Gaza e quel "Palazzo della Vergogna" di New York
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Gaza e quel "Palazzo della Vergogna" di New York

New York è molto lontana da Gaza. Lontana non solo per la distanza chilometrica, ma per quella morale. A New York ha sede il “Palazzo della vergogna”, cioè il Palazzo di Vetro, sede delle Nazioni Unite. 

Gaza e quel "Palazzo della Vergogna" di New York
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

24 Marzo 2024 - 19.18


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New York è molto lontana da Gaza. Lontana non solo per la distanza chilometrica, ma per quella morale. A New York ha sede il “Palazzo della vergogna”, cioè il Palazzo di Vetro, sede delle Nazioni Unite. 

Il “Palazzo della vergogna”

La vergogna di veti e contro veti che comportano, di fatto, la condanna a morte per i disperati di Gaza.

Lo ricorda Save the Children: “Ancora una volta, Consiglio di Sicurezza dell’Onu non è riuscito nel tentativo di far approvare il cessate il fuoco. A causa di questo fallimento, migliaia di bambini continueranno a essere uccisi, mutilati e a morire di fame.

Da quando il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non è riuscito ad adottare una risoluzione per il cessate il fuoco, sono trascorsi 157 giorni. Nel frattempo, almeno 12.597 bambini sono stati uccisi a Gaza, e altre migliaia probabilmente sono rimasti intrappolati sotto le macerie.

Non riuscire a far approvare una risoluzione per il cessate il fuoco, significa che oltre un milione di bambini intrappolati a Gaza continueranno a essere esposti a bombe, armi da fuoco e alla fame. 

In merito all’allarmante situazione è intervenuto Xavier Joubert, Direttore di Save the Children nei Territori palestinesi occupati, il quale ha dichiarato: “Ancora una volta, i bambini di Gaza sono stati abbandonati dalle persone la cui responsabilità è di proteggerli. Ancora una volta, la comunità internazionale non ha adempiuto al suo dovere più fondamentale. I bambini continueranno a essere uccisi, mutilati, colpiti da malattie prevenibili e a morire di fame a causa di questo fallimento oggi. Sono trascorsi 157 giorni da quando il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non è riuscito ad adottare una risoluzione per il cessate il fuoco. In quel periodo, almeno 12.597 bambini sono stati uccisi a Gaza, e altre migliaia probabilmente sono rimasti intrappolati sotto le macerie. Quante altre migliaia dovranno morire prima che il mondo agisca? Continuiamo a chiedere un cessate il fuoco immediato e definitivo per salvare e proteggere le vite dei bambini di Gaza e l’effettiva attuazione delle misure provvisorie della Corte Internazionale di Giustizia”.

Conseguenze infinite

Trapped and Scarred è il titolo della nuova indagine di Save the Children, un’analisi dell’impatto di mesi di guerra sulla salute mentale dei bambini di Gaza e della Cisgiordania. La ricerca scatta una fotografia dell’universo quotidiano di violenze, carenza di cibo, ansia e paura che stanno vivendo i minorenni in questi territori dilaniati dalla guerra.

«Dal 7 ottobre la violenza, lo sfollamento, la malnutrizione, le conseguenti malattie – si legge nella presentazione del documento pubblicata sul sito dell’organizzazione – hanno devastato le condizioni mentali dei bambini di Gaza. Stando agli ultimi dati del Ministero della Sanità di Gaza più di 30.717 persone, tra cui 12.550 bambini, sono state uccise dall’escalation militare israeliana a Gaza iniziata il 7 ottobre come rappresaglia agli attacchi contro Israele, che hanno ucciso 1200 persone, tra cui 33 bambini, e preso più di 240 ostaggi, secondo il governo di Israele».

Secondo quanto evidenziato dall’indagine, dopo questi mesi di violenza a Gaza, che si aggiungono agli oltre 16 anni di blocco, anche gli adulti di riferimento sono sempre più incapaci di affrontare la situazione e sostenere psicologicamente i più piccoli.

Genitori e caregiver raccontano che la capacità delle nuove generazioni di immaginare un futuro senza guerra è ormai praticamente scomparsa. I bambini di Gaza vivono tutti i giorni shock e dolore, sopraffatti dall’ansia di schivare bombe e proiettili e da molte paure, come quella di perdere i propri cari, di essere costretti a fuggire attraverso strade disseminate di detriti e cadaveri e di svegliarsi ogni mattina senza sapere se riusciranno a mangiare. La loro salute mentale era precaria anche prima del 7 ottobre, a causa delle cicliche escalation di violenza, dell’impatto del blocco, comprese le restrizioni alla libertà di movimento e all’accesso ai servizi essenziali, della crisi economica e della separazione da familiari e amici.

«Mentre i bisogni umanitari aumentano – spiega Save the Children -, l’ultima escalation di violenza e l’assedio hanno causato un collasso totale dei servizi di salute mentale a Gaza: i sei centri pubblici dedicati e l’unico ospedale psichiatrico di Gaza non sono più funzionanti. La nostra recente indagine va ad integrare un’altra ricerca precedentemente condotta nel 2022 sul grave impatto sulla salute mentale dei bambini causato da oltre 16 anni di blocco imposto dal governo israeliano. I nostri professionisti di salute mentale e di protezione dell’infanzia che lavorano con noi a Gaza continuano a sottolineare l’urgenza di un cessate il fuoco immediato e definitivo, altrimenti la guerra infliggerà ulteriori danni mentali a bambini, bambine e adolescenti, che permarranno per tutta la vita, con una drastica riduzione delle opportunità di recupero».

Carestia imminente nel nord di Gaza 

E’ sempre Save the Children a darne conto: “I nuovi dati di Integrated Food Security Phase Classification, parlano chiaro: 1,1 milioni di persone a Gaza, ovvero almeno la metà della popolazione, stanno affrontando un’insicurezza alimentare catastrofica (fase 5 dell’IPC).

La carestia è imminente: i bambini e le famiglie nel nord di Gaza sono a poche settimane dalla carestia e alcune soglie necessarie per dichiarare una carestia sono già state superate. 

La popolazione a Gaza è costretta a mangiare grano, fieno e cibo animale. Qualsiasi futura dichiarazione di carestia sarà troppo tardi per loro. Con la fame ancora più estrema nel nord di Gaza, l’IPC prevede che la carestia si verificherà in qualsiasi momento tra oggi e maggio 2024. Attualmente nel nord di Gaza, un bambino su tre sotto i due anni soffre di malnutrizione acuta, un tasso che è raddoppiato da gennaio, secondo le Nazioni Unite. La mortalità infantile, già in accelerazione, raggiungerà nuovi estremi senza un cessate il fuoco immediato e definitivo e un accesso illimitato agli aiuti. 

Testimonianza da Gaza: “mio figlio sta morendo e non posso fare nulla”

Ogni giorno senza un cessate il fuoco immediato e definitivo e un accesso illimitato agli aiuti umanitari è un altro giorno di fame e sofferenza per i bambini di Gaza. 

Con l’accesso e le comunicazioni con le comunità nel nord di Gaza interrotti, fatichiamo sempre di più a raggiungere le persone lì. Ci affidiamo quindi alle testimonianze delle famiglie che sono fuggite a Rafah, l’unico luogo in cui le infrastrutture funzionano a malapena e che attualmente ospita una popolazione di 1,5 milioni di persone. Con le famiglie stipate in tende di fortuna e un’interruzione quasi totale delle forniture alimentari, dell’acqua potabile e dei sistemi igienico-sanitari e dell’assistenza sanitaria, i bambini di Rafah soffrono anche di fame e malattie.  

Mariam, membro del nostro staff a Rafah, ha raccontato che suo nipote di un anno soffre di malnutrizione acuta grave (SAM), una condizione che indebolisce il sistema immunitario ed espone i bambini ad altre malattie, in alcuni casi causando danni allo sviluppo per tutta la vita. Ora ha delle complicazioni ed è attaccato a un respiratore in un’unità di terapia intensiva.

La testimonianza della madre, invece, raccoglie poche parole, ma ne mostra tutta la sofferenza: “Vedo mio figlio morire e non posso fare nulla, è davvero straziante”. 

Mariam, ci racconta ancora del nipote: “Ha la pancia gonfia e una respirazione irregolare a causa di un’infezione alle vie respiratorie superiori. […] Questo calvario è iniziato due mesi fa, quando è stato costretto a trasferirsi in una tenda a Rafah. Poco dopo, ha iniziato a soffrire di vomito e diarrea.”

Negare gli aiuti umanitari è violazione dei diritti umani

La negazione dell’assistenza umanitaria è una grave violazione contro i bambini, secondo la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 1999 sui bambini nei conflitti armati. È anche equivalente a una punizione collettiva e illegale secondo il diritto umanitario internazionale. L’uso della fame come metodo di guerra è severamente vietato come crimine di guerra secondo il diritto internazionale. 

Le condizioni per fornire in modo sicuro e adeguato l’assistenza umanitaria ai bambini di Gaza si deteriorano ogni settimana. Il 13 marzo uno dei pochi centri di distribuzione alimentare dell’Unrwa rimasti nella Striscia di Gaza è stato colpito dalle forze israeliane, uccidendo un membro del personale e ferendo altri 22 civili.

Il numero medio giornaliero di camion che entrano a Gaza con cibo, aiuti e medicinali è diminuito di oltre un terzo nelle settimane successive alla sentenza della Corte internazionale di giustizia (CIG). 

Metodi alternativi di consegna degli aiuti, come i lanci aerei o un porto temporaneo, non possono sostituire l’assistenza umanitaria senza ostacoli attraverso le rotte terrestri già stabilite.

Per salvare e proteggere le vite dei bambini di Gaza, chiediamo un cessate il fuoco immediato e l’effettiva attuazione delle misure provvisorie della Corte Internazionale di Giustizia”.

Così Save the Children.

Appelli accorati, richieste stringenti, testimonianze angoscianti. Che si perdono nel “Palazzo della vergogna” e nelle dispute di una diplomazia disumana.  

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