Vladimir Putin non è considerato dall’Ue alla stessa stregua del dittatore siriano Bashar al Assad o di quello bielorusso Aleksandr Lukashenko, perché, mentre per questi ultimi gli Stati hanno concordato di dichiarare a 27 di non considerarli «legittimi rappresentanti» di quei Paesi, nel caso del presidente della Federazione Russa non esiste una dichiarazione simile. Lo ha chiarito, rispondendo ad una domanda, il portavoce dell’Ue per gli Affari Esteri Peter Stano, durante il briefing con la stampa a Bruxelles.
L’Ue come tale, ricorda Stano, «non ha il potere né la competenza» per riconoscere o meno capi di Stato o di governo stranieri. Questo potere «spetta agli Stati membri. Quando gli Stati membri all’unanimità dei 27 dichiarano che qualcuno non è considerato come rappresentante legittimo di un Paese, come abbiamo fatto nel caso del leader siriano Assad o del dittatore bielorusso Lukashenko, allora possiamo avere questa posizione. Nel caso della Russia, non c’è alcuna posizione concordata a 27 che dica che non consideriamo Putin come rappresentante legittimo della Russia».
Tuttavia, aggiunge Stano, «il fatto è che sta al Cremlino e dal Cremlino sta dirigendo una delle aggressioni più violente e sanguinose della storia recente d’Europa, l’aggressione contro l’Ucraina».
Putin, prosegue, «è parte del problema. Tutti abbiamo affermato in una dichiarazione concordata dai 27 Stati membri il 18 marzo, come vediamo le elezioni che, agli occhi di Mosca, lo hanno riconfermato nella posizione che ricopre al Cremlino». Quindi, mentre c’è una «posizione dell’Ue riguardo al Venezuela, alla Bielorussia e alla Siria, per esempio, in cui i 27 Stati membri hanno concordato di definire come consideriamo quelle persone che rimangono al potere con metodi dubbi, nel caso della Russia ci siamo dichiarati a 27 sul processo della cosiddetta rielezione di Putin, ma non c’è una dichiarazione concordata a 27 che dica che non lo riconosciamo come presidente legittimo. Il fatto è che sta al Cremlino e prende decisioni», conclude.