In Uganda la chiesa cattolica è parte integrante della persecuzione agli omosessuali e il Papa la sconfessa
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In Uganda la chiesa cattolica è parte integrante della persecuzione agli omosessuali e il Papa la sconfessa

Un attivista ugandese per i diritti LGBTIQ, Clare Byarugaba, ieri è stato ricevuto ufficialmente da Papa Francesco, che gli ha ribadito che “la discriminazione è un peccato ed ogni violenza contro le comunità LGBTIQ  è inaccettabile

In Uganda la chiesa cattolica è parte integrante della persecuzione agli omosessuali e il Papa la sconfessa
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

17 Agosto 2024 - 18.54


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L’uomo forte dell’Uganda, l’eterno Museveni, ha firmato una nuova disposizione di legge che inasprisce le pene per chiunque sia omosessuale o sostenga i loro diritti. Alleato di ferro degli americani, Museveni si appoggia su quelle chiese evangelicali che, finanziate da integralisti cristiani  degli Stati Uniti, propongono autentiche persecuzioni degli omosessuali.

Anche la chiesa cattolica è, in buona parte, vicina a questi ambienti e a quanti vedono nella persecuzione degli omosessuali un rispetto del dettato  biblico. Ora infatti la legge omofobia del 2023 ha conseguenze più gravi e che sono state approvate con il decisivo concorso di parlamentari cattolici: prevede la pena di morte per chi sia riconosciuto colpevole di un’ oscura “omosessualità aggravata”, l’ergastolo per ogni attività tra persone dello stesso sesso. Qualche esponente della Chiesa cattolica si è spinto fino all’applauso ufficiale, come il cancelliere della diocesi di Kampala, mentre i vescovi sono rimasti sostanzialmente in silenzio. 

Ma un attivista ugandese per i diritti LGBTIQ, Clare Byarugaba, ieri è stato ricevuto ufficialmente da Papa Francesco, che gli ha ribadito che “la discriminazione è un peccato ed ogni violenza contro le comunità LGBTIQ  è inaccettabile”. Nel filmato diffuso già ieri si vede un omosessuale amico personale del papa, una vittima degli abusi sessuali clericali, Juan Carlos Cruz, introdurlo a Francesco. Questa posizione del papa, come è noto, non è nuova, lo accompagna da quando era arcivescovo di Buenos e poi ha segnato tutto il suo pontificato. Ma quando nel 2023 Museveni firmò la legge omofobia con diverse acquiescenze cattoliche Cruz ha scritto che nonostante la chiarezza del papa “i vescovi rimangono silenti, come anche il Dicastero vaticano per l’evangelizzazione del popoli. Il loro silenzio crea un vuoto, colmato dalla paura, la discriminazione e la disumanizzazione. I leader morali, con le loro parole – o i loro silenzi- possono formare l’opinione pubblica, sia legittimando queste leggi inumane sia sfidandole”.

Proprio nel 2023, quando la legislazione omofobia ugandese era imminente, il papa durante il suo viaggio in Sud Sudan ha tentato pubblicamente di contrastarla,  pur senza citarla espressamente, dicendo che l’omosessualità non è un crimine e che il vero peccato è discriminare qualcuno per la sua identità. 

Così durante il suo incontro con Byarugaba il papa ha ribadito che la Chiesa “non dovrebbe mai discriminare”, incoraggiando l’attivismo per la difesa dei diritti LGBTIQ.

Rileggendo quanto sommariamente esposto, colpisce che dagli uffici Della Curia romana non ci siano stati pronunciamenti ufficiali a sostegno delle comunità LGBTIQ, a cominciare dal citato dicastero per l’Evangelizzazione dei popoli, competente per tanti Paesi compreso l’Uganda, terra di evangelizzazione. 

E allora viene da chiedersi se il problema non riguardi anche gli insuccessi dei missionari, che evidentemente non sono riusciti a formare un clero che si conformi ai principi del Concilio Vaticano II. Nelle parrocchie italiane quasi tutti hanno accesso a letture che hanno cambiato la comprensione (erronea) del testo biblico, ad esempio dell’episodio di Sodoma, dove l’ira di Dio è chiaramente dovuta alla mancanza di ospitalità verso gli stranieri, non agli atti sessuali che seguirono nei confronti degli stranieri non accolti. 

Questo un problema fondamentale, che può aiutare a formare preti e vescovi che sappiano poi scegliere la strada indicata da Juan Carlos Cruz. Ma c’è anche il problema del sostegno di gruppi integralisti americani alla causa omofoba nel nome della Bibbia. Questi gruppi, chiaramente anti conciliari, sostengono anche attivismi contro Francesco, il cui vero obiettivo è il concilio. Ogni attivismo contro Francesco è nella sostanza anticonciliare. Si usa una vecchia cultura e i suoi pregiudizi per nascondere, dietro un apparente tradizionalismo, la scelta di una impostazioni politiche che arrivano anche a queste derive.  

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