In Libano dall'inizio dell'invasione uccisi due bambini al giorno: la nuova Gaza
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In Libano dall'inizio dell'invasione uccisi due bambini al giorno: la nuova Gaza

Dichiarazione della Direttrice Generale dell'Unicef Catherine Russell: “La guerra in corso in Libano sta sconvolgendo la vita dei bambini e, in molti casi, infligge loro gravi ferite fisiche e profonde cicatrici emotive.

In Libano dall'inizio dell'invasione uccisi due bambini al giorno: la nuova Gaza
Sfollai libanesi
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

31 Ottobre 2024 - 19.48


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Dichiarazione della Direttrice Generale dell’Unicef Catherine Russell: “La guerra in corso in Libano sta sconvolgendo la vita dei bambini e, in molti casi, infligge loro gravi ferite fisiche e profonde cicatrici emotive.

Secondo il Ministero della Sanità libanese, dall’ottobre 2023 sono stati uccisi 166 bambini, mentre almeno 1.168 sono stati feriti. Questo devastante bilancio cresce di giorno in giorno.

Dal 4 ottobre di quest’anno, ogni giorno almeno un bambino è stato ucciso e 10 feriti. Altre migliaia di bambini, che sono sopravvissuti fisicamente indenni ai continui bombardamenti per molti mesi, sono ora fortemente angosciate dalla violenza e dal caos che li circonda.

I bambini in tutto il Libano mostrano allarmanti segni di disagio emotivo, comportamentale e fisico. Le squadre dell’UNICEF hanno incontrato bambini attanagliati da una paura opprimente e da un’ansia crescente, tra cui ansia da separazione, paura della perdita, isolamento, aggressività e difficoltà di concentrazione. Molti hanno il sonno disturbato, sono tormentati da incubi, mal di testa e perdita di appetito. Privati della sicurezza, della stabilità e del sostegno offerti dalla scuola, molti di questi bambini sono lasciati senza gli spazi di cui hanno bisogno per giocare, imparare e guarire.

La guerra distrugge gli ambienti sicuri e accoglienti di cui i bambini hanno bisogno. Quando i bambini sono costretti a sopportare periodi prolungati di stress traumatico, corrono gravi rischi per la salute e la psicologia, e le conseguenze possono durare tutta la vita.

L’Unicef è presente sul campo per fornire sostegno psicologico d’emergenza a migliaia di bambini e a chi se ne prende cura. Dal 23 settembre 2024, l’Unicef ha raggiunto più di 9.600 bambini e persone che se ne prendono cura con un primo soccorso psicologico e ha fornito un sostegno a livello comunitario a quasi 10.000 bambini.

Ma la vera guarigione potrà iniziare solo quando finirà la violenza. I bambini in Libano hanno bisogno di un cessate il fuoco permanente e immediato, in modo da poter accedere in sicurezza ai servizi essenziali e iniziare a riprendersi dal trauma della guerra. Dobbiamo agire ora per evitare che altri bambini vengano feriti o uccisi e per proteggere il futuro di ogni bambino in Libano”.

I bambini non iniziano le guerre e non hanno il potere di porvi fine, eppure le loro vite sono devastate dai conflitti. Diamo voce ai bambini libanesi, le cui vite sono state sconvolte dalla brutalità della guerra.

“Il diritto internazionale impone di proteggere i bambini”

“I bambini devono essere protetti e i servizi su cui fanno affidamento devono essere salvaguardati, in linea con il diritto internazionale”, lo afferma senza mezzi termini il rappresentante dell’Unicef in Libano, Edouard Beigbeder, che si trova ad affrontare la maggiore emergenza umanitaria nel Paese da molti anni a questa parte. “Mentre la frequenza e l’intensità dei bombardamenti in Libano aumentano, sono stati registrati ingenti danni alle infrastrutture essenziali e decine di rappresentati del personale medico e di quello dei servizi essenziali sono stati uccisi”, insiste Beigbeder; “tutto questo è disastroso in Libano, e nessuno sembra voler intervenire: i bambini stanno soffrendo mentre il mondo guarda e tutte le leggi del diritto internazionale vengono palesemente ignorate”.

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I rischi per i bambini sono estremi. Senza accesso ad acqua potabile, i più piccoli sono a rischio di contrarre malattie trasmesse dall’acqua come il colera o la diarrea che, senza un trattamento adeguato, possono causare disidratazione e morte. La pressione crescente e l’interruzione dei servizi sanitari aggravano questi rischi. Altre malattie rischiano di diffondersi tra le famiglie sfollate, soprattutto nelle aree affollate senza accesso a forniture igieniche e servizi igienico-sanitari. L’Unicef ha già ricevuto segnalazioni di scabbia e pidocchi tra i bambini nei rifugi e il responsabile Beigbeder si dice estremamente preoccupato per il rischio di diffusione di infezioni respiratorie nelle prossime settimane, man mano che il clima diventa più freddo e umido. Migliaia di persone rimangono per le strade del Libano senza un riparo, biancheria da letto o vestiti adeguati.

Unicef-Libano stima che circa 400.000 bambini siano stati costretti ad abbandonare le loro case. Molti vivono in rifugi di fortuna nella speranza di trovare una parvenza di sicurezza: alcuni nelle scuole pubbliche, altri con chiunque possa offrire loro un tetto o un posto dove riposare. Alcune famiglie non hanno altra scelta che montare tende sul lungomare di Beirut o in strada.  Ogni bambino sfollato ha dietro di sé una storia, una perdita, una vita stravolta. E l’assoluta incertezza su ciò che lo attende.

Testimonianze 

Raccolte dal personale Unicef: Mohammad, 13 anni, ha nostalgia di casa e spera che la guerra finisca presto per poter tornare a scuola. Le bombe sono cadute pesantemente nella zona vicino casa sua: “Avevo tanta paura, il palazzo stava per crollarci addosso” ha detto. 


Ha visto del fumo denso, mentre lui e la sua famiglia si precipitavano fuori per vedere cosa fosse successo. Mohammad ha iniziato a piangere, due minuti dopo altri sei razzi sono caduti vicino casa. “Ero terrorizzato” racconta. “Da quel momento i miei genitori hanno deciso di preparare le valigie, così in caso fossimo stati nuovamente bombardati saremmo potuti fuggire rapidamente”.

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Nonostante tutto, Mohammad ha ancora speranza.

Te lo dico, non ho paura, perché quando la guerra finirà noi torneremo alle nostre case e alle nostre scuole.

Nathaly, 7 anni, si trova in un rifugio insieme alla sua famiglia da qualche giorno, a seguito dell’intensificarsi del conflitto in Libano. Il giorno in cui sono fuggiti, lei era seduta sul balcone di casa mentre suo fratello stava lavorando fuori. Improvvisamente ha sentito un’esplosione fortissima “BUM” ricorda. La famiglia ha subito fatto i bagagli ed è fuggita, in cerca di un rifugio sicuro.

Hanno chiamato suo cugino, che ha condiviso con loro la posizione di una scuola a Beirut trasformata in rifugio. 

“Ho paura ogni giorno, quando sento il rumore degli aerei. Allora chiedo a mia madre di che si tratta: ‘è un aereo militare’ mi risponde. I ragazzi del rifugio mi hanno detto che questi aerei sono equipaggiati con telecamere e missili, volano in cielo senza fare rumore”.

Le bombe sono esplose vicino casa nostra, quindi abbiamo fatto i bagagli e siamo andati verso la scuola. Avevo un gatto che è morto durante il bombardamento, lo abbiamo seppellito. Mi manca tantissimo Basbousa (il gatto) e mio fratello.

“Ho paura che verremo bombardati e moriremo. O che la mia famiglia morirà” racconta con la voce che trema. “Non è giusto” dice con fermezza. “Dovrei stare con la mia famiglia, dormire accanto a loro e continuare a coccolarli perché è la cosa migliore”.

Nathaly prega Dio che i bombardamenti si fermino e non durino nemmeno un secondo di più.

Ghazal, 9 anni. È dovuta fuggire dal Libano meridionale verso Beirut a causa dell’escalation del conflitto.

Prima dello sfollamento, Ghazal stava giocando con il fratello e con gli amici, si godeva le piccole gioie dell’infanzia. In serata avrebbero fatto la doccia, avrebbero cenato e sarebbero andati a dormire, al sicuro. Oggi, quella vita sembra lontanissima. Desidera soltanto che arrivi il giorno in cui la sua famiglia e i suoi amici saranno riuniti, senza paure o separazioni.

“Che succede se muore qualcuno?” si chiede, gli occhi offuscati dal peso dell’incertezza.

Passano i giorni, il conflitto continua e le sue paure peggiorano. Ogni giorno sente dire che la guerra non finirà presto, e questo la terrorizza. Teme molto per la sua scuola: “Spero che la mia scuola non sia stata colpita e non subirà nessun danno, perché alla fine è la mia scuola, è lì che avrò un futuro”.

Il report di Save the Children

“In cinque settimane di guerra in Libano, oltre 100 bambini sono stati uccisi dagli attacchi aerei israeliani. Una media di circa due bambini al giorno. Lunedì scorso, nella valle orientale della Bekaa almeno 60 persone, tra cui due bambini, sono state uccise dai bombardamenti israeliani durante la notte, in uno degli attacchi più letali nella valle da quando si è intensificato il conflitto lo scorso 23 settembre.  Questi gli ultimi dati diffusi da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.  Secondo il Ministero della Salute Pubblica, più di un milione di persone, circa un quinto della popolazione, sono state costrette a lasciare le proprie case. Da ottobre dell’anno scorso, quasi 2.700 persone, tra i quali oltre 150 bambini, sono state uccise e più di 12.500 ferite.  “Siamo sull’orlo di una crisi umanitaria che è prima di tutto una crisi dell’infanzia. Stiamo osservando la stessa dinamica a cui abbiamo assistito in oltre un anno di guerra a Gaza: un alto numero di vittime tra i civili, compresi i minori, operatori sanitari in servizio uccisi, oltre 50 attacchi a strutture sanitarie, presidi Onu colpiti e giornalisti aggrediti” dice Jennifer Moorehead, Direttrice di Save the Children in Libano.

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“Gli attacchi aerei israeliani hanno colpito aree densamente popolate, danneggiando gravemente le infrastrutture essenziali e causando sfollamenti di massa. A causa del conflitto, oltre il 25% del Libano ha ricevuto ordini di evacuazione dai militari israeliani, che vengono diffusi ogni giorno, spesso con poco preavviso, dando alle famiglie poco tempo per scappare prima che inizino i bombardamenti. A Beirut, vediamo ancora migliaia di bambini e le loro famiglie che dormono all’addiaccio, con le loro povere cose ammucchiate intorno, senza riuscire a trovare un riparo o un posto sicuro dove andare” prosegue Jennifer Moorehead. 


“Più durerà il conflitto, più difficile sarà per i bambini riacquistare un senso di normalità. Sei scuole pubbliche su 10 sono state riconvertite in rifugi per gli sfollati e l’inizio dell’anno scolastico è stato posticipato al 4 novembre o probabilmente anche oltre. Ogni giorno lontano dalla classe è una minaccia per il benessere psicofisico dei bambini con conseguenze nel lungo termine. Per legge, i bambini non devono essere coinvolti nelle guerre e devono essere protetti. Non c’è tempo da perdere, abbiamo urgente bisogno di un cessate il fuoco ora.” ha concluso Jennifer Moorehead.

Dopo Gaza, il Libano. L’infanzia muore due volte.

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