Nella Russia di Putin gli ospedali psichiatrici tendono a somigliare sempre di più ai famigerati manicomi della peggiore epoca sovietica.
Il ministero della Salute ha deciso di dare agli ospedali psichiatrici il diritto insindacabile di vietare le visite dei parenti.
Il documento in questione dice che le porte degli ospedali per la salute mentale potranno essere off limits ai parenti ” nell’interesse della salute dei pazienti, nonché nell’interesse della salute e della sicurezza degli altri, sulla base di una decisione presa dal capo del dipartimento o dal primario”.
Nel mondo del dissenso, questa decisione è letta come la volontà del regime di “espandere le capacità della psichiatria punitiva”. A confermarlo, anche alcuni casi nei quali il ricovero coatto in psichiatria è stato usato come “alternativa” al carcere. Un metodo di coercizione e di repressione che torna, riemergendo dalle pagine più dure del potere staliniano.
I riferimenti sono tanti, per tutti basti citare il poeta Iosif Brodskij, accusato di “parassitismo doloso e rinchiuso nel manicomio del famigerato carcere “le Croci” per stabilire se era “sano” di mente.