Il dittatore e il farabutto megalomane e ricattabile. La «bromance», la stretta amicizia tra Donald Trump e Vladimir Putin, costellata di ripetute lodi reciproche, preoccupa esperti ed ex dirigenti dell’intelligence: il timore è che un’altra presidenza del tycoon possa avvantaggiare Mosca e danneggiare la democrazia e gli interessi americani all’estero.
Lo scrive il Guardian intervistando vari «addetti ai lavori» e ricordando diversi episodi del flirt di Trump con Mosca: dall’ammirazione per il «geniale» presidente russo ai dubbi sulle sue responsabilità nella morte di Alexei Navalny, dalla negazione delle interferenze del Cremlino nelle elezioni Usa alla condivisione da parte dell’allora presidente di informazioni classificate nello studio Ovale con dirigenti russi, fino alla minacce di non proteggere i Paesi Nato `morosi´.
«Se Trump vince, scordatevi che gli inglesi o i francesi – due dei nostri migliori partner bilaterali di intelligence in Europa – condividano con noi qualcosa di significativo sulla Russia, per esempio», ha detto Marc Polymeropoulos, un ex 007, che col tycoon teme la «politicizzazione dell’intelligence», ad esempio con la nomina di figure come Michael Flynn e Kash Patel.
«Trump vede Putin come un uomo forte. In un certo senso lavorano in parallelo perché entrambi cercano di indebolire gli Stati Uniti, ma per ragioni molto diverse», ha sottolineato Fiona Hill, senior fellow della Brookings Institution ed ex dirigente della sicurezza nazionale nei primi due anni dell’amministrazione Trump. «Putin – prosegue – preferisce di gran lunga l’agente del caos di Trump perché mina gli Stati Uniti. Trump non è preoccupato per la sicurezza nazionale, è concentrato su se stesso. Ridimensionando il governo degli Stati Uniti e nominando persone leali, Trump si libererà di competenze vitali in materia di sicurezza».
«Penso che Trump e Putin siano alleati temporanei naturali», ha affermato Douglas London, ex dirigente della Cia. «Si completano bene a vicenda. Hanno scopi e obiettivi comuni», ha aggiunto, paventando che il tycoon possa usare la Cia «come la sua guardia pretoriana».