Sei mesi dopo la morte di Alexei Navalny, il comitato investigativo russo decreta che il decesso dell’oppositore di Putin è stato dovuto a una «malattia combinata» che causava aritmia, non a un atto criminale.
Il mix di fattori è stato identificato dal comitato in una «ipertensione con danno vascolare e agli organi, miocardiosclerosi diffusa, complicata dallo sviluppo di edema cerebrale, fibrillazione ventricolare, edema polmonare», si legge nel documento che è stato inviato alla vedova del dissidente, Yulia Navalnaya.
«Il documento contiene tre pagine di bugie: gli assassini di Alexei menzionano ragioni assurde per la sua morte e cercano così di nascondere le loro tracce», commentano dal team Navalny, mentre Yulia Navalnaya, in un video su youtube in cui spiega che suo marito è stato «ucciso in una prigione di Kharp», chiede che venga aperto un procedimento penale e che tutti i documenti medici e gli effetti personali siano consegnati alla famiglia. La vedova tra l’altro sottolinea che un disturbo del ritmo cardiaco non può essere determinato postumo e che il marito non aveva mai avuto problemi cardiaci noti durante la sua vita.