“Uccidere bambini, provocare milioni di sfollati, è “diritto di difesa”? Da una nota di Unicef su X: “Secondo le notizie, almeno 100 bambini sono stati uccisi in Libano in 11 giorni e oltre 690 bambini sono stati feriti nelle ultime sei settimane. Le famiglie in fuga dalle violenze in Libano stanno lottando per trovare sicurezza nei rifugi in tutto il Paese. Almeno un milione di persone sono attualmente sfollate, parliamo di un quinto della popolazione, mentre la metà ha lasciato le proprie case negli ultimi quattro giorni. La vita dei bambini in Libano e nell’intera regione è appesa a un filo. È necessario un cessate il fuoco immediato.
Un report di Save the Children
Sono oltre 154.000 gli sfollati che in queste ore si stanno rifugiando nelle 851 strutture di accoglienza attive, tra cui scuole pubbliche. Ma i rifugi faticano ad ospitare le famiglie con un milione di persone sfollate, un numero senza precedenti: il 70% delle strutture di accoglienza è già al completo e solo alcune sono dotate di docce, servizi igienici, acqua calda e riscaldamento adeguati. Altri alloggiano presso famiglie ospitanti, spesso in condizioni di sovraffollamento.
Mentre il numero degli sfollati potrebbe salire ancor di più, in seguito ai nuovi ordini di ricollocazione emessi martedì dalle forze israeliane, che chiedono ai residenti di più di due dozzine di villaggi nel sud del Libano di trasferirsi a nord del fiume Awali, a circa 50 km all’interno del Paese.
Libano: bambini e famiglie in pericolo
Le bambine e i bambini in Libano sono in pericolo, colpiti da questo aumento di violenza. La loro vita è stata stravolta da un giorno all’altro, perdendo la loro casa e il senso di sicurezza.
Inoltre, sono quasi2.000 le persone uccise dagli attacchi aerei israeliani in Libano, tra cui 104 bambini, e oltre 8.000 sono rimaste ferite, secondo il Ministero della Sanità libanese.
L’inizio delle operazioni militari di terra è stato riportato dai media, così come gli attacchi aerei in tutto il Libano, tra cui quelli su Ein El Helwe, il più grande campo profughi del Libano, in cui sarebbero rimaste uccise 7 persone, tra cui 4 bambini.
“Ci sono famiglie nei rifugi, ma anche tante altre ancora nelle loro auto o nelle strade di Beirut, alla ricerca di un posto dove andare. Il senso di terrore è palpabile. I nostri team affermano che, più di ogni altra cosa, le famiglie sono paralizzate dalla paura dell’ignoto”, ha dichiarato, Jennifer Moorehead, Direttrice nazionale di Save the Children in Libano.
Conseguenze per le persone sfollate
La rapidità della crisi sta avendo forti conseguenze sugli ospedali, con oltre 37 Centri di assistenza sanitaria primaria costretti a chiudere per motivi di sicurezza. Gli attacchi aerei hanno gravemente danneggiato 25 impianti idrici, lasciando 300.000 persone senza accesso all’acqua potabile.
Il tasso di sfollamento è senza precedenti: durante il conflitto Libano-Israele del 2016, un numero simile di persone è stato sfollato con la forza – oltre 970.000 – nel corso di un mese. Secondo i media, circa 60.000 israeliani sono stati sfollati dalle loro case nel nord di Israele.
Le testimonianze delle famiglie: tra terrore e incertezze
Ahmad, 37 anni, teme per la sicurezza della sua famiglia, dei suoi piccoli. È padre di due figlie di due anni e sette mesi, hanno trascorso un giorno sulla strada in cerca di protezione e ora si trovano in un rifugio nel Monte Libano:
“Io e mia moglie siamo terrorizzati da ciò che potrebbe accadere in seguito. Abbiamo paura per le nostre figlie. E se succedesse loro qualcosa? E se succede qualcosa a noi, cosa ne sarà di loro? La nostra bambina di 7 mesi piange continuamente perché percepisce la nostra paura e ora stiamo trasmettendo questa paura a lei e alla sua sorellina di due anni. Abbiamo bisogno di pannolini e alimenti per bambini, di vestiti adeguati e di beni di prima necessità. Non abbiamo potuto portare nulla con noi, siamo riusciti a malapena a prendere i nostri figli e siamo scappati per salvarci”.
Abir è una madre di 35 anni con tre figli di 10, 8 e 5 anni. La sua famiglia è fuggita dal proprio villaggio nel sud dopo che è stato bombardato e ora si trova in un rifugio sostenuto dalla nostra Organizzazione nel Monte Libano. Ci ha raccontato il viaggio che hanno dovuto affrontare, nel terrore e nell’incertezza: “Ci spezza il cuore aver lasciato la nostra casa, ma abbiamo dovuto mettere da parte i nostri sentimenti per il bene dei nostri figli. Il nostro villaggio, che non era mai stato preso di mira prima, è stato bombardato e i nostri figli erano già terrorizzati dai boati sonori e dai falsi raid. Avevamo preparato le valigie, sapendo da quasi un anno che dovevamo essere pronti, ma nulla avrebbe potuto prepararci alla carneficina scoppiata il 23 settembre. Abbiamo impiegato un’intera giornata per spostarci dal Sud del Libano al Monte Libano, un viaggio estenuante senza una destinazione finale. All’inizio non avevamo idea di dove stessimo andando, tutto ciò che mio marito sapeva era che dovevamo scappare il più velocemente possibile. Mi preoccupo di come i miei figli affronteranno tutto questo. So quali cicatrici lascerà loro questa esperienza, e questo pesa molto sul mio cuore”.
I bambini saranno colpiti in modo sproporzionato da questo conflitto armato. Come in tutti i recenti conflitti, i bambini saranno troppi tra le vittime. Chiediamo un cessate il fuoco immediato per prevenire ulteriori sofferenze, garantire un accesso umanitario sicuro e impedire un’ulteriore escalation del conflitto in tutta la regione”. Così Save the Children.
La denuncia dell’Unhcr
L’intensificarsi degli attacchi aerei ha costretto altre persone ad abbandonare le loro case in Libano in cerca di sicurezza.
Finora, la maggior parte delle persone sono in fuga all’interno del Paese – le stime del governo parlano di 1 milione di sfollati in Libano. Secondo la Mezzaluna Rossa Araba Siriana (SARC), oltre 185.000 persone – soprattutto siriani e libanesi – sono invece fuggite in Siria. Gli attacchi israeliani della notte, che hanno preso di mira la strada nella terra di nessuno presso il valico di frontiera di Masnaa, hanno bloccato il traffico, chiudendo di fatto la strada ai veicoli. Alcuni di coloro che sono decisi a fuggire hanno attraversato a piedi.
Con un numero crescente di sfollati ogni giorno, gli 892 rifugi di fortuna allestiti dal governo in Libano hanno quasi raggiunto la piena capacità. Nelle strade di Beirut, anche in punti di riferimento come la Corniche, centinaia di uomini, donne e bambini bloccati dormono all’aperto. L’Unhcr sta collaborando con i partner umanitari e le autorità libanesi per trovare urgentemente un rifugio sicuro per coloro che non ne hanno.
Con il deteriorarsi della situazione umanitaria, l’Unhcr sta rafforzando le forniture di beni di prima necessità per soddisfare le crescenti esigenze e prepararsi a un’ulteriore escalation. Tuttavia, l’instabilità delle condizioni di sicurezza e gli attacchi aerei israeliani in corso stanno ritardando le forniture di soccorso, come un ponte aereo che trasporta kit medici per traumi che consentono agli ospedali di eseguire interventi chirurgici salvavita. Anche una spedizione da Amman con oltre 20.000 coperte termiche è stata ritardata.
Continua l’afflusso di persone in fuga verso la Siria. Le autorità siriane hanno mantenuto aperto il confine per l’ingresso di persone dal Libano. L’Unhcr è presente ai quattro principali valichi di frontiera ufficiali siriani insieme alla Mezzaluna Rossa Araba Siriana, ad altri partner delle Nazioni Unite e alle ONG per sostenere coloro che attraversano. Jdaidet Yabous/Masnaa, nella zona rurale di Damasco, rimane il principale punto di ingresso. Gli arrivi sono principalmente di siriani e libanesi, ma anche di rifugiati palestinesi, iracheni (1.450) e altri. L’Unhcr sostiene i nuovi arrivati con acqua, cibo, coperte e assistenza legale come su questioni riguardanti i documenti. Anche i nostri team di protezione sono presenti in questi valichi per fornire assistenza.
Circa il 60% dei nuovi arrivati sono bambini e adolescenti. Alcuni bambini sono arrivati da soli, senza familiari.
In fuga dai bombardamenti, le famiglie arrivano con un profondo affaticamento emotivo e alcune necessitano di cure mediche urgenti. La maggior parte dei nuovi arrivati si dirige verso le città e i villaggi di origine per raggiungere i parenti. Alcuni hanno bisogno di un alloggio. I centri di accoglienza nelle zone rurali di Damasco, Tartous, Latakia, Homs e Hama stanno ospitando siriani e libanesi in fuga.
Testimonianze dall’inferno libanese
I bisogni umanitari in Libano hanno raggiunto livelli senza precedenti dopo gli attacchi intensi sulla capitale Beirut che ha costretto migliaia di persone ad evacuare le loro case. Sabine Abiaad, coordinatrice regionale delle campagne di ActionAid, che vive a Beirut con la sua famiglia, spiega: “Nelle ultime 24 ore, abbiamo visto il periodo più difficile e terrificante da quando è iniziata questa escalation di attacchi. Il bombardamento continuo di Israele è durato tutta la notte, lasciando i nostri figli, le famiglie e i nostri cari in uno stato di stress estremo e panico. Il bilancio psicologico di questa guerra sta seriamente minando la nostra capacità e quella dei nostri partner di rispondere alle crescenti esigenze umanitarie”.
“Le esigenze sul campo sono in rapido aumento – aggiunge – Gli ospedali sono sotto pressione, e lottano per far fronte al crescente numero di feriti. Le scuole sono state convertite in rifugi, ma non c’è spazio sufficiente per il crescente numero di famiglie sfollate. Decine di migliaia di rifugiati siriani, che hanno cercato sicurezza in Libano, si vedono negare aiuto, con molti costretti a dormire per le strade o attraversare i confini per tornare in Siria. Ieri alcuni dei nostri partner sono stati costretti a sospendere le operazioni umanitarie ed evacuare dopo che Israele ha lanciato attacchi sulle aree meridionali di Beirut, lasciando migliaia di famiglie senza l’assistenza urgente di cui hanno così disperatamente bisogno”.
“Persone in fuga in condizioni disperate”
Scenario analogo quello riferito da Medici Senza Frontiere che parla di una situazione caotica con migliaia di persone, inclusi i team di Medici Senza Frontiere, costrette ad abbandonare le proprie abitazioni senza riuscire a portare nulla con sé. Alcuni sono fuggiti a piedi e molti sono ancora bloccati in auto. A Beirut la situazione è disperata e i team di Msf stanno lavorando senza sosta fornendo acqua, kit igienici e coperte. Migliaia di persone – si legge in una nota di Msf – sono in fuga, oltre 500 scuole sono piene di persone. La gente ha dormito in auto per strada e gli ospedali sono sopraffatti dal numero di feriti. “Le famiglie stanno fuggendo dalle loro case in cerca di sicurezza. Molte di loro cercano rifugio in rifugi non adeguati e sovraffollati. Le persone sfollate sono molto vulnerabili – bambini, donne, anziani e persone con disabilità fisiche – e vivono in condizioni terribili, con accesso limitato all’acqua potabile, ai servizi igienici e ai servizi sanitari di base. I bisogni sono enormi”, racconta Luna Hammad, Coordinatrice medica di MSF in Libano
Finora, le équipe di Msf hanno consegnato nei rifugi per sfollati 400 kit di beni di prima necessità, inclusi kit igienici e materassi. Msf sta anche provvedendo alla fornitura di acqua e offrendo primo soccorso psicologico a chi ne ha bisogno, continuando a valutare i bisogni e a fornire aiuto. Mentre continua la campagna di bombardamenti israeliani sul Libano, Msf ribadisce l’appello alla protezione dei civili e degli operatori sanitari.
Unicef, Unhcr, Msf, AcionAid, Save the Children…Sono tutti al servizio di Hezbollah?