa situazione senza precedenti sotto molti punti di vista solleva domande fondamentali sulle guerre moderne – di cui il conflitto Israele-Hamas è forse un esempio estremo – ovvero sulla tragica arbitrarietà tecnologica e sulla perversione del destino riservata ai civili in quello che il filosofo Michael Walser chiama, in un recente articolo pubblicato negli Stati Uniti, “la trappola della guerra asimmetrica”.
Frédérique Leichter-Flack, professore di letteratura e umanistica politica, e Ariel Colonomos, direttore della ricerca presso il CNRS, teorizzano le peculiarità di questa guerra asimmetrica in corso tra Israele e Hamas, rifiutando il paragone con la distruzione di Dresda. I due docenti affermano pure che la dottrina israeliana è cambiata e si basa sull’idea che “in ogni caso, non saremo in grado di negoziare e quindi è meglio colpire molto duramente Hamas”.
Flack continua sullo specifico di questa guerra asimmetrica: “Delle due parti in guerra, Israele e Hamas, solo una delle due accetta di essere ritenuta responsabile della legge di guerra e dell’etica della guerra; l’opinione pubblica internazionale, ovviamente, fa pressione sull’unica delle due ad accettare di essere ritenuta responsabile”. Flack estende il suo pensiero alla questione delle vittime civili: “Quando si dà un volto a queste ‘vittime collaterali’, chi può accettare di sacrificarle? Questo non è più possibile”.
Laure de Roucy-Rochegonde sviluppa l’uso dell’intelligenza artificiale come strumento tecnologico al servizio della guerra e ricorda la dimensione politica del suo utilizzo. Ciò potrebbe rendere inutile qualsiasi intervento da parte di chi osserva.
All’orizzonte non si vede la fine delle ostilità così come non si percepisce una maggior vicinanza a una tregua duratura. La diplomazia internazionale è in una difficile situazione di stallo. Finché rimarrà Netanyahu, non si preannunciano scenari di pace.
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