In Russia, tra i danni provocati dalla guerra all’Ucraina c’è pure una preoccupante impennata dei casi di alcolismo. Si sa, il Paese ha sempre sofferto questa piaga, ma negli anni più recenti, prima dell’invasione, i dati erano apparsi incoraggianti. Il 2022, anno che si è aperto con l’avvio della cosiddetta “operazione speciale”, le tabelle mediche hanno suonato l’allarme.
“Rosstat” ha registrato che nel 2022 in Russia a 54,2 mila pazienti è stata diagnosticata dipendenza da alcol, di cui 12,9 mila sono stati diagnosticati con “psicosi alcolica”. Lo afferma la raccolta di Rosstat, “Healthcare in Russia-2023”, pubblicata a dicembre. Il giornale Kommersant ha potuto leggere il documento.
Come osserva il giornale, fino al 2021, il numero di persone a cui è stata diagnosticata una nuova diagnosi di “dipendenza da alcol” o “psicosi alcolica” in Russia era in calo, addirittura da 10 anni. Secondo Rosstat, nel 2010 erano stati presi sotto la supervisione del dispensario 153,9 mila pazienti, nel 2021 53,3 mila persone. Nelle statistiche di Rosstat non ci sono dati per il 2023. Forse perché ulteriormente preoccupanti.
Gli esperti intervistati da Kommersant hanno attribuito l’aumento del numero di pazienti con dipendenza da alcol alla pandemia di coronavirus, agli sconvolgimenti socio-economici e all’aumento degli scontri geopolitici (leggasi la guerra, quasi in casa).
Pare che, dopo l’inizio dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte delle truppe russe, i funzionari russi abbiano iniziato a bere alcolici molto più spesso e in quantità maggiori, dicono fonti vicine all’amministrazione presidenziale. Aggiungendo che Vladimir Putin è preoccupato per lo stato di “alcune persone nella sua cerchia ristretta”.