Hester Hayut è la donna che ha messo fine alla contestata riforma giudiziaria voluta dal governo del premier israeliano Benyamin Netanyahu. All’indomani della storica sentenza dell’Alta corte, che ha bocciato la legge sullo «standard di ragionevolezza», l’ex presidente di questa corte emerge come una figura centrale. Tanto che Haaretz la indica come colei che «passerà alla storia» per aver salvato la fragile” democrazia israeliana.
Presidente della Corte fino al pensionamento lo scorso ottobre, Hayut ha preso posizione fin dall’inizio contro l’insieme della riforma giudiziaria che il governo Netanyahu ha presentato un anno fa. Ed è sulla base delle sue argomentazioni giuridiche che una maggioranza di otto giudici contro sette ha bocciato l’unico provvedimento della riforma finora approvato dal parlamento. Dei contrari, tre hanno comunque espresso perplessità sulla legge. La sentenza è particolarmente importante anche perché 13 giudici su 15 hanno convenuto sul fatto che l’Alta corte possa esprimersi su contenuti della Legge fondamentale, l’insieme di principi di base che in Israele ha uno status quasi costituzionale, nel quale la nuova legge era stata inserita come emendamento.
In Israele manca una vera e propria costituzione e nel 2021 era stata la Hayut nel 2021 a sottolineare in una sentenza che il parlamento israeliano può emendare la Legge fondamentale con una maggioranza semplice. Pertanto, aveva argomentato la giudice, è importante che l’Alta corte mantenga la capacità di intervenire in presenza di nuovi emendamenti che alterino la natura democratica dello stato d’Israele. Ed è questo principio che è stato ripreso nella sentenza di ieri.
Lo standard giuridico di ragionevolezza torna dunque a poter essere usato dai tribunali di ogni livello, e in ultima istanza dall’Alta corte, per valutare i provvedimenti del governo o di singoli ministri. E potrebbe essere invocato qualora il governo decida di opporsi ad una commissione d’inchiesta sull’attacco a sorpresa di Hamas il 7 ottobre.
Il progetto di riforma giuridica, che comprendeva anche un controllo del governo sulla nomina dei giudici, era considerato da molti israeliani come una minaccia alla natura democratica dello stato. Per mesi Israele si è diviso sulla questione, con manifestazioni settimanali di decine di migliaia di persone in tutto il paese. Ora che l’unico elemento della riforma approvato in parlamento è stato bocciato, l’intera riforma appare definitivamente affossata mentre il paese ha purtroppo altro da pensare, nel pieno della guerra a Gaza e la crisi degli ostaggi.
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