Un brutto segnale che fa capire come la mano nera di Putin si allunghi fino ai Balcani e soprattutto nella zona più in fermento, ossia ma Bosnia paese che si regge su un accordo fragile che i serbi vorrebbero rimettere in discussione.
Per il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik, il presidente russo Vladimir Putin non è un uomo di guerra, ma è stato costretto ad avviare «l’operazione militare speciale» in Ucraina per difendere gli interessi nazionali e statali della Russia. «L’Occidente ha ignorato tutti gli avvertimenti sin dal 2008, dalla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, di non avvicinarsi alle frontiere della Russia e di non sferrare attacchi al suo sistema politico. L’Occidente ha ignorato tutto ciò nella sua arroganza di impadronirsi della Russia e di portarla a una sua divisione», ha detto Dodik in una intervista da Kazan alla tv serbo-bosniaca Rtrs ripresa dai media a Belgrado.
Nella città russa Dodik ha incontrato oggi Putin che gli ha consegnato un’alta onorificenza russa. Sottolineando come il presidente russo sia impegnato al mantenimento di pace e stabilità e favore della collaborazione fra i popoli, il leader serbo-bosniaco ha affermato che la Russia è ora ancora più forte, cosa questa che «l’Occidente non si aspettava».
«Quando è cominciata l’operazione speciale in Ucraina l’Occidente si aspettava che la Russia sarebbe precipitata in una situazione di estrema povertà e miseria sociale. Ma la Russia si è rivelata diversa. Putin ha mostrato di essere capace di guidare il Paese in circostanze difficili, di mobilitare le forze e la dirigenza che è stata capace di gestire le crisi, così che ora si registra una produzione significativa in tutti i settori», ha detto Dodik, secondo il quale «la Russia aiuta gli altri e non ha occupato nessuno, non ha occupato neanche l’Ucraina».