Gaza: il consiglio di sicurezza dell'Onu approva la bozza Biden per il cessate il fuoco
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Gaza: il consiglio di sicurezza dell'Onu approva la bozza Biden per il cessate il fuoco

Gli Stati Uniti hanno chiesto un voto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su una bozza di risoluzione a sostegno del piano elaborato dall'Amministrazione Biden per un «cessate il fuoco immediato» tra Hamas e Israele 

Gaza: il consiglio di sicurezza dell'Onu approva la bozza Biden per il cessate il fuoco
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10 Giugno 2024 - 22.52


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Bene ma adesso?Gli Stati Uniti incassano un forte sostegno internazionale al piano Biden per un cessate il fuoco a Gaza. La bozza di risoluzione, presentata al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, è passata con 14 voti favorevoli e l’astensione della Russia. Il progetto in tre fasi annunciato dal presidente americano il 31 maggio e condiviso con Israele, ha l’ambizione di porre fine alle ostilità nella Striscia, attraverso il progressivo ritiro dell’Idf ed il rilascio di tutti gli ostaggi. La palla, per gli americani, è ora più che mai nelle mani di Hamas, ha sottolineato il segretario di Stato Antony Blinken nella sua ottava missione in Medio Oriente dal 7 ottobre. Con le prime tappe in Egitto in Israele, dove ha incontrato Fattah Al Sisi e Benyamin Netanyahu.

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu, lo scorso marzo, aveva già votato una risoluzione per un cessate il fuoco immediato a Gaza, grazie alla decisiva astensione degli Stati Uniti, per la prima volta dall’inizio della guerra, che aveva provocato l’irritazione di Israele. Ma senza esiti concreti. Stavolta invece Washington ha portato al Palazzo di Vetro un progetto che, come ha spiegato Biden il 31 maggio, è stato elaborato dal governo Netanyahu. Il timing prevede una prima tregua di sei settimane per rilascio di parte degli ostaggi in uno scambio con detenuti palestinesi e il ritiro dell’esercito dai centri abitati. Nel frattempo, una nuova trattativa per estendere in modo permanente il cessate il fuoco, ed infine l’avvio della ricostruzione della Striscia. A New York la risoluzione è passata – per andare incontro alle richieste di diversi Paesi che volevano fosse menzionato anche Israele – con un testo in cui si esortano «entrambe le parti ad attuare pienamente i termini del piano senza indugio e senza condizioni».

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Gli americani ritengono che la firma dell’intesa sia condizionata da Hamas e per questo Blinken, arrivando in Egitto, ha lanciato un appello ai Paesi arabi perché facciano «pressione» sulla fazione palestinese perché accetti. Dopo il faccia a faccia con Al Sisi, il capo della diplomazia Usa è volato in Israele per vedere Benyamin Netanyahu. A cui ha assicurato che il piano per una tregua immediata potrebbe contribuire anche alla de-escalation anche al «confine settentrionale di Israele», sul fronte libanese, e ad una «maggiore integrazione regionale».

La strada per la tregua, al netto dei pronunciamenti dell’Onu, resta in salita. Hamas, che insiste per ottenere una cessazione completa delle ostilità in cambio del sì all’accordo con Israele, tramite un suo alto funzionario ha liquidato la posizione di Blinken come «di parte» perché «offre una copertura americana all’olocausto condotto dall’occupazione a Gaza». Sul fronte israeliano invece l’intesa viene ostacolata dall’ultradestra. Sarebbe un «suicidio collettivo», ha avvertito il ministro Bezalel Smotrich, che insieme a Itamar Ben Gvir ha rafforzato la posizione oltranzista nei confronti di Hamas all’interno del governo dopo le dimissioni del leader centrista Benny Gantz. L’ex generale resta comunque in gioco, e non caso Blinken avrebbe incontrato anche lui durante la sua tappa in Israele. Gli americani apprezzano la sua posizione più moderata, che non esclude un governo palestinese a Gaza dopo la fine della guerra.

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La questione degli ostaggi è percepita con un senso di crescente urgenza, soprattutto dalle famiglie, con il passare dei giorni. Il New York Times, parlando con funzionari americani e israeliani, ha rivelato che i leader di Hamas avrebbero ordinato ai miliziani che controllano i prigionieri di ucciderli, nel caso di un intervento dell’Idf. Gli stessi funzionari hanno spiegato che le operazioni per liberarli, come quella di sabato scorso a Nuseirat, sono molto rischiose perché in alcuni casi si tratterebbe di entrare nei tunnel. Proprio Yahya Sinwar, la primula rossa di Hamas nella Striscia, terrebbe un «piccolo gruppo di ostaggi» con sé, probabilmente nei sotterranei di Khan Yunis, per utilizzarli come scudo umano. E sempre secondo i media americani, l’amministrazione Biden ha discusso la possibilità di concludere un accordo con Hamas che porterebbe al rilascio di 5 cittadini statunitensi tenuti in ostaggio a Gaza se gli attuali colloqui di cessate il fuoco che coinvolgono Israele fallissero

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