Nella Russia di Putin pure la vodka, se non è allineata al Cremlino, è tacciata di estremismo. Al di là delle battute, la scure della censura si è davvero abbattuta su due noti marchi di vodka. Il tribunale distrettuale di Tambov ha accolto la richiesta dell’ufficio del procuratore generale della Russia contro Yuri Shefler, proprietario dei marchi di vodka “Moskovskaya” e “Stolichnaya”. Il patrimonio dell’imprenditore è stato confiscato.
La corte ha anche riconosciuto Shefler e le sue società come una “associazione estremista”, accogliendo la richiesta dell’Ufficio del Procuratore Generale. Il procedimento è stato abbastanza rapido, tutto si è consumato in poche settimane. Passano allo Stato distillerie e capitali.
Nelle motivazioni della sentenza si legge che Shefler incoraggia il bombardamento delle regioni della Federazione Russa, sostiene il “regime di Kiev” e le sue aziende finanziano il fondo per aiutare le forze armate ucraine.
Come ricordato da Kommersant, sulla base di una richiesta simile dell’Ufficio del Procuratore Generale della Federazione Russa già nel dicembre 2023, un tribunale della regione di Volgograd aveva sequestrato ai proprietari ucraini lo stabilimento dolciario di Konti-Rus JSC a Kursk. Nel febbraio 2024, la fabbrica di dolciumi Lipetsk della società Roshen dell’ex presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko e di suo figlio è stata sequestrata sempre nell’ambito di uno schema simile.
Veniamo all’oggi. Lasciamo vodka e dolciumi per ricordare che all’inizio di luglio, un tribunale di San Pietroburgo aveva dichiarato il giornalista Alexander Nevzorov e sua moglie Lydia una “associazione estremista”. I due avevano lasciato la Russia poco dopo l’inizio dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte delle truppe russe, criticando Putin e la sua guerra. Anche in questo caso, il tribunale aveva deciso di confiscare le proprietà russe dei Nevzorov.