Gaza: la mattanza di bambini e il genocidio dell’infanzia
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Gaza: la mattanza di bambini e il genocidio dell’infanzia

Ogni giorno che passa, la violenza si intensifica a Gaza: corpi di bambini piccoli che vengono estratti da sotto le macerie, bambini feriti che piangono per la paura senza che sia rimasto alcuno spazio o luogo sicuro per loro.

Gaza: la mattanza di bambini e il genocidio dell’infanzia
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

25 Agosto 2024 - 14.00


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Gaza, la mattanza di bambini, il genocidio dell’infanzia.

Dal profilo su X di Adele Khodr, Direttrice Regionale dell’Unicef in Medio Oriente e Nord Africa

“Ogni giorno che passa, la violenza si intensifica a Gaza: corpi di bambini piccoli che vengono estratti da sotto le macerie, bambini feriti che piangono per la paura senza che sia rimasto alcuno spazio o luogo sicuro per loro. Sono più di 300 giorni che assistiamo a questa situazione, che molto probabilmente continuerà se non verrà raggiunto un cessate il fuoco. La violenza quotidiana non deve diventare la nuova normalità. I leader mondiali devono agire per salvare le vite dei bambini. È necessario un cessate il fuoco ora”.

Un appello accorato, una denuncia circostanziata

“Le organizzazioni umanitarie Islamic Relief Worldwide, MedGlobal, ActionAid, Churches for Middle East Peace (CMEP), War Child, Norwegian Refugee Council (NRC), WeWorld, CARE, Medical Aid for Palestinians (MAP), Humanity & Inclusion/ Handicap International (HI), DanChurchAid, ChildFund Alliance, Plan International, Accion Contra el Hambre (ACF), Médicos del Mundo (Médecins du Monde Spain), Oxfam, International Rescue Committee, Mercy Corps, Children Not Numbers NGO, Save the Children e 20 operatori sanitari hanno unito le forze per chiedere urgentemente un cessate il fuoco immediato per consentire la somministrazione di vaccini salvavita contro la poliomielite a circa 640.000 bambini di età inferiore ai 10 anni in seguito alla conferma del primo caso di poliomielite a Gaza dopo 25 anni, con l’emergere di segnalazioni di altri casi sospetti.

È altamente improbabile che almeno 50.000 bambini nati durante gli ultimi 10 mesi di ostilità abbiano ricevuto alcuna vaccinazione a causa del collasso del sistema sanitario, mentre i più grandi, tra il milione di minori di Gaza, è probabile che abbiano visto interrompere o bloccare dalla violenza e dallo sfollamento i regolari programmi vaccinali.

La poliomielite era stata debellata a Gaza più di vent’anni fa, ma il mese scorso l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riferito che il virus era stato trovato in campioni di liquami provenienti da siti di Khan Younis e Deir Al-Balah. Questo mese, il Ministero della Salute di Gaza ha confermato il caso di un bambino di 10 mesi non vaccinato a Deir Al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza.

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La ricomparsa del poliovirus a Gaza è il risultato diretto della distruzione delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie e delle restrizioni del governo israeliano su riparazioni e forniture. Insieme al sovraffollamento, allo sfollamento e a un sistema sanitario paralizzato, queste azioni hanno creato un ambiente favorevole alla diffusione del virus nella Striscia.

Un gruppo di 20 organizzazioni umanitarie e 20 professionisti medici che hanno lavorato a Gaza hanno affermato che i vaccini antipolio sono nella regione, pronti per essere distribuiti ad agosto e settembre, ma ciò richiede pieno accesso alle forniture umanitarie a Gaza da tutti i valichi di frontiera, sicurezza e libera circolazione all’interno della Striscia. Ciò può essere raggiunto solo con la fine immediata delle ostilità.

“Ora che la poliomielite è confermata, la risposta deve essere misurata in ore, non in settimane. Senza un’azione immediata, un’intera generazione è a rischio di infezione e centinaia di bambini rischiano di affrontare la paralisi a causa di una malattia altamente trasmissibile che può essere prevenuta con un semplice vaccino “, ha affermato Jeremy Stoner, Direttore regionale di Save the Children per il Medio Oriente. “Questi bambini non hanno il lusso del tempo.”

La poliomielite, un virus che può causare paralisi irreversibile nel giro di poche ore, è particolarmente pericolosa per i bambini sotto i cinque anni, soprattutto a Gaza, dove alti tassi di malnutrizione e livelli altissimi di stress rendono i bambini più vulnerabili alle infezioni. Con le conferme del Ministero della Salute della poliomielite in un bambino di 10 mesi a Deir Al-Balah e i rapporti dell’Oms che confermano la presenza del poliovirus nelle acque reflue, la situazione è più che allarmante.

Le operazioni umanitarie in tutta Gaza sono gravemente ostacolate dai bombardamenti in corso e dall’ostruzione delle forniture di aiuti essenziali e del carburante ai valichi di frontiera controllati da Israele e dal pericoloso transito all’interno della Striscia di Gaza. I camion refrigerati specializzati necessari per trasportare in sicurezza i vaccini sono stati ripetutamente respinti all’ingresso, lasciando a rischio migliaia di bambini.

“Il sistema sanitario a Gaza è stato distrutto molto tempo fa” ha affermato Nahed Abu Iyada, responsabile sul campo del programma sanitario di CARE in Cisgiordania e a Gaza. “Senza un cessate il fuoco immediato e l’accesso ai vaccini e agli aiuti umanitari in tutta la Striscia, la popolazione di Gaza si troverà ad affrontare un disastro sanitario pubblico che si diffonderà e metterà in pericolo i bambini in tutta la regione e oltre”.

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Le organizzazioni umanitarie chiedono urgentemente un cessate il fuoco immediato e prolungato per consentire la vaccinazione antipolio a Gaza. Perché una campagna di vaccinazione antipolio sia efficace, deve essere in grado di raggiungere almeno il 95% dei bambini mirati, e questo non può accadere in una zona di guerra attiva. Qualsiasi cessate il fuoco o pausa richiesta dalle Nazioni Unite deve essere utilizzata per facilitare il pieno accesso umanitario, non solo ai vaccini ma all’intera gamma di assistenza necessaria per sostenere i bisogni fondamentali dei civili. Tutte le parti in conflitto hanno l’obbligo di facilitare l’accesso umanitario in ogni momento, indipendentemente dal fatto che il conflitto sia attivo o meno.

Distruzione sistematica

Ne scrive Gabriella Mazzeo per Fanpage: “La Cnn ha documentato un attacco al bacino idrico di Canada Water a Rafah, sulla parte meridionale della Striscia. Alcuni soldati israeliani, scrive la Cnn, hanno collegato esplosivi alle pompe del bacino idrico di Rafah, facendole saltare in aria.

L’esplosione è stata documentata in un video ora cancellato e precedentemente condiviso da un militare di Tel Aviv su Instagram. Il filmato era stato geolocalizzato dalla Cnn e le immagini satellitari mostrano che il bacino idrico era stato danneggiato tra il 26 e il 27 luglio. Il bacino idrico distrutto, secondo l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite (Ocha), poteva contenere 3 milioni di litri d’acqua ed era fondamentale per la distribuzione di acqua a Rafah. Prima del 7 ottobre, riforniva ogni giorno 150mila persone.

Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno detto alla Cnn che le truppe stavano “operando nell’area di Tal al-Sultan da diverse settimane” per “smantellare infrastrutture terroristiche ed eliminare i miliziani”. L’Idf ha fatto sapere che “l’incidente e i video che lo documentano sono in fase di revisione”, ma non ha aggiunto altri commenti all’accaduto.

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Secondo l’Onu, sono tantissimi gli impianti idrici danneggiati o distrutti durante l’attacco israeliano a Gaza. Questo ha ulteriormente aggravato le sofferenze della popolazione civile, diffondendo malattie e portando gli attivisti per i diritti umani ad accusare Israele di usare l’approvvigionamento idrico come arma.

La distruzione del bacino idrico di Canada Water rappresenta una violazione del diritto internazionale umanitario che protegge i civili da attacchi indiscriminati a oggetti dai quali dipende la sopravvivenza del popolo.

La quantità di acqua potabile disponibile a Gaza ammonta a 4,74 litri al giorno per ogni persona, poco meno di un terzo del minimo raccomandato in caso di emergenza e meno di un singolo getto di scarico del water. Il caldo estremo dell’estate sta ulteriormente aggravando la situazione, rendendo la carestia d’acqua ancora più drammatica.

Ogni giorno i bambini sono costretti a lavarsi ed abbeverarsi con l’acqua delle pozzanghere e quella contaminata delle reti fognarie. I minori sono quindi esposti ulteriormente al rischio di epidemie come la poliomielite. Nei campi profughi, i rifugiati si avvalgono di enormi pozzanghere verdi di acque reflue. I residenti percorrono ogni giorno in punta di piedi i corsi d’acqua fangosa, usati anche per cucinare e bere.

L’Organizzazione mondiale della sanità Oms ha confermato che a Gaza un bimbo di 10 mesi ha sviluppato una paralisi a causa della poliomielite, scomparsa nella Striscia per 25 anni fino a poche settimane fa. Lo ha riferito su X Philippe Lazzarini, commissario generale dell’Unrwa.

“La poliomielite non farà distinzioni tra bambini palestinesi e israeliani. Ritardare una pausa umanitaria aumenterà il rischio di diffusione tra i minori – ha sottolineato -. Non è sufficiente portare i vaccini a Gaza e proteggere la catena del freddo. Per avere un effetto, i vaccini devono essere somministrati a ogni bambino sotto i dieci anni”.

Le parole di Lazzarini – conclude Mazzeo – arrivano dopo che il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, si è detto molto preoccupato dalla notizia relativa alla paralisi contratta da un bimbo di 10 mesi non vaccinato contro la poliomielite”.

Gaza, il genocidio dell’infanzia. 

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