La Russia scoverà e punirà gli sponsor che stanno dietro all’attacco terroristico al Crocus City Hall. L’avvertimento viene dal presidente Vladimir Putin, che torna quindi ad affermare la necessità di andare oltre gli esecutori materiali, già riconosciuti come «estremisti islamici», per arrivare ai «beneficiari di quel crimine». Una tesi già avanzata nei giorni successivi all’attentato, costato 144 morti e rivendicato dall’Isis. Ma per il quale il capo del Cremlino ha evocato una responsabilità di Kiev.
Intanto il capo del Consiglio di Sicurezza nazionale, Nikolai Patrushev, ha ribadito in un’intervista alla rivista Argumenty i Fakty che tra gli obiettivi di quella che a Mosca è chiamata l’operazione militare speciale vi è la «smilitarizzazione» dell’Ucraina. E questo perché gli Stati Uniti e la Nato in generale vogliono mantenere il Paese, o almeno parte di esso, «come territorio anti-russo» per «servire gli interessi del blocco Nord Atlantico».
Kiev, al contrario, segnala la volontà di rafforzare i ranghi delle sue truppe, alle prese con una carenza di uomini oltre che di munizioni. Il presidente Volodymyr Zelensky ha firmato la legge che abbassa l’età per il reclutamento nell’ambito della mobilitazione nazionale: d’ora in avanti potrà avvenire a partire dai 25 anni e non più da 27.
In una riunione dei dirigenti del ministero dell’Interno Putin si è detto convinto che chi ha pianificato l’attacco di Mosca voleva seminare «la discordia» in un Paese multietnico e multireligioso come la Russia. Ma le autorità, ha avvertito, non permetteranno che l’attentato, di cui quattro tagiki musulmani sono accusati di essere gli autori materiali, sia usato per «per provocare odio, xenofobia e islamofobia». In Russia i musulmani sono il 10% della popolazione totale e vi è una massiccia immigrazione di lavoratori dalle ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale, in particolare Tagikistan, Kirghizistan e Uzbekistan.
Il servizio d’intelligence interna, Fsb, ha detto intanto di avere scoperto esplosivo proveniente dall’Ucraina nascosto in icone ortodosse e oggetti per funzioni religiose. Il carico, ha aggiunto, è stato sequestrato nella regione nord-occidentale russa di Pskov dopo avere attraversato in un camion diversi Paesi della Ue: Romania, Ungheria, Slovacchia, Polonia, Lituania e Lettonia.
Ma per la Russia rimane anche il pericolo degli attacchi dei droni ucraini, ormai capaci di colpire raffinerie e impianti industriali a oltre mille chilometri di distanza, come ha annunciato il ministro della Trasformazione digitale, Mykhailo Fedorov, in un’intervista al quotidiano tedesco Welt.
La prova è arrivata durante la notte, quando velivoli senza pilota hanno raggiunto la repubblica del Tatarstan. Un rappresentante dei servizi d’emergenza citato dall’agenzia Ria Novosti ha detto che un incendio si è sviluppato ini una raffineria di petrolio a Nizhnekamsk. Ma fonti industriali locali hanno riferito che l’attacco ha preso di mira soprattutto la zona economica speciale di Alabuga, una decine di chilometri dalla città di Yelabuga. E una fonte del dipartimento della difesa ucraino ha detto all’agenzia Afp che l’obiettivo era uno stabilimento per l’assemblaggio di droni. Il ministero della Salute del Tatarstan ha affermato che è stato colpito il dormitorio del politecnico di Yelabuga, dove sono rimasti feriti 13 studenti.
Secondo il ministro della Difesa, Serghei Shoigu, la ragione dell’incremento negli attacchi ucraini sul territorio russo si spiega con i tentativi di Kiev di «convincere i suoi sponsor occidentali della sua capacità di combattere l’esercito russo nonostante l’assenza di risultati in prima linea». Nei primi tre mesi dell’anno, ha sottolineato Shoigu, le forze russe hanno conquistato oltre 400 chilometri quadrati di territorio ed eliminato 80.000 soldati ucraini.
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