Bernie Sanders l’ultimo socialista del Congresso
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Bernie Sanders l’ultimo socialista del Congresso

Alleato di Biden contro Trump ma dalla parte delle proteste nei campus. Appellandosi al Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America.

Bernie Sanders l’ultimo socialista del Congresso
Bernie Sanders
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Tiziana Buccico Modifica articolo

7 Maggio 2024 - 00.50


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Bernie Sanders ha appena annunciato la sua ricandidatura, per il quarto mandato, al Senato degli Stati Uniti, definendo queste elezioni “le elezioni nazionali più importanti della nostra vita”. “Dobbiamo lottare per assicurarci di rimanere una democrazia e non una società autoritaria”, ha affermato Sanders in una nota. “Dobbiamo lottare per assicurarci di avere un governo che rappresenti le famiglie lavoratrici del nostro Paese, non la classe dei miliardari e i ricchi contribuenti alle campagne elettorali”.

Sanders sta concludendo il suo terzo mandato al Senato dopo 16 anni alla Camera, diventando così il membro indipendente del Congresso più longevo nella storia degli Stati Uniti.

Bernie Sanders è un politico di lungo corso, Presidente della Commissione per la salute, l’istruzione, il lavoro e le pensioni del Senato. Molto amato dai giovani elettori americani, che lo hanno votato nelle scorse presidenziali, eletto senatore nel Vermont, sarebbe potuto essere il primo Presidente degli Stati Uniti, ebreo, nato da una famiglia di origine polacca e newyorchese di nascita. Nel 2020 la California ha tifato per Bernie ed ha sperato e creduto in lui. Apprezzato dalla comunità ispanica, è un grande comunicatore, molto attivo e seguito sui social, un vero animatore delle folle democratiche. 

Con un passato che narra anche di un periodo giovanile in un kibbutz in Israele, si è sempre dichiarato “orgogliosamente ebreo”. Una lunga storia politica, e come ha dichiarato recentemente alla nota giornalista Christiane Amanpour, è stato un giovane impegnato nelle proteste quando studiava a Chicago. Si definisce un socialista, pragmatico e colto, alleato di Biden nel combattere Trump, con grande forza e convinzione. Sul suo sito compaiono, per sostenere le sue battaglie, magliette e gadget con i suoi slogan più popolari “Cancel ALL Student Debt “; “College for all”; “Solidarity forever”;“Medicare for all” e altri.

Sanders qualche giorno fa ha rilasciato un’intervista alla CNN ed a seguire su altri emittenti televisive, sulle proteste nei campus e sulla guerra a Gaza e le sue conseguenze. Non so quanta risonanza abbiamo avuto le sue parole in Europa e in Italia, non so se per disinteresse o per disattenzione credo se ne sia parlato poco, eppure Sanders ha pronunciato parole pesanti e critiche. Parlando delle proteste nei campus ha citato il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti non lasciando dubbi sulla sua opinione, avvertendo gli uditori che sarebbe stata un dichiarazione molto radicale: “Il Congresso non potrà emanare leggi per il riconoscimento di una religione o per proibirne il libero culto, o per limitare la libertà di parola o di stampa o il diritto dei cittadini di riunirsi in forma pacifica e d’inviare petizioni al governo per la riparazione dei torti subiti”.

Ha continuato dichiarando che le proteste hanno giocato un ruolo importante e positivo nella storia moderna americana: “Senza la protesta, guidata da Martin Luther King e altri non avremmo avuto progressi per riuscire ad eliminare la segregazione e il razzismo. Senza la protesta, le donne sarebbero ancora cittadine di seconda classe, senza pari opportunità. Senza la protesta, i nostri fratelli e sorelle omosessuali sarebbero stati costretti a nascondere la propria identità. Oggi, nei campus dei college di questo paese, esercitano il diritto costituzionale di protestare, fanno opposizione alla politica americana che fornisce miliardi di dollari alla destra di Netanyahu. Dal mio punto di vista– prosegue il senatore del Vermont – le dimostrazioni devono essere non violente, protestare non è solo la cosa giusta da fare è anche la cosa più efficace da fare. Il focus deve essere la sofferenza della popolazione di Gaza. E assolutamente, dobbiamo tutti lavorare insieme per far si che il nostro paese sia libero dal fanatismo, dall’antisemitismo, dal razzismo, dall’islamofobia, dall’omofobia, e da ogni altra forma di odio!

Non si è risparmiato e sui social, dove Sanders ha molto seguito, sono circolate altre dichiarazioni sottotitolate in molte lingue: “Il Presidente Biden deve dire a Netanyahu, non otterrete un centesimo a meno che non ci sia un aumento enorme e significativo degli aiuti umanitari, che la carestia finisca domani. Fermate le terribili azioni dei coloni in Cisgiordania e iniziamo una seria discussione su una soluzione a due Stati. Se volete i soldi, queste sono le cose che dovete fare. E incalzato dalle domande ha proseguito chiarendo il suo punto divista: “Respingo con forza l’idea che, se le persone sono preoccupate e sollevano forti preoccupazioni nei confronti delle azioni militari israeliane, questo rende una persona antisemita. Non è proprio così”, ha detto Sanders. “Trovo davvero scandaloso che Netanyahu voglia nascondere l’oltraggioso comportamento militare del suo governo dietro la terribile immagine dell’antisemitismo. Proprio come criticare il governo dell’Italia o dell’Irlanda non rende una persona anti-italiana o anti-irlandese, criticare il governo di Israele non rende una persona antiebraica o antisemita”. Ma allo stesso tempo, Sanders ha riconosciuto che l’antisemitismo e l’islamofobia sono in aumento. “Vorrei dire a tutti i manifestanti che è inaccettabile che si arrivi all’antisemitismo o al razzismo contro gli studenti musulmani, neri o gay. Non è questo lo scopo di un movimento per la pace, e lo condanno fermamente. La soluzione è mobilitare il popolo americano“. È stato domandato a Sanders, come definirebbe il termine “sionismo” ed il senatore ha risposto: “Non sto qui a preoccuparmi di cosa significhi la parola. Tutto quello che so è che in questo momento in Israele c’è un governo di estrema destra, che include alcuni veri e propri razzisti. Hamas è un’organizzazione terroristica che ha iniziato questa guerra. Israele aveva il diritto di difendersi, ma non ha il diritto di entrare in guerra contro l’intero popolo palestinese“. Alla domanda su cosa occorre a Biden per recuperare segmenti del Partito Democratico e la base del Partito, come i giovani, gli elettori afroamericani, arabi e musulmani e i tanti elettori scettici, ha risposto: “La soluzione è mobilitare il popolo americano, la classe operaia, i neri, i bianchi, i latini, i nativi americani, qualunque essi siano, affinché si uniscano e combattano per un governo che rappresenti tutti noi, e non solo pochi”!

Per Sanders ciò che sta accadendo per Biden potrebbe essere il suo Vietnam, affermazioni forti come quella detta sempre ai microfoni della CNN “when you paying a bill, you call the tunes”.

Per la prima volta dall’inizio della guerra, Biden ha bloccato l’invio di munizioni in Israele, avrà ascoltato ‘Bernie’ un leale alleato che lotta al suo fianco per sconfiggere Trump? Avrà dato un segnale a chi protesta rischiando l’arresto e la sospensione? È un segnale per gli accordi in corso? Una risposta alle invettive di Trump? Un modo per far sì che la diplomazia possa convincere chi siete al tavolo delle trattative? 

Not me, us” Bernie Sanders

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