Ue nel caos: "Le condizioni poste da Orban per sbloccare i fondi all'Ucraina sono inaccettabili"
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Ue nel caos: "Le condizioni poste da Orban per sbloccare i fondi all'Ucraina sono inaccettabili"

La lista di condizioni posta dal primo ministro ungherese, Viktor Orbán, per sbloccare i fondi all'Ucraina non è al momento accettabile dagli Stati membri europei.

Ue nel caos: "Le condizioni poste da Orban per sbloccare i fondi all'Ucraina sono inaccettabili"
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30 Gennaio 2024 - 16.44


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La lista di condizioni posta dal primo ministro ungherese, Viktor Orbán, per sbloccare i fondi all’Ucraina non è al momento accettabile dagli Stati membri europei.

Lo ha dichiarato un alto funzionario europeo in vista del Consiglio europeo straordinario di giovedì prossimo. L’Ungheria, ha specificato la fonte, «ha detto che potevano non esercitare il veto a determinate condizioni, ed è qui che si pone il problema. La lista (di condizioni) non è accettabile per gli altri Stati membri. È su questo punto che si apre la discussione ed è per questo che la situazione è difficile».

La condizione espressa da Orbán, ha poi spiegato la fonte, è quella di votare ogni anno, con la possibilità di porre il veto, questioni relative alla spesa del bilancio annuale europeo, che rientrano nella più ampia revisione del Quadro finanziario pluriennale (QFP)”.

Il QFP, ha spiegato il funzionario Ue, è un tetto massimo e si concorda normalmente ogni sette anni all’unanimità (con possibilità di revisione intermedia). Il bilancio è diverso: il tetto è ciò che non si può superare, il bilancio è ciò che si accetta di spendere” ogni anno, ed è «votato a maggioranza qualificata in Consiglio», ha poi aggiunto. «Orbán chiede di votare il bilancio all’unanimità ogni anno. Quindi, perché discutere ora di questo se si vuole ripetere ogni anno? Questa è l’opzione che ha offerto agli altri Stati membri. Questo è il punto. E su questo gli Stati membri vogliono prevedibilità», ha proseguito la fonte. Inoltre, ha concluso, «è necessario un finanziamento pluriennale, anche per consentire allo strumento di funzionare nel caso dell’Ucraina. Questa è la posizione degli altri 26 Stati membri».

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