Non c’erano dubbi: il tribunale della città di Labytnangi ha chiuso il procedimento sul reclamo amministrativo contro la colonia e la direzione del Servizio penitenziario federale per non aver fornito le cure necessarie ad Alexei Navalny. Lo ha annunciato il direttore della Fondazione anticorruzione Ivan Zhdanov. La causa era stata intentata dalla madre del dissidente politico, Lyudmila Navalnaya. La corte ha ritenuto che solo lo stesso Navalny potesse essere il querelante. Peccato che Navalny sia morto, ucciso dal carcere o in carcere.
“Alexei ha intentato cause molte volte per la mancata fornitura di cure mediche. E le argomentazioni erano state respinte, sempre. Ora che è stato ucciso, la querela viene negata ai suoi parenti, e con parole beffarde”, scrive il direttore della Fondazione anticorruzione sul suo canale Telegram.
Il Servizio penitenziario federale per il circondario autonomo di Yamalo-Nenets aveva annunciato nel pomeriggio del 16 febbraio che Alexei Navalny era morto nella colonia di Polar Wolf. Aggiungeva che Navalny si era sentito male dopo una passeggiata nella colonia nel villaggio di Harp. Di seguito, un braccio di ferro per avere in consegna il corpo di Navalny, fino al 24 febbraio quando la coraggiosa madre di Alexei, dopo non aver ceduto ai ricatti, aveva ottenuto la possibilità di seppellire il figlio.
Prima di allora, Lyudmila Navalnaya ha riferito che le era stato richiesto di tenere un funerale segreto, minacciandola di “fare qualcosa” al corpo del figlio se si fosse rifiutata. Il 1° marzo Navalny è stato sepolto nel cimitero Borisov di Mosca. Migliaia di persone hanno dato vita ad un ininterrotto pellegrinaggio alla sua tomba.