Perché Parigi resta un faro di speranza per l'intellettualità araba e il mondo mediterraneo
Top

Perché Parigi resta un faro di speranza per l'intellettualità araba e il mondo mediterraneo

Il rapporto politico, ma soprattutto culturale tra la Francia e il mondo arabo è noto al mondo. E’ un rapporto profondo, frutto di una relazione non facile da riassumere in un vocabolo solo

Perché Parigi resta un faro di speranza per l'intellettualità araba e il mondo mediterraneo
Amin Maalouf
Preroll

Riccardo Cristiano Modifica articolo

10 Giugno 2024 - 14.38


ATF

Il rapporto politico, ma soprattutto culturale tra la Francia e il mondo arabo è noto al mondo. E’ un rapporto profondo, frutto di una relazione non facile da riassumere in un vocabolo solo. La Francia è stata a lungo la potenza coloniale, detestata ovviamente. Ma è stata anche la patria d’adozione per tantissimi intellettuali ( e non solo) arabi, che hanno fatto di Parigi la loro seconda patria. 

Parigi per loro ha finito col rappresentare l’altra chance, il faro, la città dei lumi, la patria di “libertà, eguaglianza, fratellanza”, cioè di tutto ciò che vorrebbero e non hanno. Non penso che New York abbia sostituito Parigi in importanza ai loro occhi: Parigi per il mondo intellettuale arabo è sempre Parigi, l’arrogante ma amorevole speranza di un domani diverso. Parigi è il mondo arabo che vorrebbero e non hanno, l’antidoto a quella assillante sotto-cultura che li assilla, quella della supremazia etnica, religiosa, sciovinista e che quindi  tengono come ciò che hanno di più caro, forse anche per tutto quel che questo amore gli costa e gli è costato, ma che li ha sempre ripagati e mai abbandonati. Parigi per loro indica che un altro mondo (arabo) è possibile. Tutto sommato è questo segmento di intellettualità che ha pensato a un modo arabo che sapesse essere mediterraneo, quindi anche europeo e moderno. 

Sicuramente l’esempio più felice che spiega tutto questo con una storia umana è quello di Amin Maalouf, grande intellettuale libanese, poi divenuto cittadino francese, oggi segretario perpetuo del  L’Académie française. Maalouf incarna un sogno, che in parte è la realtà di molti. 

L’idea che un suprematismo rabbioso, etnico, oppure religioso, oppure sciovinista, ( o forse tutti insieme) possa prendere Parigi per loro è un trauma, che rischia di avere enormi ripercussioni innanzitutto psicologiche e quindi culturali. 

L’idea che la forza sia l’unica risorsa è il tarlo che tormenta gli arabi, soprattutto del grande Levante, e ha fatto in anni passati di bin Laden un simbolo non di rovina ma di riscatto, di Trump un esempio, non un rischio, e così via. 

I regimi arabi sono completamente separati dalle loro opinioni pubbliche, privi di strumenti di intervento sulla formazione della cultura popolare. L’unico richiamo di cui dispongono è quella alla forza del passato, che alimenta il complesso di superiorità di un mondo in crisi. 

Così queste importantissime e preziose élites culturali sono un po’ l’avanguardia del mondo arabo possibile se le guerre lasciassero spazio a una società civile oppressa da una realtà asfissiante. L’idea che possano perdere la loro città-modello, il loro eterno pozzo al quel abbeverarsi per convincersi che un cambiamento sia possibile, potrebbe essere molto grave.  Basta andare in un Paese arabo dell’area francofona per rendersi conto dell’importanza di questa contro-tendenza e anche della sua capacità però di incidere e contare nella realtà quotidiana. Perché l’anima-Parigi a  Beirut come al Cairo o ad Algeri, dietro un angolo, c’è.  

In tutti questi luoghi noi sfida alternativa sociale e culturale, non necessariamente elitari, che siano associazioni o atelier o gruppi artistici, c’è sempre la possibilità di scorgere Parigi da qualche parte, anche a livello di modo di vestire, o di preferenze culinarie. Parigi è il cambio di paradigma fatto carne e ossa.  Parigi per il pensiero arabo ( mai ufficiale o islamista) è la libertà. 

La mia impressione è questo innamoramento sia proprio per la città e il suo significato per il mondo. Parigi non è ancora caduta sotto i colpi del vento dell’estrema destra, le possibilità di un esito diverso alle politiche anticipate sono evidenti, ma per capire quanto conti per il futuro francese si deve tenere conto anche di questo, di ciò che Parigi significa per molti fuori dalla Francia, e nei paesi del bacino mediterraneo in particolar modo.  

Native

Articoli correlati