Gaza, la storia di quegli eroi in camice bianco massacrati da Israele
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Gaza, la storia di quegli eroi in camice bianco massacrati da Israele

Un vanto che la comunità di Globalist rivendica è quello di dar voce a quel mondo solidale che ogni giorno si batte per sostenere le ragioni dei più indifesi tra gli indifesi, popoli, comunità, i “dannati della terra"

Gaza, la storia di quegli eroi in camice bianco massacrati da Israele
Un medico in un ospedale di Gaza
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5 Maggio 2024 - 16.03


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Un vanto che la comunità, perché tale è, di Globalist rivendica a sé è quello di dar voce a quel mondo solidale che ogni giorno si batte per le cause più nobili, per sostenere le ragioni dei più indifesi tra gli indifesi, popoli, comunità, i “dannati della terra”. 

E oggi i più dannati della terra sono i palestinesi di Gaza. Massacrati dall’esercito israeliani, rinchiusi, per usare le parole di Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, nel “più grande cimitero al mondo: la Striscia di Gaza. 

Impediti a testimoniare

 È la storia del dottor Ghassan Abu Sitta, portata alla luce, meritoriamente, da 

“Oggi al dr Ghassan Abu Sitta, rettore della università di Glasgow, chirurgo plastico e di emergenza è stato negato l’ingresso in Francia dove avrebbe dovuto essere udito al Senato. 

La richiesta di negargli l’entrata in tutti i paesi Schengen si origina dal diniego ad entrare in Germania per una conferenza sulla Palestina il 12 aprile. 

Il Dr. Ghassan è testimone di tutte le aggressioni su Gaza dal 2008 e per il primo mese e mezzo dell’attuale attacco ha lavorato prima nell’ospedale Al Shifa e poi, quando questo è stato evacuato dall’esercito israeliano, nell’ospedale Battista Al Alhi. Questa lunga esperienza ed il fatto che è testimone di come questa guerra sia stata portata avanti sul campo, fa si che comprenda cosa significa la distruzione quasi totale degli ospedali e dei servizi di salute, delle università e delle scuole di ogni ordine, dei siti archeologi, delle chiese e delle moschee.

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Il Dr. Ghassan ci dice che non è un caso che di Gaza si faccia terra bruciata in cui le persone non possono accedere alle cure né al cibo, risultando in un disegno di distruzione totale di un popolo. La sua analisi evidentemente lo ha reso “non gradito” in Germania, che con un arbitrio intollerabile ne ha bloccato l’entrata anche negli altri paesi Europei.

I testimoni dei crimini devono essere silenziati e noi Europei non dobbiamo essere informati da chi meglio può farlo.

Questa complicità con i piani di sterminio di Israele porta alla repressione delle voci solidali; in questo modo questi governi sono collusi nell’ accettazione del piano di soppressione fisica e mentale con cui viene silenziato anche il personale sanitario di Gaza.

Abbiamo appreso che il chirurgo Dr. Adnan Al Bursh, direttore della chirurgia dell’Ospedale Al Shifa, da cui era stato costretto ad evacuare all’ospedale Al Awda è stato rapito a dicembre dall’esercito israeliano assieme ad altri colleghi e imprigionato nel campo di prigionia di Ofer, dove è morto il 19 Aprile. 

La notizia è trapelata solo ieri dato che il cadavere del Dr. Adnan è stato “sequestrato”.

Naturalmente, avendo visto le condizioni fisiche dei prigionieri rilasciati – dimagriti, segnati con profonde cicatrici – non è malignità pensare che la sua situazione non fosse dissimile.

La pratica di sequestro del corpo è piuttosto diffusa nei confronti dei prigionieri palestinesi, alla cui famiglia si nega il diritto a una degna sepoltura e a poter piangere i propri morti.

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Chiediamo conto dell’esclusione del Dr Abu Sitta dall’EU e chiediamo che i resti del Dr Adnan Al Bursh vengano restituiti ai propri cari.

Fare tacere il portavoce, o uccidere un valente medico testimone degli assalti agli Ospedali di Gaza non sopprimerà il loro messaggio. Israele sta compiendo un genocidio sistematico a Gaza colpendo in modo specifico e con ferocia medici e giornalisti, le persone che hanno voce e onore professionale. 

Il ministero della sanità palestinese ha aggiornato a 496 il numero degli operatori sanitari uccisi dal 7 ottobre. Altri 1.500 sono rimasti feriti e almeno 309 sono stati arrestati.

Tra questi circa 100 medici risultano ancora “desaparecidos” dopo essere stati prelevati negli ospedali di Gaza.

Ne chiediamo la liberazione.

Non abbiamo notizie dal 17 di dicembre del direttore dell’ospedale Al Awda, il Dottor Ahmed Muhanna che era divenuto portavoce internazionale riguardo agli attacchi dell’esercito israeliano sul sistema sanitario a Gaza.

Non abbiamo notizie dal 23 di novembre sul dottore Mohammad Abu Salmiya, direttore dell’ospedale Al Shifa grazie al cui contributo erano state apportate grandi migliorie alla struttura. Alcune testimonianze di prigionieri rilasciati riportano come il Dottore sia stato torturato gravemente: le braccia spezzate, veniva trascinato con una catena e obbligato a mangiare in una ciotola.

Compagni di prigionia hanno riportato di ferite e torture inflitte da parte dell’esercito israeliano anche nei confronti dell’infermiere Iyad Shaqura e del Dr. Naheed Abu Taaimah, arrestati all’ ospedale Nasser.

Di recente, come riferito dal quotidiano Haaretz, un medico israeliano che lavora nell’ospedale da campo allestito nel centro di detenzione di Sde Teiman ha descritto le condizioni catastrofiche in cui versano i detenuti, incatenati con tutti e quattro gli arti 24 ore al giorno, una condizione che causa gravi ferite alle mani e alle gambe e che spesso porta all’amputazione.

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Molti membri del personale sanitario dopo essere stati rilasciati hanno parlato di condizioni di prigionia brutali e di pratiche di tortura. Ecco alcuni nomi di questi testimoni: il pediatra Dr. Said Abdulrahman Maarouf, il Dr. Haytham Ahmed, il Dr. Iyad Zaqout, il Dr. Ahmed Abu Sabha, il chirurgo Dr. Mohammed Al Ron.

Nel frattempo, le fosse comuni sia all’ ospedale Al Shifa che all’ ospedale Al Nasser hanno svelato i corpi del personale sanitario assassinato durante la occupazione dei due ospedali che ne ha preceduto la totale distruzione. 

Tra i 400 cadaveri ritrovati all’ ospedale Al Shifa vi sono i corpi della dottoressa Yusra Maqadmeh e di suo figlio Ahmed, chirurgo plastico, di Baha’a Al- Kilani, capo del dipartimento di manutenzione, del dottor Mohammed Zaher Al-Nono, direttore del dipartimento farmaceutico.

Il personale sanitario a Gaza sta lottando con i pochi mezzi che hanno a disposizione, in condizioni di lavoro durissime per fare in modo che il diritto alla vita e alla sopravvivenza non siano del tutto soppressi in Palestina.

Siamo al loro fianco in questa lotta.

Cessi il genocidio, cessi il colonialismo”.

Firmato: Sanitari per Gaza.

In memoria di questi eroi in camice bianco, trucidati da Israele perché impegnati a salvare vite umane. Vite di gazawi. 

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