Geert Wilders e altri tre leader di partito hanno raggiunto un accordo di coalizione che fa virare i Paesi Bassi verso l’estrema destra, coronando un semestre di negoziati tumultuosi che non hanno ancora chiarito chi diventerà primo ministro.
L’accordo «Speranza, coraggio e orgoglio» introduce misure severe sui richiedenti asilo, elimina il ricongiungimento familiare per i rifugiati e cerca di ridurre il numero di studenti internazionali che studiano nel Paese. «Espellere il più possibile, anche con la forza, le persone senza un permesso di soggiorno valido», si legge in un documento di 26 pagine.
Wilders ha cantato vittoria in quella che ha definito «una giornata storica», affermando di essersi assicurato che gli altri tre partiti della coalizione, compreso quello del primo ministro uscente Mark Rutte, avessero accettato il nucleo del suo programma. «La politica di asilo più severa di sempre», ha esultato Wilders.
«Gli olandesi tornano al primo posto», ha aggiunto, insistendo sul fatto che la sua campagna elettorale ha messo a tema come gli immigrati e i richiedenti asilo abbiano troppo spesso ricevuto un trattamento preferenziale rispetto agli altri.
Wilders ha già riconosciuto a malincuore che non succederà a Rutte alla guida del Paese. I partiti devono ancora trovare un accordo sul primo ministro, che dovrebbe essere un tecnocrate esterno alle strutture di partito.
Le speculazioni si sono concentrate su Ronald Plasterk, del Partito Laburista, che è tornato alla ribalta quest’anno quando è diventato il primo «scout» a tenere colloqui con i leader politici su possibili coalizioni. L’accordo dice che il prossimo governo continuerà con i piani esistenti per combattere il cambiamento climatico, compreso il mantenimento del fondo per il cambiamento climatico istituito l’anno scorso.
Tra gli altri punti dell’accordo figurano l’aumento dell’edilizia sociale, pene più severe per i reati gravi e un tetto massimo alle tasse sulla proprietà. Il gruppo intende continuare a sostenere l’Ucraina e vuole inserire nella legge il requisito Nato del 2% del prodotto interno lordo per la difesa. I partiti illustreranno il programma al Parlamento giovedì, anche se il dibattito sull’accordo si terrà solo la prossima settimana.