Giù le mani dall’Unrwa. Alla sua criminalizzazione, al tentativo di annientamento. L’attacco all’Onu, alle sue Agenzie, non nasce con lo” scandalo Unrwa”. L’attacco va avanti da anni. Molto, molto prima del 7 ottobre. Perché le agenzie delle Nazioni Unite che operano sul campo, a Gaza, in Cisgiordania, sono spesso testimoni scomodi. Per la forza occupante. Lo è l’Unrwa (di cui è stato per lungo tempo Commissario l’italiano Filippo Grandi, oggi a capo dell’Unhcr), l’Unicef, l’Oms…
Il coinvolgimento di 12 dipendenti dell’Unrwa nell’attacco di Hamas a Israele il 7 ottobre, con gli orribili crimini perpetrati, è un fatto grave, scioccante, di cui giustamente il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è detto “inorridito” chiedendo al Commissario generale dell’agenzia, Philippe Lazzarini, di agire con la massima celerità e durezza contro i colpevoli, individuando anche eventuali connivenze dentro l’organizzazione. Sono accuse scioccanti», ha ammesso Lazzarini. Promettendo di licenziare immediatamente quella dozzina. D’avviare un’indagine interna. E di perseguire, anche penalmente, «qualsiasi dipendente coinvolto in atti di terrorismo». E i licenziamenti sono scattati.
Ma questo terribile episodio non può cancellare una storia. O riscriverla, sotto il segno della criminalizzazione. Come vorrebbe Israele.
“Chiediamo all’Onu di assumere azioni immediate contro la leadership dell’Unrwa”, sentenzia il ministro degli esteri israeliano Israel Katz. E ancora: “Per anni abbiamo messo in guardia: l’Unrwa perpetua il tema dei rifugiati, ostacola la pace e serve come braccio civile di Hamas a Gaza”. Katz ha sottolineato che l’Unrwa “deve pagare un prezzo per le sue azioni. L’Unrwa non è la soluzione”. I “Israele farà in modo che l’Unrwa non sia parte del dopoguerra a Gaza”, incalza Katz . aggiungendo che “lavorerà” per ottenere il sostegno bipartisan negli Usa, nell’Ue e in altre nazioni a livello globale a favore di questa politica volta a fermare le attività dell’Unrwa a Gaza.
Una giornalista israeliana, Ruthie Blum, ha cercato di piantare un altro chiodo nella bara dell’agenzia: “Nessuna misura più blanda della chiusura dell’Unrwa può essere ritenuta soddisfacente, perché la sua stessa esistenza è una truffa criminale… Nel frattempo, consoliamoci con la meritata umiliazione pubblica dell’agenzia”.
Quanto a Benjamin Netanyahu, Il primo ministro israeliano è arrivato al punto di accusare l’agenzia di perpetuare piuttosto che alleviare la difficile situazione dei palestinesi e ha invitato le Nazioni Unite a scioglierla.
Scioglimento. Cancellazione. Ancora non si è arrivati all’”annientamento”, ma poco ci manca.
Un po’ di storia
Il mandato dell’Unrwa si estende alla fornitura di servizi ai rifugiati palestinesi nei suoi cinque campi operativi: Cisgiordania (compresa Gerusalemme Est), Striscia di Gaza, Siria, Libano e Giordania. Pertanto, i rifugiati palestinesi che si trovano in questi ambiti non rientrano nel mandato dell’Unhcr. Tuttavia, l’Unhcr ha un mandato nei confronti dei rifugiati palestinesi quando si trovano al di fuori delle aree operative dell’Unrwa in determinate circostanze.
Quando l’Agenzia per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel vicino Oriente (Unrwa, United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) inizia ad operare, rispondeva ai bisogni di circa 750mila rifugiati palestinesi.
Oggi il numero è salito a circa 5.9 milioni e, a causa della recente escalation del conflitto, è destinato ad aumentare in tempi rapidi. Si stima che dal 7 ottobre 2023 ci siano già 1.5 milioni di nuovi rifugiati nelle strutture e oltre 28mila persone hanno richiesto supporto psicologico nell’ultimo mese. L’Unrwa continua a fornire ogni giorno beni di prima necessità agli sfollati, come acqua potabile, farina e farmaci salvavita.
Filippo Grandi è stato nominato Commissario generale dell’Unrwa il 20 gennaio 2010, dopo aver ricoperto a partire dall’ottobre del 2005 l’incarico di Vice commissario generale della stessa agenzia. Nella sua lettera inaugurale al personale Unrwa, ha rimarcato – citazione testuale presa dal sito ufficiale unrwa.org – che “… l’incarico di Commissario Generale non è un onore personale concesso a un individuo, ma una missione da svolgere con e per i profughi di Palestina”. Ha reso omaggio al carattere concreto e tangibile della missione dell’Unrwa, osservando che questo è “ciò che ci rende rilevanti, quello che permette al nostro lavoro di avere un impatto concreto nell’esistenza di coloro che, dopo sei decenni, continuano a vivere in una situazione di ingiustizia”.
Domanda: anche Grandi è stato, uno “strumento”, sia pur inconsapevole, di Hamas?.
Dodici. E’ il numero dei dipendenti dell’Unrwa che, secondo Israele, hanno partecipato al pogrom del 7 ottobre. Dodici. L’Unrwa, dati rilevabili dal succitato sito ufficiale, impiega circa 30.000 dipendenti, per la maggior parte profughi palestinesi. Trentamila.
Nelle 284 scuole che l’Agenzia gestisce nella Striscia e in Cisgiordania, numero ora fortemente ridotto visto che la maggior parte delle scuole a Gaza sono state rase al suolo dai bombardamenti israeliani, e nei suoi campi profughi, lavorano 13.000 palestinesi nella Striscia di Gaza, altri 4.000 in Cisgiordania. 152 dipendenti dell’Unrwa hanno perso la vita dal 7 ottobre.
L’Unrwa sta facendo un lavoro straordinario sul campo”, ha riconosciuto lo scorso 4 novembre il segretario di stato americano Antony Blinken. Allora il capo della diplomazia Usa non era a conoscenza dello “scandalo dei 12”, ma del resto, sì. Certamente dei 74 anni di attività precedenti al tragico 7 ottobre 2023 (l’Unrwa è stata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite ai sensi della risoluzione 302 (IV), dell’8 dicembre 1949). Una storia che Israele e il partito della guerra vorrebbero ora cancellare. Anzi, annientare.
“A oggi abbiamo uno staff di 13 mila persone che continuano a lavorare e a fare ciò che possono. Abbiamo più di un milione di persone ospitate nelle strutture dell’Unrwa e che continuano a essere colpite. Noi continueremo a fare il nostro lavoro”. Lo ha detto Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite, commentando le notizie su Gaza che riguardano le accuse di connivenza con Hamas da parte di dipendenti dell’agenzia Onu per i profughi palestinesi. Diciassette Paesi hanno sospeso i fondi a Unrwa dopo le rivelazioni dell’inchiesta condotta da Israele.
Per fortuna, c’è chi a Bruxelles, non certo a Roma, ragiona e non cancella una storia.
“Gli impegni di finanziamento in corso da parte dell’Ue sono stati rispettati e i finanziamenti non sono stati sospesi”. Lo scrive in una nota l’ufficio del capo della Politica estera dell’Unione Europea Josep Borrell. “Il ruolo dell’Unrwa è vitale nelle attuali circostanze a Gaza”, si legge nella dichiarazione. “2 milioni di persone hanno un disperato bisogno degli aiuti forniti dall’Unrwa e da altre agenzie delle Nazioni Unite”. Borrell ha accolto con favore “le misure rapide e decisive adottate dall’organizzazione “alla luce di “accuse molto gravi contro un certo numero di membri del personale dell’Unrwa”, e ha affermato che “l’Ue determinerà le prossime decisioni sui finanziamenti alla luce dell’esito delle indagini”. L’Unione Europea è uno dei maggiori donatori dell’Unrwa, fornendo circa un decimo dei finanziamenti dell’agenzia delle Nazioni Unite secondo i dati del 2022.
Il mondo solidale si mobilita
LINK 2007, la rete di Ong di solidarietà e cooperazione internazionale chiede al Governo italiano di rivedere la sospensione dei finanziamenti all’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi. “Di fronte alla catastrofe umanitaria in corso a Gaza e all’urgenza, sottolineata anche dalla recente sentenza della Corte Internazionale di Giustizia de L’Aia, di garantire l’accesso e l’implementazione degli aiuti umanitari nell’area della Striscia, la sospensione dei finanziamenti all’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, annunciata da diversi governi donatori, tra cui l’Italia, rischia di avere un impatto durissimo sulla popolazione già allo stremo. Con circa un milione di persone sfollate e accolte all’interno o nei pressi dei 154 centri protetti allestiti dall’Unrwa, l’agenzia svolge un ruolo insostituibile nel garantire accesso a beni essenziali a partire da cibo e acqua potabile. Va sottolineato inoltre che, dall’inizio del conflitto, l’Unrwa ha pagato un prezzo altissimo e senza precedenti, con 152 dipendenti uccisi e 141 strutture danneggiate dai bombardamenti. Rivolgiamo il nostro appello al Governo italiano e ai Governi donatori, chiedendo di non chiudere gli occhi sul dramma della popolazione di Gaza e di premere perché sia garantito il pieno rispetto dei principi umanitari e del diritto umanitario internazionale. Senza in alcun modo minimizzare l’assoluta gravità delle accuse nei confronti di alcuni dipendenti dell’Unrwa, su cui le Nazioni Unite hanno immediatamente avviato una indagine adottando giustamente misure severe, invitiamo ad un ripensamento rispetto alla decisione della sospensione dei fondi, che appare sproporzionata e sbagliata, perché colpisce chi attende aiuti umanitari in una situazione che la cui gravità richiede interventi urgenti per la stessa sopravvivenza delle persone, a partire dalle molte estremamente vulnerabili”. La denuncia di AcionAid “ActionAid, organizzazione attiva a Gaza e nella regione circostante, è profondamente allarmata e preoccupata dalla decisione di alcune delle nazioni più ricche del mondo di sospendere i finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi Questa scelta rappresenta una condanna per milioni di palestinesi a Gaza e nella regione circostante, intensificando una crisi umanitaria già catastrofica. I tagli ai fondi per l’Unrwa avranno anche conseguenze regionali più ampie per i rifugiati palestinesi presenti in Siria, Giordania e Libano. ActionAid accoglie con favore l’indagine dell’Unrwa relativa alle accuse che coinvolgono un ristretto gruppo di membri dello staff negli attacchi del 7 ottobre, ma denuncia con forza la scelta insensibile di punire un’intera popolazione da parte di alcune delle nazioni che in precedenza avevano chiesto un aumento degli aiuti e protezione per gli operatori umanitari a Gaza. Come riportato dalle Nazioni Unite, tutti i bambini sotto i cinque anni di Gaza – 335.000 – sono ad alto rischio di grave malnutrizione, mentre il rischio di carestia aumenta di giorno in giorno. Nonostante gli oltre 152 membri dello staff rimasti uccisi e più di 141 strutture ridotte in macerie o irrimediabilmente danneggiate, l’Unrwa è ancora una salvezza per i palestinesi della Striscia di Gaza. È la più grande organizzazione umanitaria della regione e svolge un ruolo indispensabile, insieme ad altre organizzazioni umanitarie, nel fornire aiuti vitali come cibo, acqua, assistenza medica, istruzione e protezione. Esortiamo gli Stati donatori a revocare questa decisione e a onorare i loro impegni nei confronti del popolo palestinese. Se ritirano ora il loro sostegno, la già terribile crisi umanitaria si aggraverà in una catastrofe di proporzioni inimmaginabili”. Mobilitazione internazionale “Come organizzazioni umanitarie, siamo profondamente preoccupati per il fatto che alcuni dei maggiori donatori abbiano deciso di sospendere i finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione (Unrwa), il principale fornitore di assistenza per milioni di palestinesi a Gaza e nella regione, proprio nel momento in cui si sta verificando un rapido peggioramento della catastrofe umanitaria nella Striscia. La sospensione dei finanziamenti da parte dei Paesi donatori avrà un impatto sugli aiuti salvavita per oltre due milioni di civili, di cui più della metà sono bambini, che dipendono dal sostegno dell’Unrwa a Gaza. La popolazione rischia di morire di fame, di affrontare una carestia e di essere colpita da epidemie, a causa dei continui bombardamenti indiscriminati di Israele e della privazione degli aiuti a Gaza. Accogliamo con favore la rapida indagine dell’Unrwa sul presunto coinvolgimento di alcuni membri del personale delle Nazioni Unite negli attacchi del 7 ottobre. Siamo allibiti di fronte alla decisione sconsiderata di tagliare un’ancora di salvezza per un’intera popolazione proprio da parte di alcuni dei Paesi che avevano chiesto di intensificare gli aiuti a Gaza e di proteggere gli operatori umanitari mentre svolgono il loro lavoro. Questa decisione arriva mentre la Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato un’azione immediata ed efficace per garantire la fornitura di assistenza umanitaria ai civili di Gaza. 152 membri del personale Unrwa sono già stati uccisi e 145 strutture Unrwa sono state danneggiate dai bombardamenti. L’Unrwa è la più grande agenzia umanitaria a Gaza e il suo lavoro non può essere svolto da altre agenzie che operano a Gaza. Se le sospensioni dei finanziamenti non saranno revocate, rischiamo di assistere al completo collasso della già limitata risposta umanitaria a Gaza. Si stima che siano oltre un milione gli sfollati palestinesi che si rifugiano [3] nei 154 centri di accoglienza dell’Unrwa o nei dintorni, per i quali l’agenzia e le organizzazioni umanitarie hanno continuato a lavorare in circostanze quasi impossibili per fornire cibo, vaccinazioni e acqua potabile. I Paesi che sospendono i fondi rischiano di privare ulteriormente i palestinesi della regione di cibo, acqua, assistenza e forniture mediche, istruzione e protezione. Sollecitiamo i Paesi donatori a confermare il sostegno al lavoro vitale che l’Unrwa e i suoi partner svolgono per aiutare i palestinesi a sopravvivere a una delle peggiori catastrofi umanitarie dei nostri tempi .Li esortiamo a revocare le sospensioni dei finanziamenti, rispettare i loro doveri nei confronti del popolo palestinese e aumentare l’assistenza umanitaria per i civili in grave difficoltà a Gaza e nella regione”. Firmatari:Save the Children War Child Alliance ActionAid Norwegian Refugee Council Diakonia Oxfam Première Urgence Internationale Médecins du Monde France, Spain, Switzerland, Canada, Germany Danish Refugee Council Johanniter International Assistance The Association of International Development Agencies – Aida Humanity & Inclusion/ Handicap International (HI) INTERSOS CCFD-Terre Solidaire International Council for Voluntary Agencies Norwegian People’s Aid Plateforme des ONG françaises pour la Palestine Norwegian Church Aid DanChurchAid American Friends Service Committee Caritas Internationalis |
Globalist è con loro. Giù le mani dall’Unrwa.