“L’arrestate o no, l’arrestate sì o no”. Mettiamola un po’ sul ridere, anche se la cosa è maledettamente seria. L’Italia deve ”rispettare la giurisdizione” della Corte penale internazionale e arrestare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu se dovesse venire in territorio italiano.
Lo ha detto il ministro degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Riyad al-Maliki che, incontrando i giornalisti a margine dei Med Dialogues in corso a Roma, ha ”chiesto al governo italiano di essere chiaro nel rispettare la decisione della Corte penale internazionale”. ”Se non lo facesse applicherebbe un doppio standard nei confronti di Netanyahu”, ha aggiunto, affermando che al primo ministro israeliano verrebbe riconosciuto ”il diritto di abusare del diritto internazionale”.
L’Italia è tra i 120 paesi che riconoscono la Cpi, nata con lo Statuto di Roma. Dovrebbe essere in automatico che se Netanyahu venisse in Italia, in visita ufficiale o in privato, dovrebbe essere tratto in arresto e consegnato alla Corte dell’Aia. Dovrebbe, ma quando si parla del governo italiano il condizionale è d’obbligo.
Un governo in cui uno dei vicepresidenti, Salvini, dichiara che Netanyahu è il “benvenuto in Italia”. E l’altro vicepresidente, e ministro degli Esteri, Tajani, se la cava così: “Nella prima sessione della ministeriale G7 ho detto che bisognava avere una posizione univoca sulla decisione della Cpi. Abbiamo parlato, vediamo se si potrà avere nel comunicato finale una parte dedicata a questo”.
Lo ha dichiarato il titolare della Farnesina, in un punto stampa a Fiuggi a proposito del mandato di arresto spiccato dalla Corte penale internazionale contro il premier israeliano “Stiamo lavorando per trovare un accordo, i direttori politici stanno lavorando” per trovare una “posizione unica” del G7 sulla questione, ha aggiunto il titolare della Farnesina. Alla faccia della chiarezza.