I giudici hanno concesso al fondatore di WikiLeaks il permesso di appellarsi contro l’allontanamento dal Regno Unito, ma solo se Regno Unito e Stati Uniti non saranno in grado di fornire garanzie adeguate.
Julian Assange ha ottenuto una tregua nella sua lotta contro l’estradizione negli Stati Uniti dopo che due giudici hanno concesso al fondatore di WikiLeaks il permesso di appellarsi contro la sua rimozione dal Regno Unito, ma solo se Regno Unito e Stati Uniti non saranno in grado di fornire alla corte garanzie adeguate.
Se ad Assange fosse stato negato il permesso di ricorrere in appello, avrebbe potuto essere estradato entro pochi giorni per affrontare le accuse di spionaggio negli Stati Uniti.
Nel corso di un’udienza durata due giorni, i suoi avvocati hanno sostenuto che le accuse, relative alla pubblicazione da parte di Assange e WikiLeaks di migliaia di documenti classificati e diplomatici legati alle guerre in Afghanistan e in Iraq, erano motivate politicamente e che la richiesta di estradizione era illegittima.
Due giudici dell’Alta Corte di Londra, Dame Victoria Sharp e Mr. Justice Johnson, hanno deciso che gli avvocati avevano dimostrato che Assange aveva un caso discutibile e che gli sarebbe stata data l’opportunità di presentarlo in un’udienza di appello a maggio.
Ma tale udienza avrà luogo solo se il Regno Unito e gli Stati Uniti non saranno in grado di fornire garanzie sulle questioni per le quali è stata concessa provvisoriamente l’autorizzazione all’appello.
Le garanzie richieste
L’alta Corte britannica ha stabilito che Julian Assange non sarà estradato immediatamente negli Usa. La corte chiede garanzie al governo degli Stati Uniti.
Nella sentenza si legge la Corte “ha dato al Governo degli Stati Uniti 3 settimane per fornire garanzie soddisfacenti sul fatto a) che il Sig Assange potrà fare affidamento sul Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti (che protegge la libertà di parola), b) non sarà pregiudicato durante il processo (compresa la sentenza) in ragione della sua nazionalità (è cittadino australiano) e che gli saranno concesse le stesse protezioni del Primo Emendamento di un cittadino degli Stati Uniti e c) che la pena di morte venga esclusa.