La Torah ti allunga la vita. Soprattutto se studiarla ti evita di fare il militare e andare in guerra. Tanto a combattere e a morire al posto tuo ci sono i giovani “laici”.
Quel voto che spacca il Paese
La Knesset riunita in plenaria ha dato il via libera al rilancio del progetto di legge sull’esenzione degli ultraortodossi dalla leva obbligatoria: in 63 hanno votato a favore mentre il ministro della Difesa Yoav Gallant si è espresso contro, insieme ad altri 56, lanciando un duro segnale alla coalizione di governo. Simili «cambiamenti nazionali devono essere fatti con un ampio consenso. Non dobbiamo fare politica meschina sulle spalle dei soldati dell’Idf», ha commentato su X dopo il voto. Forti critiche sono arrivate dal leader dell’opposizione Yair Lapid che ha accusato il premier Benjamin Netanyahu di portare avanti un disegno di legge sulla coscrizione senza «alcun valore» per mantenere il potere. Questo voto rappresenta «uno dei momenti più spregevoli nella storia della Knesset», ha aggiunto il leader di Yesh Atid in un post. L’esenzione degli ultraortodossi dalla leva obbligatoria è sempre stato un tema di scontro tra laici e religiosi ed è cresciuto ulteriormente di recente, alla luce della guerra che Israele sta combattendo da oltre otto mesi. Per una fetta sempre più ampia di popolazione, è inaccettabile che il peso del conflitto non venga diviso equamente all’interno della società. Il disegno di legge, passato in prima lettura nel 2022 ai tempi del precedente governo Lapid-Bennett come misura-tampone in attesa di una normativa organica che risolvesse la questione una volta per tutte, sarà inviato in commissione parlamentare per l’approvazione prima di tornare in aula per le ultime due votazioni finali.
Centinaia di genitori hanno esortato i loro figli soldati a deporre le armi e tornare a casa, dopo che la Knesset ha dato il via libera al rilancio del progetto di legge per l’esenzione degli ultraortodossi dalla leva obbligatoria. In una lettera aperta al ministro della Difesa Yoav Gallant (che ha votato contro il disegno di legge insieme all’opposizione) e al capo di Stato maggiore delle forze armate (Idf) Herzl Halevi, i familiari hanno scritto che non sosterranno più la guerra a Gaza. «Stiamo facendo sapere ai nostri figli combattenti che devono fermare i combattimenti adesso, deporre le armi e tornare a casa immediatamente», hanno scritto i genitori. «È impensabile che una legge come questa venga approvata mentre soldati coraggiosi danno la vita. Il governo sta tradendo i suoi cittadini, cedendo la vita dei nostri figli, ma per il bene della sua sopravvivenza politica, tiene al sicuro la vita degli altri. Non sacrificheremo i nostri figli sull’altare della corruzione pubblica».
Oltraggio alle vittime
Scrive Yossi Verter, analista di punta di Haaretz: “La notizia della morte di quattro soldati israeliani aveva raggiunto tutti i 120 membri della Knesset presenti alla sessione plenaria di martedì mattina, quando hanno votato se continuare a esentare gli ultraortodossi dal servizio militare. Ma la voce di 63 di loro non ha tremato quando hanno votato “sì”.
Ok, si è trattato solo di un voto “tecnico”, hanno spiegato. Non c’è nulla di “sostanziale”. Naturalmente, fino a quando non riusciranno – contrariamente a ogni senso di moralità e in completo distacco dalla realtà delle nostre vite – a escogitare un losco accordo che libererà i draft-dodgers in modo “sostanziale”.
Se non fosse così triste e oltraggioso, potremmo dire “giustizia poetica” per la mattina in cui gli israeliani si sono svegliati con due titoli: che la Knesset aveva approvato la regola della continuità per un disegno di legge che di fatto esenterà gli ultraortodossi dal servizio di leva e che quattro soldati erano morti a Gaza.
Mentre i soldati caduti venivano pianti nelle tende dell’esercito, la coalizione si rintanava nella tenda della Torah. Per garantire la loro ignobile sopravvivenza politica, non si fermeranno davanti a nulla.
La parlamentare del Likud Tally Gotliv, che batte tutti i record di miseria, aveva urlato in ogni occasione possibile che avrebbe votato contro la legge. Ma dopo un incontro con il Primo Ministro, ha annunciato che si sarebbe astenuta. E poi, dopo la protesta della “corona funebre” davanti a casa sua, si è vantata che in realtà avrebbe votato a favore. Così imparano. Anche Avi Dichter, Nir Barkat, Israel Katz, Yuli Edelstein ed Eli Dallal hanno votato sì. Solo il ministro della Difesa Yoav Gallant ha votato no con voce chiara. Non avrebbe potuto rimanere nella sua posizione nemmeno per un momento se avesse fatto altrimenti.
La guerra ha cambiato Gallant, infondendogli un’integrità di base che molti politici non hanno. Il suo posto non è in questa banda. Emissari di Yitzhak Goldknopf, capo del partito United Torah Judaism, hanno cercato di convincerlo del contrario poco prima del voto del plenum. Dove abbiano trovato il coraggio, lo sa solo Dio. Persino Dio si è vergognato.
Il primo e più importante tra i sì è stato l’architetto della mossa legislativa, il Primo ministro Benjamin Netanyahu. Il suo sorriso compiaciuto in plenaria, dove ha camminato come un pavone dopo il voto, dice tutto. È questo che lo rende felice? È davvero orgoglioso dei suoi partner, che questa sia la sua eredità? Netanyahu sa che lo stridente sottotesto della minaccia ultraortodossa “Moriremo piuttosto che arruolarci” è in realtà più simile a “Voi morirete, mentre noi non serviremo”.
A parte la sottomissione del primo ministro in crisi, il massacro del 7 ottobre e ora l’evasione della leva militare, non conoscono il termine “unità”, ma solo la divisione. Vinceremo “insieme”? Solo quando si tratta di votare. Nelle guerre, moriremo separati.
È stato uno dei momenti più bassi nella storia di un organo legislativo che ne ha conosciuti molti. Un voto del genere, in tempi come questi, rende evidente che il legame tra il popolo e i suoi funzionari eletti si è definitivamente interrotto. Ogni madre ebrea saprà di aver affidato il destino dei suoi figli nelle mani di comandanti degni. Ma che ogni bambino sappia che al di sopra dei suoi comandanti ci sono persone che non sono degne. Non sono degne della loro vita e certamente non della loro morte.
Sarà impossibile criticare i genitori che pregheranno i loro figli e figlie di rifiutarsi di servire sotto un simile governo.
La prossima volta che Netanyahu glorificherà la memoria dei caduti e si immedesimerà nel dolore delle famiglie, quando farà in modo di rivendicare l’appartenenza a una famiglia in lutto, dovremmo ricordare le parole dell’ex Primo Ministro Ehud Barak, pronunciate un quarto di secolo fa: “Yoni [il fratello di Netanyahu] si vergognerebbe di te”. Non sono mai state così precise.
Quando il fautore dell’abolizione della leva visita le unità di combattimento dell’esercito israeliano, i riservisti dovrebbero evitare di essere fatti prigionieri per le sue foto. Ai funerali militari, i membri di questa coalizione dovrebbero rimanere fuori dai cancelli del cimitero. Non hanno alcun mandato morale per stare in presenza delle vittime e dei loro cari”.
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