Bolsonaro si è appropriato illegalmente di beni per 4.5 milioni di dollari e ha cercato di venderli su internet
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Bolsonaro si è appropriato illegalmente di beni per 4.5 milioni di dollari e ha cercato di venderli su internet

È quanto emerge nella relazione a conclusione delle indagini sul caso in cui la polizia federale ha chiesto l'incriminazione di Bolsonaro e undici suoi collaboratori

Bolsonaro si è appropriato illegalmente di beni per 4.5 milioni di dollari e ha cercato di venderli su internet
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8 Luglio 2024 - 22.33


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Un delinquente secondo solo a Trump: omofobo, golpista mancato, imbroglione e mentitore.

Ammonta a circa 4,5 milioni di dollari il valore dei beni preziosi donati del governo dell’Arabia Saudita all’ex presidente Jair Bolsonaro – nel corso di visite di Stato tra il 2019 e il 2021 – di cui l’allora capo dello stato si sarebbe illecitamente appropriato per rivenderli su internet e in banchi dei pegni negli Stati Uniti.

È quanto emerge nella relazione a conclusione delle indagini sul caso in cui la polizia federale ha chiesto l’incriminazione di Bolsonaro e undici suoi collaboratori – tra cui l’ex aiutante di campo Mauro Cid, l’ex ministro dell’Energia Bento Albuquerque e gli avvocati di famiglia Fabio Wajngarten e Frederick Wassef. Per gli indagati le accuse sono – a vario titolo – di associazione per delinquere, peculato, appropriazione indebita di beni pubblici e riciclaggio di denaro.

Secondo quanto verificato nelle indagini «le vendite di doni di grande valore venivano convertite in denaro contante» per poi «entrare nel patrimonio personale dell’ex presidente senza utilizzare il sistema bancario, con lo scopo di nascondere l’origine, l’ubicazione e la titolarità dei valori».

La Corte dei conti (Tcu) ha chiarito che solo regali di piccolo valore, deperibili e di natura molto personale (come magliette e cappellini), possono essere acquisiti al patrimonio privato del presidente, mentre i beni di valore devono essere dichiarati alla dogana e inseriti nel patrimonio pubblico.

Il fascicolo con la conclusione delle indagini è stato trasmesso alla Procura generale che – dopo aver analizzato le prove raccolte – deciderà se archiviare il caso, richiedere ulteriori indagini o rinviare a giudizio gli indagati.

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