Francesca Albanese: "Da due anni Israele ostacola il mio lavoro di inviata dell'Onu come lo fa con gli altri"
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Francesca Albanese: "Da due anni Israele ostacola il mio lavoro di inviata dell'Onu come lo fa con gli altri"

Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per le violazioni dei diritti umani commessi nei Territori palestinesi occupati, reagisce così alla decisione di Israele di negarle l'ingresso

Francesca Albanese: "Da due anni Israele ostacola il mio lavoro di inviata dell'Onu come lo fa con gli altri"
Francesca Albanese
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12 Febbraio 2024 - 16.17


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 «Sono due anni che Israele mi nega di fare il mio lavoro come chiesto dall’Onu non facilitando il mio ingresso nel Territori palestinesi occupati. E sono 17 anni che lo fa nei confronti di tutti i relatori speciali che hanno ricoperto questo mandato». Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per le violazioni dei diritti umani commessi nei Territori palestinesi occupati, reagisce così alla decisione di Israele di negarle l’ingresso nel Paese dopo le affermazioni, definite «oltraggiose», secondo cui l’attacco del 7 ottobre «sarebbe stata una reazione all’oppressione israeliana».

«Le affermazioni tra virgolette oltraggiose consistono nel fatto che ho risposto a quello che il presidente francese definiva essere stato il più grande attentato antisemita dalla seconda guerra mondiale», chiarisce Albanese, rivendicando di aver «condannato fin dal primo momento i crimini di Hamas nei confronti dei civili israeliani». Ma, sottolinea la relatrice dell’Onu esperta di diritto internazionale, «contesto fermamente che l’origine/causa principale dei crimini commessi contro civili israeliani sia l’antisemitismo: questa l’affermazione che Israele ritiene `oltraggiosa´».

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«Ma l’attacco di Hamas, con i crimini oltraggiosi che l’hanno accompagnato è stato commesso contro Israele come stato occupante e d’apartheid – afferma – quindi una minaccia contestuale e non esistenziale. Si noti bene, questa non è assolutamente una giustificazione, ma una mera contestualizzazione”.

Secondo Albanese, si tratta di «una manipolazione semantica gravissima e pericolosa» di Israele, che «vuole così distogliere l’attenzione» da quello che succede a Gaza, ma così «distoglie anche l’attenzione dalla gravità dei crimini che Hamas ha commesso».

 La relatrice ribadisce quindi la richiesta che Israele, «in quanto membro delle Nazioni Unite, si conformi ai valori dell’organizzazione, rispetti il diritto internazionale e conduca la propria azione di potenza occupante, finché l’occupazione dura, nel rispetto del diritto umanitario».

«La verità è che come ha detto il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres il 7 ottobre non è venuto dal nulla – ricorda Albanese – È importante riconoscere che gli attacchi di Hamas non sono avvenuti «in a vacuum». Il popolo palestinese è stato soggetto a 56 anni di oppressione soffocante, i palestinesi hanno visto la loro terra lentamente divorata dagli insediamenti e flagellata dalla violenza, la loro economia soffocata, il loro popolo sfollato e le loro case demolite, le loro speranze per una soluzione politica alla loro situazione sono svanite».

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«Ma i reclami del popolo palestinese non possono giustificare gli attacchi atroci di Hamas. E quegli attacchi atroci non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese», conclude la relatrice, citando ancora Guterres, «con cui concordo pienamente».

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