Il duello tra Kamala Harris e Trump visto dalla California
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Il duello tra Kamala Harris e Trump visto dalla California

E’ passata una settimana dal dibattito dell’anno, il primo e molto probabilmente l’ultimo, tra Kamala Harris e Donald Trump, il faccia a faccia tra i due candidati alla Presidenza degli Stati Uniti d’America

Il duello tra Kamala Harris e Trump visto dalla California
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Tiziana Buccico Modifica articolo

20 Settembre 2024 - 11.15


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E’ passata una settimana dal dibattito dell’anno, il primo e molto probabilmente l’ultimo, tra Kamala Harris e Donald Trump, il faccia a faccia tra i due candidati alla Presidenza degli Stati Uniti d’America ha acceso il dibattito ed ha innescato riflessioni, reazioni e dichiarazioni di voto. Tutti i media del mondo hanno seguito la trasmissione, senza tener conto del fuso orario e dello share. L’evento mediatico dell’anno? Forse sì, forse no, ma uno dei due partecipanti sarà il futuro o futura Presidente dell’Impero Americano. 

Concordano tutti che sia stato vinto ai punti dalla Harris, un sondaggio fatto dalla ABC/Ipsos  del 17 settembre da in lieve vantaggio la Harris, l’impatto del dibattito sulla percezione pubblica è stato notevole: il numero degli americani che ora la vedono in modo positivo è raddoppiato. Analizzando i dati delle preferenze degli elettori: Trump appare più preparato su economia e inflazione e la Harris più competente in tema di welfare, sanità, aborto e difesa dei diritti e della democrazia. Anche tra i giovani tra i 18 e i 24 anni , seppur spaventati e incerti sul futuro, si sono dichiarati per il 55% a favore della Harris, solo il 24% è dalla parte di Trump. Ma la vera questione e quanti andranno a votare, certo l’endorsement di Taylor Swift e di Billie Eilish hanno fatto aumentare vertiginosamente le iscrizioni al voto e nella fascia giovane significa moltissimo. 

Di qualche ora fa il taglio dei tassi da parte della Fed, una nuova era per l’economia, mezzo punto , prima riduzione dal 2020.Nell’annunciare la storica decisione Powell ha confermato :” il suo impegno alla massima occupazione e a un’inflazione al 2%”. Il taglio aiuterà l’economia americana a due mesi dalle elezioni, esponendo la Fed a critiche. Chi sono gli scontenti  di questa decisione: i Dem che chiedevano un taglio di 75 punti e tutti i repubblicani che chiedevano di rimandare la decisione, c’è chi commenta che comunque è un velato endorsement alla Harris, ma la prossima riunione della Fed sarà proprio il giorno dopo le elezioni con le mani libere.

Ho seguito il tanto atteso dibattito in diretta dalla California, con ogni tanto qualche salto su La7 dove Enrico Mentana, con Federico Rampini in collegamento, non hanno perso una parola ed hanno mostrato il giusto interesse per un evento importante anche per il futuro dell’Italia, per dovere di cronaca e con grande professionalità visto il fuso orario. Grande professionalità dei due giornalisti dell’ABC, David Muir e Linsey Davis, preparati, velocissimi nel fact checking , seri nel gestire i tempi e i toni. Nulla da dire, quasi perfetti. 

Chi sono i due sfidanti: Kamala Harris, attuale vicepresidente degli Stati Uniti, nata a Oakland nel 1964, California. Figlia di immigrati, è cresciuta circondata da una comunità eterogenea. Lei e sua sorella Maya sono state ispirate dalla madre, Shyamala Gopalan, una biologa famosa nell’ambito della ricerca del cancro al seno, giunta negli States dall’India all’età di 19 anni  conseguendo il dottorato lo stesso anno in cui è nata Kamala, a Berkeley. Il padre David Harris studiava a Berkeley , arrivato dalla Giamaica , per studiare economia dello sviluppo ed è stato il primo uomo di colore ad ottenere una cattedra presso il Dipartimento di Economia dell’Università di Stanford. Entrambi i genitori della vicepresidente erano attivi nel movimento per i diritti civili. L’hanno portata alle marce per i diritti civili in passeggino e le hanno parlato di eroi come il giudice della Corte Suprema Thurgood Marshall e la leader per i diritti civili Constance Baker Motley. La vicepresidente Harris si è laureata alla Howard University e alla University of California Hastings College of Law. Nel 2014 ha sposato Douglas Emhoff, un avvocato. Hanno una grande famiglia allargata che include i loro figli, Ella e Cole. Nella sua carriera prima di arrivare al Senato è stata Procuratore Generale della California. La Harris ripete spesso nei discorsi il consiglio di sua madre:” Kamala, potresti essere la prima a fare molte cose, ma assicurati di non essere l’ultima’”.

Donald John Trump è nato nel Queens, New York, il 14 giugno 1946. Suo padre, Fred Trump, era un affermato promotore immobiliare. Trump ha studiato alla New York Military Academy e alla Wharton School of Finance and Commerce presso l’Università della Pennsylvania. Nel 1971, ha rilevato la società immobiliare del padre, ribattezzandola Trump Organization. L’azienda è stata presto coinvolta in vari progetti, tra cui hotel, resort, edifici residenziali e commerciali, casinò e campi da golf. Il suo primo di molti libri è stato ‘The Art of the Deal’, pubblicato nel 1987. Nel 2004, ha lanciato il reality show televisivo ‘The Apprentice’.Nel 2005, Donald Trump ha sposato Melania Knauss. Hanno un figlio, Barron. Trump ha anche quattro figli adulti da precedenti matrimoni: Donald Jr., Ivanka, Eric e Tiffany. Durante le primarie del 2016, Trump ha sconfitto più di una dozzina di rivali per vincere la nomination repubblicana. Il suo slogan di campagna era “Make America Great Again”.

Ma il mio punto di osservazione è la California, chiamata da sempre Golden State, è lo Stato americano, forse, più democratico degli Stati Uniti, per dare qualche numero: 39 milioni di abitanti, la quinta economia più grande del mondo, 65 milioni di visitatori e una storia fatta di grandi numeri, il più famoso all’estero anche per Hollywood e l’industria cinematografica, per la Silicon Valley ( Yahoo, Paypal, Meta, Facebook, Oracle, Apple, Google, Netflix e molte altre), per una fiorente agricoltura, per il turismo e la bellezza della natura e come ultimo dato, di grande prestigio, dalle università californiane sono usciti ben 71 premi Nobel. 

Camminando per molte aree residenziali di Orange County ( California del Sud) i cartelli di Harris e Waltz aumentano ogni giorno, gli adesivi sulle macchine, le bandiere e i gadget iniziano a comparire ovunque, di supporter di Trump davvero pochi, ma la campagna è lunga. Ma in questo stato dove sono state combattute anche quest’anno grande manifestazioni di proteste, dove le università sono arene politiche e di pensiero libero, il dibattito è acceso. San Francisco è la città dove la bandiera arcobaleno ha sventolato per prima, la California ha tra le priorità i diritti e le libertà , seppur con le contraddizioni di un paese immenso. Il Governatore Newsom, che avrebbe potuto correre per la Presidenza, ha investito moltissimo nell’ambiente, nel welfare e per le politiche di sostegno agli homeless, problema importante per la California. Siamo anche nello stato dove Bernie Sanders è ancora un politico apprezzato ed ascoltato, va ricordato che quando corse per le primarie, la California rispose con entusiasmo. La California con la bandiera con l’Orso come simbolo che sventola ovunque insieme a quella a stelle e strisce,  il cui motto è EUREKA, apprezza sicuramente di più Kamala Harris e il suo programma che Donald Trump. 

L’ex presidente Trump pochi giorni dopo il dibattito è volato in California, nella sua spettacolare tenuta sull’Oceano Pacifico e dal suo campo da golf a Rancho Palos Verdes, ha polemizzato, accusando il Governatore Newsom di spendere più soldi per gli immigrati e i senza tetto che per spegnere gli incendi, che hanno devastato nelle ultime settimane aree della California. “Lo stato della California è un disastro”, ha detto Trump, “Non possiamo permettere alla compagna Kamala Harris e alla sinistra comunista di fare all’America quello che hanno fatto alla California“. Va detto però, che nel dibattito televisivo a Philadelphia non ha mai attaccato il governo della California. Un’occasione persa? Era studiata? 

Gli esperti politici statunitensi lo hanno percepito come un’occasione persa: dopotutto, i suoi alleati hanno per decenni criticato la California come troppo liberale per il resto della nazione, in parte perché non è mai stato eletto un presidente democratico della California. 

Ecco un po’ di rassegna stampa californiana post dibattito, dal San Francisco Examiner:” Prima del dibattito di martedì sera, l’ex presidente Donald Trump aveva segnalato che avrebbe attaccato Kamala Harris per il suo record come procuratore distrettuale di San Francisco. Non ci è mai arrivato. Nell’arco di 90 minuti, Trump ha attaccato Harris definendola una marxista che odia Israele e ama gli arabi, responsabile degli immigrati che mangiano cani e gatti in Ohio, dell’invasione russa dell’Ucraina e delle politiche che consentono ai genitori di uccidere i bambini. Ha detto che le sue politiche erano così folli da dimostrare “odio per il nostro paese” e ha avvertito che se avesse vinto a novembre, Israele avrebbe cessato di esistere entro due anni, gli Stati Uniti sarebbero stati trascinati nella terza guerra mondiale e “saremmo finiti per essere il Venezuela sotto steroidi”.

Non c’è da stupirsi che non abbia trovato il tempo di esporre nel dettaglio le lamentele sui suoi otto anni di presidenza della Hall of Justice. Il suo commento all’Economic Club di New York all’inizio della settimana, secondo cui aveva “distrutto, quasi da sola, San Francisco”, come procuratore distrettuale, sembra insignificante al confronto. Trump ha descritto la sua performance come il suo “miglior dibattito di sempre”, un’affermazione in linea con il carattere di un uomo che sembra percepire la perfezione ogni volta che si guarda allo specchio. Eppure nessun osservatore imparziale avrebbe potuto non notare che l’uomo che un tempo si vantava di poter essere più presidenziale di qualsiasi comandante in capo tranne Abraham Lincoln era dominato sul palco da una donna che di recente ha descritto come “stupida come una roccia”.

Harris ha dissipato ogni dubbio sul fatto che abbia la autorevolezza per stare testa a testa con l’ex presidente. Ha tenuto una lezione magistrale sul dibattito politico moderno, inducendo Trump a sprecare tempo con accuse stravaganti, apparentemente coprendo tutti i punti che intendeva trattare e offrendo una visione per il futuro che ha promesso avrebbe servito i suoi sostenitori così come i suoi. Tutto con un sorriso. Il bagliore delle recensioni positive potrebbe svanire e molti sostenitori di Trump si sono lamentati dei controlli dei fatti in tempo reale dei moderatori. Eppure, indipendentemente dalla propria prospettiva politica, Harris ha compiuto un’impresa tanto sbalorditiva quanto le performance di Trump nel dibattito da principiante prima delle primarie repubblicane del 2016.

Di un’opinione diversa Susan Shelley del San Diego Union Tribune:

In quanto elettrice, stavo guardando il dibattito presidenziale per una cosa specifica. Non è successo. Stavo guardando per vedere se l’ex presidente Donald Trump avrebbe detto o fatto qualcosa che avrebbe dato alla vicepresidente Kamala Harris un caso plausibile di vittimismo femminista. Avrebbe potuto essere una battuta su una relazione personale del suo passato. O un tono condiscendente che sembrava come se Trump stesse “mansplaining” (un neologismo, in italiano viene tradotto come paternalismo, quando un uomo spiega una cosa ad una donna). O un’espressione facciale che trasmetteva disprezzo, arrogante superiorità o, il più rischioso di tutti, il ridicolo. Se Trump fosse stato ripreso anche solo in un fotogramma di un video mentre sembrava irrispettoso verso una donna, probabilmente sarebbe finito in prima pagina su ogni giornale del paese. La clip sarebbe andata in loop continuo sui media da ora fino alla chiusura delle urne. Ma non è successo. Alcuni commentatori post-dibattito hanno elogiato la performance di Harris come se avesse trionfato su Trump, e dal comitato elettorale di Harris-Walz hanno rilasciato una dichiarazione esultante, “Stasera, la vicepresidente Harris ha dominato la scena su ogni singolo problema che interessa al popolo americano”. Forse non proprio. L’economia, l’inflazione, l’immigrazione illegale incontrollata e un confine non protetto sono problemi che interessano al popolo americano. Trump ha sollevato questi problemi in quante più risposte possibili, indipendentemente dalla domanda. Allo stesso modo, Harris ha sollevato Roe contro Wade e l’aborto il più spesso possibile….. è ovvio che gli elettori preoccupati per l’economia e i confini hanno maggiori probabilità di votare per Trump e gli elettori preoccupati per la questione dei diritti all’aborto hanno maggiori probabilità di votare per Harris. È probabile che le cose rimangano così, a causa di ciò che non è accaduto. Il dibattito di martedì non ha innescato uno sconvolgimento del divario di genere nella corsa. Trump ha evitato la particolare trappola che è la sabbia mobile per i candidati maschi che si candidano contro le donne….

Il rischio di offendere le elettrici era solo una delle trappole per il candidato repubblicano. I moderatori hanno permesso a Harris, che ha ripetutamente accusato Trump di mentire, di ripetere storie false senza essere smentito. La storia di Charlottesville, ad esempio, è stata dichiarata falsa persino da siti di fact-checking ostili ai conservatori. Trump ha detto che i neonazisti e i nazionalisti bianchi che portavano la torcia tiki alla protesta di Charlottesville “dovrebbero essere condannati totalmente”; non ha mai detto che erano “brave persone”. Trump ha detto che le politiche di Biden avrebbero causato un “bagno di sangue” economico nell’industria automobilistica statunitense, non che ci sarebbe stato un “bagno di sangue” letterale se non avesse vinto. Harris stava intenzionalmente fuorviando il paese, che sembra essere la posizione di riferimento dell’amministrazione Biden. Ma tutto questo è una vecchia notizia. Lo stesso Biden ha lanciato la bufala di Charlottesville durante il suo dibattito contro  Trump. Non è sembrato fare alcuna differenza. Di certo non ha salvato Biden.Ciò che avrebbe scosso la corsa era qualsiasi azione di Trump che avesse offeso le elettrici, in quel momento o in seguito, dopo settimane di ripetizioni sui media. Trump ha evitato quella trappola. La dichiarazione conclusiva di Harris è stata un esempio squisito di perfetto sproloquio politico. Ha detto cose come “nuova strada da seguire”, “sogni e speranze” e “dare una tregua alle persone che lavorano duramente”. La dichiarazione conclusiva di Trump ha attaccato aggressivamente Harris per non aver fatto nessuna delle cose che ora dice di sostenere durante il periodo in cui è stata in carica. Ha criticato duramente Harris per la sua precedente opposizione al fracking, una questione importante per gli elettori della Pennsylvania produttrice di energia, lo stato indeciso che deve vincere e dove si è tenuto il dibattito….”

DAL SAN DIEGO UNION TRIBUNE un articolo di Douglas Schoen ( consulente politico democratico di lunga data)

Il dibattito di martedì sera ha rappresentato una vittoria per la vicepresidente Kamala Harris sull’ex presidente Donald Trump in quella che, nonostante la prestazione difficile dell’ex presidente (e l’inevitabile spinta nei sondaggi di Harris), rimane una gara incerta. Non ci sono dubbi, mentre la vicepresidente è uscita vincitrice, è improbabile che questo dibattito (quasi certamente l’unico, dato che nessuna delle due parti accetterà le regole proposte dall’altra) decida le elezioni.A suo merito, Harris ha trascorso la maggior parte della notte a tendere trappole all’ex presidente, e lui è caduto in ogni singola trappola. Durante il dibattito, Trump è stato decisamente sulla difensiva, anche su questioni in cui Trump ha un chiaro vantaggio, come l’immigrazione. In effetti, quando è stato sollevato il tema dell’immigrazione, Harris ha ribaltato con successo la situazione a danno di Trump, sminuendo le dimensioni dei suoi comizi, irritando Trump e facendolo arrabbiare visibilmente. In risposta, Trump ha trascorso la prima metà della sua risposta a inveire contro i suoi comizi rispetto a quelli del vicepresidente, anziché attaccare il record dell’amministrazione Biden-Harris sul confine meridionale. A tal fine, nonostante abbia evitato risposte concrete sulle politiche che perseguirà o su come si differenzierà dal presidente Biden, Harris ha indubbiamente dimostrato a molti democratici di essere una leader capace.

Il vicepresidente ha sostenuto con forza l’aborto e l’assistenza sanitaria, mentre predicava ripetutamente l’unità a una nazione profondamente divisa. In altre parole, Harris ha seguito le regole che hanno guidato la sua campagna finora: non fare del male, stare lontano dai dettagli e trasformare le elezioni in una gara di popolarità. Molti a destra hanno – con una certa credibilità – accusato i moderatori dell’ABC di aver fatto pendere la bilancia verificando i fatti di Trump molto più di Harris, ma ciò oscura il ruolo di Trump nel risultato.

Trump è costantemente caduto nell’amo di Harris, indipendentemente da qualsiasi verifica dei fatti. E i moderatori non sono responsabili delle dichiarazioni estreme di Trump secondo cui le elezioni del 2020 sono state rubate, dichiarando che i democratici vogliono legalizzare l’aborto “al nono mese” o che gli immigrati “mangiavano animali domestici” in Ohio. L’ex presidente ha perso numerose occasioni per tracciare chiari contrasti tra i loro due precedenti, non è stato in grado di collegare Harris a un’amministrazione impopolare e non ha fatto pressioni su Harris per i dettagli sui vaghi “piani” che ha per rafforzare l’economia.Allo stesso modo, anziché dire ai moderati come il suo secondo mandato avrebbe migliorato le loro vite, l’ossessione di Trump per le sue lamentele personali lo ha portato a riaprire il contenzioso sulle elezioni del 2020 e a sottolineare un sostegno da parte di Viktor Orban, il primo ministro ungherese di estrema destra e autoritario. Anche in politica estera, forse l’unica area in cui Trump ha sostenuto con successo la sua causa contrapponendo l’attuale caos geopolitico alla relativa stabilità durante il suo primo mandato, la presentazione di Trump è stata danneggiata dal rifiuto di dire se vuole o meno che l’Ucraina vinca la guerra iniziata dalla Russia.Infine, aspettando fino alla dichiarazione conclusiva per chiedere a Harris perché, se ha le soluzioni che afferma di avere, non ne ha implementata nessuna negli ultimi tre anni e mezzo. Questo è un punto che Trump avrebbe dovuto sottolineare per tutta la notte. Invece, lasciando ripetutamente Harris fuori dai guai, Donald Trump ha contribuito alla vittoria di Harris tanto quanto qualsiasi cosa abbia detto il vicepresidente. Per molti versi, Trump sembrava parlare solo alla sua base, piuttosto che agli elettori indecisi che potrebbero non vedere di buon occhio entrambi i candidati ma potrebbero essere attratti dalle politiche di Trump su questioni come economia, immigrazione e criminalità. Al contrario, Harris ha chiaramente raggiunto gli elettori indecisi e i repubblicani scontenti, diffidenti nei confronti di un secondo mandato di Trump, sottolineando un messaggio di unità e segnalando che avrebbe governato dal centro, anche se ha una storia di perseguimento di politiche più a sinistra. Tuttavia, gli osservatori non dovrebbero affrettarsi a sopravvalutare l’impatto della scarsa performance di Trump. I sondaggi nazionali e degli stati indecisi rimangono testa a testa e un dibattito è probabilmente troppo poco per avere un impatto decisivo. A sottolineare questo, mentre “metà degli intervistati” ha affermato che Harris ha vinto il dibattito, Trump ha effettivamente guadagnato un punto in una corsa a cavallo in un sondaggio post-dibattito pubblicato dal New York Post, indicando l’impatto trascurabile del dibattito. Sulla stessa falsariga, il sondaggio rapido della CNN sugli elettori registrati che hanno seguito il dibattito mostra che la maggioranza (54%) degli elettori afferma di avere “molta” o “una certa” fiducia nella capacità di Donald Trump e Kamala Harris di guidare il Paese. In altre parole, la forte performance di Harris non è stata sufficiente a distinguersi da Trump su questo parametro chiave, né la performance di Trump ha intaccato la fiducia degli elettori in lui. Forse il motivo principale per cui questa corsa non è finita, tuttavia, sono i problemi che il Paese sta affrontando, che, a suo merito, Trump ha affrontato nella sua dichiarazione conclusiva.

Gli americani sono profondamente pessimisti sullo stato del paese e vogliono un cambiamento. Ben 6 su 10 probabili elettori affermano che il paese sta andando nella direzione sbagliata secondo il sondaggio NYT/Siena. A tal fine, la maggioranza (55%) dei probabili elettori, tra cui il 60% degli indipendenti e il 51% degli elettori ispanici, afferma che Harris rappresenta “più di quanto già fatto”, mentre solo un quarto dei probabili elettori la vede come un “grande cambiamento”, nello stesso sondaggio. Per Trump, la maggioranza (53%) dei probabili elettori vede Trump come un “grande cambiamento” con circa un terzo (34%) che afferma che rappresenta “più di quanto già fatto”.Inoltre, sui due temi più importanti per gli elettori, l’economia e l’immigrazione, il sondaggio della CNN mostra che gli elettori si fidano di Trump per gestirli entrambi di oltre 20 punti. In definitiva, è del tutto possibile che con l’avvicinarsi del giorno delle elezioni, gli elettori si concentreranno sulle politiche, piuttosto che sulle personalità, dei due candidati. Questo cambio di paradigma, apparentemente a favore di Trump – così come la sua tendenza a superare i sondaggi pre-elettorali – significa che, nonostante la netta vittoria di Harris, sarebbe un errore considerare la corsa conclusa.

La campagna è lunga e dalla California e della California c’è molto da raccontare.

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