Khan Yunis, 250mila palestinesi condannati alla fame.
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Khan Yunis, 250mila palestinesi condannati alla fame.

“Con l’ordine di evacuazione da Khan Yunis est, Israele condanna 250 mila palestinesi alla fame”. A denunciarlo è una delle Ong da sempre più attive nella Striscia di Gaza: Oxfam.

Khan Yunis, 250mila palestinesi condannati alla fame.
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

5 Luglio 2024 - 01.56


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“Con l’ordine di evacuazione da Khan Yunis est, Israele condanna 250 mila palestinesi alla fame”. A denunciarlo è una delle Ong da sempre più attive nella Striscia di Gaza: Oxfam.

Condannati alla fame

L’ultimo ordine di evacuazione emesso da Israele, che impone a 250 mila persone di abbandonare la zona orientale di Khan Younis, viola la Convenzione di Ginevra ed è in contrasto con diverse disposizioni del diritto internazionale umanitario. Non viene garantito alcun corridoio umanitario sicuro per gli sfollati in fuga, né viene fornita indicazione di una destinazione finale, dove decine di migliaia di persone senza più niente possano trovare cibo e sicurezza.

È l’allarme lanciato oggi da Oxfam, di fronte ad una catastrofe umanitaria che rischia di precipitare ulteriormente. La cosiddetta “zona umanitaria” individuata per gli sfollati – ossia probabilmente quella costiera di Al-Mawasi – è infatti attualmente una delle più densamente popolate al mondo, dove si sopravvive a stento con pochissimo cibo, senz’acqua, servizi medici e ripari sufficienti.

Nell’area – definita sicura – continuano poi a susseguirsi attacchi che rendono pressoché impossibile l’aiuto umanitario, provocando ancora morti tra la popolazione civile.  

“Il nostro personale al lavoro nell’area ci dice che negli ultimi giorni i bombardamenti si sono intensificati, che le persone non hanno niente per vivere, costrette ad accamparsi per strada, senza il minimo accesso a servizi igienici adeguati. In queste condizioni il rischio di diffusione di malattie è altissimo. – afferma Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia– Spingere altre centinaia di migliaia di persone verso questa ‘trappola mortale’ è disumano ed è l’ennesima violazione del diritto internazionale umanitario. Ancora una volta, assistiamo a un’evacuazione di massa per ordine dell’esercito israeliano, che ignora il diritto alla sicurezza e alla dignità. Le aree che Israele ha definito “sicure” e dove dovrebbe essere garantito l’accesso umanitario non lo sono affatto. Decine di migliaia di famiglie vengono costrette a scegliere se restare in una zona di combattimento attiva o trasferirsi in un luogo sovraffollato e pericoloso”.

Questo nuovo ordine di evacuazione costituisce inoltre uno dei più grandi spostamenti forzati di massa di persone dall’inizio del conflitto. Gli ordini sono stati dati alla popolazione con pochissimo preavviso o scarsissime informazioni.

Solo la settimana scorsa, le forze israeliane hanno ordinato l’evacuazione del quartiere di Shuja’iya a Gaza City, costringendo oltre 60.000 persone a fuggire senza concedere il tempo di prendere il minimo essenziale. 

“Nonostante la frequenza degli ordini di evacuazione e l’enorme numero di persone a cui è stato imposto di spostarsi, nessuno dei percorsi dichiarati sicuri a Gaza lo è realmente. – aggiunge Pezzati- L’esercito israeliano continua sistematicamente ad attaccare i civili e gli operatori umanitari, anche nelle cosiddette “zone sicure” e lungo le “vie di evacuazione” chiaramente indicate. Israele continua a non rispettare il diritto internazionale, che lo obbliga come Paese occupante a prendere tutte le misure possibili per garantire condizioni dignitose e sicure agli sfollati, Per questo rilanciamo un appello urgente per un cessate il fuoco immediato e permanente, che consenta di portare gli aiuti necessari ad una popolazione allo stremo, ovunque ce ne sia bisogno dentro Gaza; chiediamo inoltre che venga garantito il rilascio di tutti gli ostaggi e dei palestinesi detenuti illegalmente”.

Oxfam ha attualmente 29 membri del proprio staff al lavoro a Gaza. Assieme ai partner locali dal 7 ottobre ha soccorso 451.342 persone fornendo acqua pulita, aiuti di prima necessità, alimentari ed economici alla popolazione colpita dall’emergenza. Ad oggi ha riabilitato 29 reti per le acque reflue a Rafah e Khan Yunis, che servono 226.000 persone. Sono state installate inoltre cinque unità per la desalinizzazione dell’acqua a Rafah per fornire acqua potabile agli sfollati.  

Riguardo il diritto internazionale umanitario:

Regola 131 del diritto internazionale umanitario consuetudinario: “In caso di sfollamento, devono essere prese tutte le misure possibili affinché i civili interessati siano accolti in condizioni soddisfacenti di riparo, igiene, salute, sicurezza e nutrizione e affinché i membri della stessa famiglia non siano separati”.

Quarta Convenzione di Ginevra per la protezione delle persone civili in tempo di guerra, 1949, articolo 49 – Deportazioni, trasferimenti, evacuazioni:

“I trasferimenti forzati, in massa o individuali, come pure le deportazioni di persone protette, fuori del territorio occupato e a destinazione del territorio della Potenza occupante o di quello di qualsiasi altro Stato, occupato o no, sono vietati, qualunque ne sia il motivo. La Potenza occupante potrà tuttavia procedere allo sgombero completo o parziale di una determinata regione occupata, qualora la sicurezza della popolazione o impellenti ragioni militari lo esigano. Gli sgombri potranno aver per conseguenza lo spostamento di persone protette soltanto nell’interno del territorio occupato, salvo in caso di impossibilità materiale. La popolazione in tal modo evacuata sarà ricondotta alle sue case non appena le ostilità saranno cessate nel settore che entra in linea di conto. Procedendo a siffatti trasferimenti o sgomberi, la Potenza occupante dovrà provvedere, in tutta la misura del possibile, affinché le persone protette siano ospitate convenientemente, i trasferimenti si compiano in condizioni soddisfacenti di salubrità, di igiene, di sicurezza e di vitto e i membri di una stessa famiglia non siano separati gli uni dagli altri. La Potenza protettrice sarà informata dei trasferimenti e degli sgomberi non appena essi avranno luogo. La Potenza occupante non potrà trattenere le persone protette in una regione particolarmente esposta ai pericoli della guerra, salvo qualora la sicurezza della popola zione o impellenti ragioni militari lo esigano. La Potenza occupante non potrà procedere alla deportazione o al trasferimento di una parte della sua propria popolazione civile nel territorio da essa occupato”.

Così Oxfam.

Postilla finale, dedicata agli ultras d’Israele di casa nostra. V’indignate se si usa la parola “genocidio” per descrivere la mattanza di Gaza. V’indignate anche se si parla, si scrive, di crimini di guerra e contro l’umanità? E allora, bontà vostra, cosa sta accadendo ai 2milioni di gazawi, la maggioranza dei quali sotto i 18 anni? E chi si macchia di crimini ritenuti tali dal diritti internazionale e dalla stessa Convenzione di Ginevra sulla guerra, può ancora essere considerata ancora l’”unica democrazia in Medio Oriente”?

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