La sfida degli iraniani alle restrizioni del governo per preservare tradizione e identità
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La sfida degli iraniani alle restrizioni del governo per preservare tradizione e identità

La Repubblica islamica dell'Iran potrebbe essere riuscita a modificare alcuni aspetti della tradizione iraniana, ma un sentimento oppositore crescente tra la popolazione sottolinea la determinazione a reclamare il loro patrimonio culturale.

La sfida degli iraniani alle restrizioni del governo per preservare tradizione e identità
In foto le celebrazione del Giorno della Natura
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16 Aprile 2024 - 20.30 Culture


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di Setareh Keyhani

La lotta tra la gli esponenti della Repubblica islamica e il popolo iraniano per la conservazione delle tradizioni nazionali ha radici profonde, che affondano in 45 anni dominio del governo. Nonostante le manovre governative messe in atto per erodere i costumi e l’autenticità iraniani, la popolazione rimane ferma nella salvaguardia del suo patrimonio culturale. In un contesto contemporaneo, l’attivismo civile è emerso come una potente forma di dissenso, in particolare esemplificata da movimenti come Donne, Vita, Libertà.

Recentemente, come gli iraniani hanno osservato le due occasioni di Nowruz – il Capodanno persiano – e Ramadan – il mese sacro del digiuno nell’Islam – il governo ha imposto norme rigorose. I mandati di aderire alle preghiere e al digiuno del Ramadan sono stati applicati, portando alla chiusura forzata di tutti i ristoranti fino al pasto serale. Il consumo pubblico di cibo durante le ore diurne era severamente proibito, punibile con l’arresto e le multe. Tuttavia, a dispetto di queste restrizioni, diversi proprietari di ristoranti e caffè hanno scelto di rimanere aperti, supportati da una popolazione desiderosa di affermare i propri diritti godendo i pasti apertamente.

In mezzo a questo sfondo di controllo governativo, Sizdah Be-Dar, o ‘Giorno della Natura,’ un festival iraniano caro che segna il tredicesimo giorno di Farvardin, il primo mese di primavera, ha assunto un significato aggiunto. Quest’anno, il festival ha coinciso con la commemorazione della morte dell’Imam Ali, il primo imam dell’Islam sciita. Nonostante i tentativi del governo di imporre osservanze religiose, gli iraniani si sono radunati in luoghi alternativi come i parchi cittadini per divertirsi nello spirito dello Sizdah Be-Dar.

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Ballando e banchettando con piatti della cucina tradizionale, una moltitudine di celebranti ha sfidato le restrizioni del governo, travolgendo gli sforzi delle forze dell’ordine per limitare i festeggiamenti.

La Repubblica islamica dell’Iran potrebbe essere riuscita a modificare alcuni aspetti della tradizione iraniana, ma un sentimento crescente tra la popolazione sottolinea la determinazione a reclamare il loro patrimonio culturale. Una resistenza fiorente che non solo coincide con una rinascita culturale ma anche con una battaglia simbolica contro il superamento dell’attuale governo. La lotta persiste, gli iraniani rimangono risoluti, fermi nella loro convinzione che il trionfo finale sarà loro, a testimonianza della loro incrollabile resilienza e impegno nel preservare ciò che è loro di diritto.

ENGLISH VERSION

Iranians defy government restrictions to preserve tradition and identity

The Islamic Republic of Iran may have succeeded in altering certain aspects of Iranian tradition, yet a growing sentiment among the populace underscores a determination to reclaim their cultural heritage, an intrinsic part of their identity.

by Setareh Keyhani

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The struggle between the Islamic Republic of Iran and its citizens over the preservation of national traditions has deep roots, spanning the 45-year rule of the government. Despite concerted efforts to erode Iranian customs and authenticity, the populace remains steadfast in safeguarding their cultural heritage. In a contemporary context, civil activism has emerged as a potent form of dissent, notably exemplified by movements such as Women, Life, Freedom.

Recently, as Iranians observed the dual occasions of Nowruz, the Persian New Year, and Ramadan, the sacred month of fasting in Islam, the government imposed stringent regulations. Mandates to adhere to Ramadan prayers and fasting were enforced, leading to the forced closure of all eateries until the evening meal. Public consumption of food during daylight hours was strictly prohibited, punishable by arrest and fines. However, in defiance of these restrictions, several restaurant and café owners chose to remain open, supported by a populace eager to assert their rights by enjoying meals openly.

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Amidst this backdrop of governmental control, Sizdah Be-Dar, or ‘Thirteen Outdoor,’ a cherished Iranian festival marking the thirteenth day of Farvardin, the first month of spring, took on added significance. This year, the festival coincided with the commemoration of the death of Imam Ali, the first Imam of Shia Islam. Despite the government’s attempts to impose religious observances and shutter tourist destinations, Iranians flocked to alternative venues such as parks to revel in the spirit of Sizdah Be-Dar. Dancing and feasting on traditional cuisine, a multitude of celebrants defiantly defied government restrictions, overwhelming law enforcement efforts to curtail the festivities.

The Islamic Republic of Iran may have succeeded in altering certain aspects of Iranian tradition, yet a growing sentiment among the populace underscores a determination to reclaim their cultural heritage, an intrinsic part of their identity. This burgeoning resistance signifies not only a cultural revival but also a symbolic battle against government overreach. Though the struggle persists, Iranians remain resolute, steadfast in their belief that eventual triumph will be theirs—a testament to their unwavering resilience and commitment to preserving what is rightfully theirs.

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