La situazione descritta riflette l’intensificarsi delle restrizioni sulla libertà di espressione in Russia, specialmente nei confronti di voci critiche e indipendenti come Novaya Gazeta Europe e il suo caporedattore Kirill Martynov. Questo sviluppo si inserisce in un contesto più ampio di repressione da parte delle autorità russe, che cercano di controllare la narrazione interna riguardo a temi delicati come l’invasione dell’Ucraina e la gestione del potere all’interno del Paese.
L’accusa di “dirigere un’organizzazione indesiderabile”, mossa contro Martynov, rientra nel quadro delle leggi repressive introdotte negli ultimi anni, che colpiscono non solo media e organizzazioni attive nel Paese, ma anche coloro che operano dall’estero. La legislazione russa, con l’articolo 284.1 del codice penale, permette di perseguire chiunque sia coinvolto nelle attività di organizzazioni considerate “indesiderabili”, un concetto spesso usato per reprimere le voci dissidenti.
Il caso di Novaya Gazeta Europe è emblematico: il giornale, che ha continuato la sua attività in esilio dopo la chiusura forzata in Russia, è accusato di diffondere informazioni che sarebbero “a scapito degli interessi della Federazione Russa”. Tuttavia, queste accuse sono frequentemente utilizzate per giustificare il silenziamento dei media indipendenti e delle organizzazioni non governative, come si è visto anche con la dichiarazione di “indesiderabilità” della Libera Università, di cui Martynov è uno dei fondatori.
La crescente pressione sulle organizzazioni giornalistiche e accademiche dimostra la determinazione del governo russo a limitare lo spazio per il dissenso, tanto più in un periodo di forte tensione internazionale.