Gaza: il comitato Onu dice che le pratiche israeliane sono 'coerenti' con il genocidio
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Gaza: il comitato Onu dice che le pratiche israeliane sono 'coerenti' con il genocidio

Un comitato speciale delle Nazioni Unite ha affermato che le politiche e le pratiche israeliane a Gaza sono "coerenti con le caratteristiche del genocidio".

Gaza: il comitato Onu dice che le pratiche israeliane sono 'coerenti' con il genocidio
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14 Novembre 2024 - 17.55


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Un comitato speciale delle Nazioni Unite ha affermato che le politiche e le pratiche israeliane a Gaza sono “coerenti con le caratteristiche del genocidio”.

Il comitato, istituito nel 1968 per monitorare l’occupazione israeliana, ha anche affermato nel suo rapporto annuale che vi erano serie preoccupazioni sul fatto che Israele stesse “usando la fame come arma di guerra” nel conflitto durato 13 mesi e stesse gestendo un “sistema di apartheid” in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est.

La corte internazionale di giustizia (ICJ) sta indagando su un’affermazione avanzata dal Sudafrica secondo cui la campagna militare di Israele a Gaza è genocida e ha ordinato a Israele di adottare misure provvisorie per impedire che si verifichi un genocidio.

Il nuovo rapporto è del comitato speciale per indagare sulle pratiche israeliane che incidono sui diritti umani del popolo palestinese e di altri arabi dei territori occupati. Il comitato, istituito in seguito alla guerra arabo-israeliana del 1967, è composto da rappresentanti di tre stati membri: Sri Lanka, Malesia e Senegal.

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Non c’è stata alcuna risposta immediata dal governo israeliano, che ha descritto l’Onu in generale come ossessionata e prevenuta nei confronti del paese. La missione israeliana ha informato l’organismo all’inizio di questo mese che il governo avrebbe smesso di collaborare con l’Unrwa, la principale agenzia di soccorso che fornisce servizi di assistenza sociale ai palestinesi, entro i prossimi tre mesi.

Il comitato speciale dell’Onu ha affermato che le sue richieste di visitare Gaza, la Cisgiordania, le alture del Golan e Israele non hanno ricevuto risposta, quindi il suo personale non è stato in grado di visitare le aree che stava esaminando. Ha affermato che la sua ricerca ha sollevato “serie preoccupazioni sulle violazioni delle leggi internazionali umanitarie e sui diritti umani nei territori palestinesi occupati, tra cui la fame come arma di guerra, la possibilità di un genocidio a Gaza e un sistema di apartheid in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est”.

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